Chi siamo

Flavio Gori

Alessandro Basso
Stefano Ceccatelli Laura Gori

Gloria Nobili

Giorgio Turi

 

 

Flavio Gori

Giornalista Pubblicista dal maggio 1995, scrivo su argomenti relativi all'informazione scientifica dal 1991, su alcune testate italiane e straniere. Mi sono sempre occupato della propagazione delle onde radio, per lo più di quelle onde a frequenza molto lunga (in inglese V.L.F., Very Long Frequency), dove non appaiono trasmissioni in voce e solo raramente vi sono segnali indotti dall'uomo. Più spesso, molto più spesso, vi si trovano emissioni naturali create dall'interazione fra la nostra atmosfera e le particelle che provengono dallo spazio o 'semplicemente' fra alcune componenti dell'atmosfera terrestre.
Nei mesi di novembre 1999 e 2000 la NASA ha accettato e messo in opera un mio Progetto relativo allo studio delle eventuali interazioni, rilevabili nelle VLF, che si dovessero venire a creare quando piccoli meteoriti (come quelli delle Leonidi, ai quali era dedicato il Progetto) incontrano l'atmosfera terrestre, battezzando la Missione con il nome di mia figlia Marina. Non vedo cosa possa chiedere di più un babbo appassionato di scienza e ringrazio l'Ente americano anche per la correttezza dimostrata nel trattare l'intera questione.

Dai primi anni novanta pubblico articoli anche su un'altra mia passione: viaggiare. Testo e foto sulla geografia della Terra.
Mi piacciono le motociclette degli anni '70-'80 di una nota Casa tedesca, con cui ho girato l'Europa, parte dell'Asia e gli Stati Uniti da costa a costa e ritorno (a New York), che però adesso non uso più e mi sento un po' traditore nei suoi confronti. D'altronde Marina é ancora piccola per salire in moto e poi mi pare che non le piaccia tanto...
In compenso apprezza la musica di Paul McCartney, 883 e Alexia. Insieme a sua madre stiamo cercando di farle considerare anche Eric Clapton e qualche altro.


Flavio Gori


Laura Gori

Guardare il cielo con la matematica

Tre parole importanti: guardare, cielo, matematica.

Guardare. E' la persona che guarda, la persona è al centro, in tutte le sue manifestazioni, con le sue esperienze e con le sue emozioni. La persona è al centro anche nella costruzione delle conoscenze in campo scientifico. Se le conoscenze non passano per l'esperienza personale, per la percezione, per l'affettività, anche per l'emozione, non entrano a far parte delle convinzioni, non concorrono ad interpretare il mondo. Questo purtroppo è quello che accade per le conoscenze scientifiche, che rimangono estranee e separate dalla realtà. La separazione della scienza, che si riscontra nella nostra società a vari livelli e sotto molti e diversi punti di vista, è senza dubbio alimentata da vecchie consuetudini di insegnamento e di divulgazione, che spesso partono dal modello e dimenticano quasi sempre la realtà.
Qui, invece, vogliamo costruire un percorso che parta dal guardare, dal vedere, quindi dalla persona per costruire un modello rappresentativo della realtà.

Il cielo porta facilmente ad un coinvolgimento personale, perché esercita fascino, suscita emozione e meraviglia. Contemporaneamente ci consente di "fare scienza". Infatti le affermazioni della scienza devono essere sottoposte a verifica e l'osservazione del cielo dà l'opportunità di confrontarsi sempre con la realtà: le descrizioni, le ipotesi, le previsioni sono sempre verificabili con l'osservazione diretta, o con la simulazione, non appena sia disponibile qualche modello. Soprattutto l'osservazione ripetuta del cielo ridà corpo al tempo ed allo spazio, essenziale in una società dominata dalla televisione che annulla il tempo e lo spazio.

E la matematica? La matematica fornisce il modello rappresentativo della realtà che si osserva. Si potrebbe pensare che allora questo percorso è adatto solo per chi si orienta bene con la matematica. Invece non è così. Bene, se si hanno gli strumenti matematici: questa può essere un'occasione per rivisitarli ed interpretarli rispetto ad uno studio di tipo formale, inserendo anche la matematica nelle attività umane. E per chi ha litigato con la matematica fin da piccolo può essere l'occasione per aggredire l'estraneità della matematica. Il cielo si presta bene alla matematizzazione, il linguaggio matematico è potente
nell'interpretazione dei fenomeni astronomici. Mentre osservo vedo di più con la matematica, come del resto mentre osservo vedo di più col linguaggio musicale o pittorico per esempio. E nel seguire questo percorso costruisce matematica anche chi dice di non averla mai capita, una matematica significativa perché appresa passando per l'esperienza personale, per la percezione e per l'emozione che suscita il cielo.

Il cielo si guarda, si osserva. E se si guarda, si fanno subito osservazioni che possono mettere in difficoltà. Ecco qualche esempio.
La Luna ed il Sole ci sembrano grandi uguali ed alla stessa distanza da noi. Tutte le stelle ci sembrano alla stessa distanza da noi. Eppure si sa che non è vero. Si vede che il Sole sorge, culmina e tramonta; eppure si sa che ... il Sole sta fermo! Quindi gli occhi ci ingannano. Ma, se non vogliamo rinunciare a guardare, ma vogliamo, guardando, costruirci un modello rappresentativo di ciò che vediamo, dobbiamo studiare la visione, abbiamo bisogno di costruirci una "teoria della visione", che ci permetta di mettere in relazione ciò che si vede con la realtà, pur sapendo che gli occhi ci ingannano.

Il nostro percorso parte dalla costruzione di una geometria del cielo che renda conto delle osservazioni che si fanno, sapendo bene che quel che si vede è ingannevole ma essendo nello stesso tempo in grado di giungere a conclusioni corrette e di fare previsioni sulla realtà, perché si conoscono bene i meccanismi dell'inganno, E privilegia la teoria geocentrica perché mette al centro la Terra e con la Terra mette al centro chi guarda e chi guarda vede che il cielo si muove, vede quelli che, con un termine infelice, siamo soliti chiamare moti apparenti.

Sarebbe meglio chiamarli movimenti che si vedono, movimenti visti, perché apparente si contrappone a reale e svalorizza. Qui, invece, vogliamo mantenere su piani distinti la realtà e la visione. Né più, né meno di come hanno fatto gli artisti quando hanno studiato e messo in pratica la prospettiva. Come nessuno penserebbe mai di confondere la realtà della tela su cui è dipinto il quadro con ciò che il quadro rappresenta, così il guardare il cielo dalla nostra Terra ed il costruirsi conseguentemente un modello rappresentativo non deve far confondere la realtà col suo modello rappresentativo.

Invece, nella pratica didattica, nelle spiegazioni avute fin dalla più tenera età prevale, quasi incontrastata, la teoria eliocentrica, che purtroppo favorisce un atteggiamento di chiusura per l'osservazione e la percezione. Nessuno più guarda il cielo, tanto quello che si vede non è vero! L'inquinamento luminoso delle nostre città ci nasconde il cielo e ci adombra l'evidenza del suo cambiamento e del suo movimento. I nostri sensi, qualora si abbia la possibilità e la pazienza di osservare, danno ragione a Tolomeo: il cielo ruota. Per attribuire questo fatto alla rotazione della Terra, come vuole Copernico, invece che al cielo, come vuole Tolomeo, occorre un ragionamento. Inoltre, se di scienza si tratta, anche le ipotesi di Copernico vanno sottoposte a verifica e le prove a favore del sistema copernicano non sono di comprensione immediata e tutte passano per la fisica.

Qui valorizziamo i moti "apparenti" e guardiamo come Tolomeo, con l'idea che si tratta di un modello rappresentativo, fino a che ... il modello funziona. E il modello funziona se, chiarite le regole di corrispondenza realtà-modello, ci permette di render conto di quanto visto e di prevedere comportamenti nella realtà.

Laura Gori

Giorgio Turi

Architetto dal 1957: da allora ho sempre lavorato sul nuovo e sull'antico. Ho insegnato anche disegno tecnico ai giovani. Nel 1977 ho cominciato a disegnare pezzi archeologici, provenienti da varie campagne di scavo fatte in Italia e nel Vicino Oriente. Nei viaggi nel Mediterraneo mi sono accorto di essere uno dei cinquantasette milioni di italiani, pieni di tanta passione e delle più varie esperienze. Ma anche molti dubbi sulle certezze scientifiche ed il romanzesco che circonda il lavoro archeologico.
Viene voglia di comunicare le proprie riflessioni. E "LoScrittoio.it" sembra essere un buon veicolo per trasmettere i pensieri personali ed aprirli al dibattito con gli altri.


Stefano Ceccatelli

Tranquilli, non sono uno scienziato di professione! Rischiereste altrimenti di avere qualche difficoltà a capirmi. Una delle più grosse lacune del nostro tempo, infatti, quell'incomunicabilità che si é ormai venuta a creare tra noi uomini della strada e la maggioranza degli scienziati di professione, al lavoro nei loro laboratori d'avanguardia e, talvolta, comunicanti con l'esterno solo attraverso riviste prestigiose ma di complessa decifratura, spesso comprensibili solo ad elites di addetti ai lavori.
Quasi niente di quello che elaborano entra a far parte del patrimonio di idee della cultura odierna e la scienza, con ciò, sta lentamente abdicando al suo ruolo di autentica promotrice di una cultura che sia sorgente di speranza per tutti, credenti e non credenti.
Che le cose stiano davvero così non lo dice solo il modesto professore di filosofia che avete di fronte, ma anche un celebre filosofo della scienza come Ludovico Geymonat, il quale in un'intervista a "L'Avvenire" ha dichiarato che l'esclusione della scienza dalla cultura sembra ormai costituire un sacrificio troppo pesante per la cultura (nell' articolo "Milano, matematica e filosofia" del 30/03/2000).
Auguri calorosi, dunque, a questo nuovo "Scrittoio", che con umiltà ma anche con molta determinazione si ripromette di fare divulgazione scientifica, con un linguaggio che possa essere comprensibile a tutti (ma proprio a tutti!), senza per questo sacrificare troppo l'essenziale, l'universale che sta dietro alle grandi questioni scientifiche. E' una scommessa importante. Per vincerla servirà davvero il contributo di tutti.

Alla prossima dal vostro Stefano Ceccatelli

 

Alessandro Basso

Fiorentino dal 1932 e Medico dal 1956. Dopo la laurea lavorai come Assistente universitario prima a Firenze e poi a Roma e durante questo periodo mi sono specializzato in Urologia e Chirurgia generale ed ho conseguito la Docenza in Urologia . Essendomi stancato del sistema universitario italiano di allora e dei metodi di preparazione alla specializzazione, che erano basati sull'apprendistato, sul "rubare con gli occhi" con solo limitate possibilitá di praticare l'arte chirurgica e spinto anche dal desiserio di imparare tecniche diverse in una struttura piú aperta,decisi di emigrare negli Stati Uniti. Sapevo (attraverso colleghi che avevo conosciuto a Parigi e Londra, dove ero andato per studiare l'insufficienza renale ed il trapianto del rene ) che il sistema di "training" specialistico americano offriva la possibilità di praticare la chirurgia e nello stesso tempo di essere pagato per questo. Lasciai l'Italia con mia moglie Judy (americana,che avevo conosciuto a Parigi due anni prima) e la nostra piccola Alessandra per lavorare come 'Research Fellow" nel campo dei trapianti al Massachussetts General Hospital (Boston), poi ebbi tre anni di Scuola di Specializzazione in Urologia divisi tra il "New York Hospital ­Cornell Medical Center" ( New York) e lo "Strong Memorial Hospital ­ University of Rochester Medical Center" (Rochester ) ed infine sono andato a Baltimora per entrare a far parte della Facoltà di Medicina all' UniversitáàJohns Hopkins. Nel 1974 decisi di lasciare la carriera accademica a tempo pieno e di dedicarmi alla pratica privata pur continuando ad insegnare "part time " a Baltimora; mi sono cosí stabilito a Winchester (Viriginia ),cittadina non lontana da Washington e sede di un moderno Ospedale che noi chiameremmo regionale . Devo riconoscere che mi è piaciuto molto lavorare in America , ma l'Italia mi è mancata assai.
Ora sono in pensione e con piacere ritorno spesso a Firenze, nella casa dove sono nato e sto in Italia 5-6 mesi l'anno. Quando in Italia assaporo questo bel Paese, cerco di ritrovare le radici della mia famiglia ed aiuto i ragazzi della Madonnina del Grappa ad imparare l'inglese; in America leggo, scrivo, faccio del giardinaggio,vado in bicicletta e mi godo,insieme a Judy, il contatto con i nostri figli Alessandra e Cristian Federico ed i cari nipotini Sam ( 7 anni) e Sofia (3 anni) . Amo la Natura e cerco di vivere in armonia con il Creato, mi interesso di Religioni, di Storia dell'Italia ,dei popoli del Mediterraneo ed un po' di politica. Qualche tempo fa il mio caro amico d'infanzia Giorgio Turi mi suggerí di scrivere qualcosa per "Lo Scrittoio" e cosí ora mi trovo qua a far parte della "www" e sono lieto di poter scambiare con i lettori di questa rivista le mie idee ed esperienze.

 Gloria Nobili

Fin da bambina ero appassionata alla lettura e ho letto veramente di tutto! Mi piaceva leggere, ma anche imparare a giocare con le parole, a comporle insieme, a crearne delle nuove. Poi ho messo ordine in tutto ciò applicandomi alle materie scientifiche e così ho scoperto il meraviglioso mondo della Fisica e delle sue applicazioni. Mi sentivo come se avessi due anime, quasi antitetiche una all'altra poi si sono armonizzate in una soltanto.
Nel frattempo sono cresciuta, sono diventata madre ed insegnante in vari ordini di scuola, ho lavorato presso il Museo del Dipartimento di Fisica di Bologna e nel frattempo la vena lirica mi è rispuntata e così, a dispetto del tempo che è trascorso, ho ripreso in mano le tematiche dell'adolescenza sfumandole con l'esperienza dell'età adulta.
In queste pagine non voglio insegnare, ma piuttosto comunicare sentimenti, pensieri, emozioni o, meglio ancora, ho l'ardire che le persone che leggeranno le mie parole possano sentire vibrare qualcosa di simile anche nel loro cuore!
Grazie per l'attenzione.

Flavio Gori

 Alessandro Basso
Stefano Ceccatelli Laura Gori

Gloria Nobili
Giorgio Turi