L'evento di Tunguska, 100 anni dopo.


Autore: Tony Phillips - Science@NASA



L'anno è il 1908 e sono da poco passate le 7 di mattina.

 Un uomo è seduto di fronte alla veranda di uno spaccio a Vanara in Siberia. Di li a poco sarebbe stato scaraventato lontano dalla sua sedia e avrebbe sentito un calore così intenso da fargli pensare che la sua maglietta stava bruciando.


Così si apprezzava l'evento Tunguska a 40 miglia (circa 65 km) di distanza.


Oggi ricorre il centesimo anniversario di quel terribile impatto che avvenne nei pressi del fiume Podkamennaya Tunguska in Siberia e dopo 100 anni gli scienziati ne stanno ancora parlando.


"Se vuoi iniziare una conversazione con chiunque operi nel mondo degli asteroidi, tutto quello che devi fare è nominare Tunguska" ci dice Don Yeomans, direttore del Near Earth Object al Jet Propulsion Lab della NASA a Pasadena in California.

"E' il solo ingresso di un grande meteorite che abbiamo avuto nell'era moderna di cui possiamo avere informazioni di prima mano."


Mentre l'impatto avvenne nel 1908, la prima spedizione scientifica nell'area avvenne solo 19 anni dopo. Nel 1921, Leonid Kulik, il curatore capo per la raccolta di meteoriti al Museo di San Pietroburgo condusse una prima spedizione a Tunguska ma le difficilissime condizioni ambientali impedirono loro di raggiungere l'area dell'esplosione. 

Nel 1927 una nuova spedizione sempre condotta da Kulik raggiunse finalmente la meta.


"Al principio la gente del posto era riluttante a raccontare a Kulik quello che avevano visto", dice Yeomans. "Credevano che l'esplosione fosse stata una visita del dio Ogdy che avrebbe maledetto la zona abbattendo alberi e uccidendo animali".


Ma se le testimonianze degli abitanti furono all'inizio difficili da ottenere, le prove che fu possibile rilevare dall'ambiente circostante furono numerose fin da subito. Circa 1.300 km quadrati di foresta erano stati come strappati. 80 milioni di alberi giacevano a terra disposti in forma circolare.


 "Quegli alberi sembravano indicare la direzione per allontanarsi dall'epicentro dell'esplosione" dice Yeomans. "Più tardi, quando il nostro gruppo giunse nel punto in cui si calcola sia avvenuta l'esplosione, furono trovati alberi ancora in posizione verticale, ma i rami e le corteccie erano stati strappati via. Sembrava una foresta di pali telefonici."


Una simile separazione richiede un'onda d'urto molto rapida che rompa i rami degli alberi prima che gli stessi rami trasferiscano la forza dell'impatto verso le radici dell'albero.

37 anni dopo l'evento di Tunguska, altri alberi senza rami furono trovati nei pressi di un'altra terribile esplosione, quella della bomba atomica di Hiroshima.


Nelle sue tre spedizioni Kulik riuscì finalmente ad avere le testimonianze di coloro che avevano assistito all'esplosione, fra cui quella dell'uomo di Vanara. Questo il suo racconto:


"Improvvisamente nel cielo del nord...il cielo si divise in due e alto sulla foresta l'intera parte nord del cielo sembrò coperta dal fuoco... in quel momento ci fu uno scoppio seguito da una potente esplosione. L'esplosione fu seguita da un rumore come di sassi che piovono dal cielo o come spari da un fucile. La Terra tremò."


Dall'esplosione scaturì un'onda d'urto che fu registrata dai sensibili barometri Inglesi. Sulla regione   di Tunguska ad altezze elevate si formarono nubi dense che riflettevano la luce del Sole oltre l'orizzonte.

I cieli notturni brillavano e secondo le notizie dell'epoca la gente che viveva in tutta l'Asia poteva leggere i giornali alla luce naturale fino a mezzanotte.

Per quanto non c'è alcuna prova che l'esplosione abbia causato dei morti fra la popolazione, non furono pochi i casi di renne a restare uccise.


"Un secolo più tardi ancora si dibatte sulle cause e si propongono differenti scenari che potrebbero aver causato l'esplosione" dice Yeomans. "Ma la teoria generalmente accettata è che il mattino del 30 Giugno 1908 un grande masso proveniente dallo spazio, di circa 40 metri di diametro entrò nell'atmosfera siberiana e poi esplose nel cielo."


Si stima che l'asteroide entrò nell'atmosfera alla velocità di circa 53.600 km/h. Nel suo velocissimo ingresso la massa arrivò a circa 100 milioni di kg e riscaldò l'aria circostante fino a circa 24.770°. 

Alle 7.17 della mattina siberiana all'altezza di circa 9.300 metri, la combinazione di pressione e calore fece frammentare l'asteroide annichilendolo e producendo una palla di fuoco che rilasciò l'energia equivalente nientemeno che a 185 bombe atomiche sul tipo di quella sganciata su Hiroshima.


"Questo è il motivo per cui non c'è un cratere d'impatto", dice Yeomans. "La maggior parte degli asteroidi si consuma nell'esplosione".


Yeomans e i suoi colleghi al JPL Near Earth Object Office hanno il compito di seguire le orbite delle comete e degli asteroidi che attraversano il percorso orbitale Terrestre e che potrebbero essere potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta. Yeomans stima che, in media, un asteroide delle dimensioni di quello di Tunguska entri nell'atmosfera terrestre una volta ogni 300 anni.


"Da un punto di vista scientifico, penso a Tunguska molto spesso" ammette Yeomans. In prospettiva comunque "il pensiero di una nuova Tunguska non mi tiene sveglio la notte".