La fine della MIR.

Autore: Tony Phillips (NASA-Marshall Space Flight Center)

Traduzione e adattamento di Flavio Gori

 

La Stazione Spaziale MIR, l'oggetto più pesante che orbitava intorno alla Terra è tornata sul nostro pianeta, seppure ridotta ai minimi termini. L'oggetto che è stato per 15 anni il più grande satellite della Terra, a parte la Luna, ha compiuto una grande serie di registrazioni, esperimenti in condizioni di microgravità e non sarà facile battere la sua produttività.

Gli scienziati che controllano l'ambiente circostante la Terra hanno trascorso molto tempo a monitorare il rientro della MIR. Secondo Bill Cooke, del Centro di Volo Spaziale di Marshall, asteroidi delle dimensioni e del peso della Stazione Russa entrano nell'atmosfera terrestre almeno 10 volte all'anno. "Lo vediamo grazie ai lampi creati nell'atmosfera ogni volta che questi corpi celesti entrano nell'alta atmosfera, grazie ai satelliti del Ministero della Difesa.

Nel corso dello scorso anno, un asteroide del peso di circa 200 tonnellate si è disintegrato sopra il territorio di Yukon, Canada, creando un sonic boom (un forte suono in atmosfera) ed una sorta di palla di fuoco. Gli scienziati hanno in seguito trovato diverse piccole meteoriti nei pressi del lago Tagish (posto nella medesima area) , nessuna delle quali pesava più di poche centinaia di grammi.

"Se un asteroide delle dimensioni della MIR arrivasse a colpire il suolo terrestre, esploderebbe come alcuni chilotoni di TNT, creando un cratere sulla superficie, delle dimensioni di un campo di calcio", continua Cooke. Grazie alla nostra atmosfera la MIR non è arrivata intera fino a Terra (o fino all'oceano, come in effetti è stato) e, d'altro canto, la nostra atmosfera è un ottimo riparo contro buona parte degli oggetti spaziali che entrano in atmosfera ma che poi vengono sistematicamente bruciati, in tutto o in parte, dagli strati superiori dell'atmosfera.

In effetti se la MIR fosse stata un asteroide, non avrebbe meritato alcun allarme: era troppo piccola.

Ciò nonostante gli scienziati hanno avuto ragione a predire il bello spettacolo offerto al rientro.

La Stazione Russa era un insieme di laboratori e reparti dedicati alla vita "normale" degli astronauti quando non erano impegnati in attività di ricerca. Vari cosmonauti hanno assemblato la navicella con una serie di interventi a partire dal 1986.

Il nocciolo originario della Stazione era un segmento di una ventina di tonnellate (il peso è considerato alla gravità terrestre) che ospitava il quartiere residenziale degli astronauti.

Poi vi era "Spektr"il laboratorio che divenne famoso per la sua collisione del 1997 con un cargo Progress. Infine l'osservatorio "Priroda", lanciato solo 5 anni fa.

Cinque moduli della MIR sono rimasti pressurizzati fino all'ultimo, dando un eccellente contributo alle spettacolari formazioni luminose offerte dalla MIR durante le ultime fasi del rientro.

Nelle sue ultime ore di vita spaziale, la MIR perdeva circa 1.5 km al giorno, in seguito al normale contributo gravitazionale. Dato che questa discesa non avrebbe garantito la necessaria sicurezza, da Terra gli scienziati russi hanno deciso di utilizzare, per la parte finale, un razzo Progress ancora ancorato alla Stazione Spaziale, per guidarla verso il punto prefissato.

Con una deorbita controllata, non era necessario che la navicella cascasse nel mare per non generare pericoli. Anche se fosse caduta sulla Terra, il rischio per la popolazione sarebbe stato inferiore a quello di un eventuale asteroide delle medesime dimensioni e peso della MIR e che ogni anno giungono nei pressi della Terra.

Grazie alla grande esperienza dei russi nel far cadere parti inutilizzate di satelliti artificiali in questa parte del mondo, tutto è andato alla perfezione. Gli ingegneri russi hanno ormai "rottamato" un'ottantina di oggetti spaziali Progress nella medesima area e fra questi ve ne sono due che hanno raggiunto la Terra quest'anno.

La più recente navetta che è stata diretta in questa zona è un oggetto di circa 40 tonnellate, che è giunta alla fine dei suoi giorni il 19 luglio del 2000.

 

 

 

Nota del traduttore:

Per noi appassionati ricercatori delle onde radio molto lunghe, la fine della MIR è stata, inutile negarlo, un colpo al cuore difficile da dimenticare. Molti astronauti hanno compiuto esperimenti in manuale ed in automatico, coordinati con noi sulla Terra. Dalla MIR gli astronauti hanno emesso fasci di elettroni, onde radio VLF, ELF e ULF, mentre alcuni di noi, da Terra, cercavamo di captare queste emissioni per capire come (e se), la ionosfera potesse influenzarle (non mi risulta che siano mai state ricevute).
Sono stati anni di studio pionieristico, per una serie iniziata nel marzo 1992 quando gli astronauti della navetta USA Space Shuttle STS-45 crearono le prime emissioni ricevibili (teoricamente) sulla Terra nella banda VLF (Very Long Frequency). I nomi delle persone che hanno collaborato a queste Missioni sono troppi da citare (per non rischiare di dimenticarne qualcuno) e molti sono italiani. Possiamo dire che i nostri connazionali hanno fornito un aiuto importante a queste ricerche, prova ne è il fatto che alcune emissioni della MIR venivano effettuate sulla verticale di Torino e Firenze, dove per vari anni sono state attive squadre di ricercatori indefessi, disposti a sopportare scomode "passeggiate" notturne (in Novembre ed Aprile) alla ricerca di luoghi sgombri per quanto possibile da inquinamento elettromagnetico, nemico giurato di queste emissioni di scarsa potenza.
Ci permettiamo di ringraziare Stanislav Klimov, Capo del Laboratorio Elettromagnetico dell'Istituto Spaziale Russo, e con lui tutti i Ricercatori russi che hanno partecipato alle varie imprese, William Taylor del Centro di Volo Spaziale di Goddard e William Pine di Inspire Project (entrambi NASA) e con loro tutti i ricercatori americani. Tutti e tre hanno dato gli impulsi fondamentali per far si che la cooperazione fra ricercatori internazionali nascesse e progredisse senza particolari problemi, anzi con sempre maggior partecipazione ed anche, mi fa molto piacere dirlo, amicizia.
Il ruolo della MIR in questa cooperazione è stato fondamentale, è servito a dimostrare che i veri Ricercatori hanno piacere di lavorare insieme, qualunque sia il loro passaporto. Dunque per una navicella spaziale che ha lavorato onestamente per 15 anni, si tratta di un' ulteriore dimostrazione di importanza assoluta. Anche morale.

Addio MIR, non ti dimenticheremo.

 

 

Questo articolo è apparso in origine nelle pagine web di Science@NASA , Rivista edita dal Centro di Volo Spaziale di Marshall in Alabama. Grazie all'accordo recentemente stipulato fra la Rivista suddetta e LoScrittoio.it, è stato possibile pubblicarlo sulla nostra Rivista. Qui i nostri lettori continueranno a trovare la traduzione in italiano di una selezione degli articoli che appariranno su Science@NASA.

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