FEDE E SCIENZA: LA NASCITA DI UNA TEOLOGIA PLANETARIA

Autore: Stefano Ceccatelli

 

In quest'articolo vorrei tentare di spiegare, partendo dall'esperienza del Concilio Vaticano II, come e perché è cambiato l'atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti delle altre "grandi religioni" o, il che è lo stesso, come è nata la teologia planetaria che caratterizza il nostro tempo.
E' un dato inconfutabile, infatti, che nell'ultimo secolo la teologia cattolica si è estesa a tutto il pianeta. Da disciplina chiusa e ristretta negli angusti confini di quella che un tempo era chiamata "Cristianitas", essa ha allargato enormemente i suoi orizzonti fino ad abbracciare anche le altre culture e religioni.

Cosa ha provocato questa "planetarizzazione" (mi si passi il neologismo) della teologia? Per spiegarlo direi di partire da quel colossale evento, civile e religioso, vero e proprio spartiacque fra due epoche, che è stato il Concilio Vaticano II (1962-1965) e, in particolare, da un brano della Costituzione Pastorale "Gaudium et Spes" che cito integralmente: "Il movimento della storia diventa così rapido da poter difficilmente esser seguito dai singoli uomini. Unico diventa il destino della umana società o senza diversificarsi più in tante storie separate. Così il genere umano passa da una concezione piuttosto statica dell'ordine delle cose, a una concezione più dinamica ed evolutiva."
Che cosa vuol dire? I padri conciliari stanno qui facendo un bilancio di quanto avvenuto, dal punto di vista del progresso scientifico e tecnologico, negli ultimi due secoli di storia: i progressi nel campo della biologia (Darwin e l'evoluzionismo) e della fisica (teoria della relatività, teoria del big bang, etc.), per non citare che i due campi forse più noti, hanno profondamente mutato l'immagine che l'uomo si faceva del mondo.
In che senso? Ancora due secoli fa era dominante l'idea che il mondo fosse fisso e immutabile, un universo statico e che eternamente si ripropone sempre uguale. Non c'è assolutamente niente di nuovo da conquistare, perché tutto il mondo e la storia sono come una ruota che ci riporta al punto di partenza dopo aver percorso un giro scontato. Emblematico, da questo punto di vista, è l'inizio del libro di Qohelet:

"Vanità delle vanità, dice Qohelet,
vanità delle vanità, e tutto è vanità.
()
Una generazione va e una generazione viene,
eppure la terra sta sempre ferma.
()
Il vento soffia dal sud e gira a settentrione;
passa girando e rigirando il vento
e ritorna sempre sulle sue spire.
()
Quel che è stato, sarà
E ciò che è stato fatto, si rifarà.
Niente di nuovo avviene sotto il sole."

In quest'ottica era naturale concepire anche le culture e le religioni come sistemi di pensiero statici ed immodificabili, destinati perciò, qualora fossero venuti a contatto, a scontrarsi più che a dialogare.
I progressi scientifici sopra menzionati hanno spazzato via questa visione statica perché hanno dimostrato con chiarezza che il mondo è un unico, colossale scambio di rapporti energetici, un gigantesco insieme unitario sorretto da un dinamismo interno che lo tiene in continua evoluzione.
In questo contesto il moltiplicarsi degli scambi, dovuto all'enorme progresso nel campo delle telecomunicazioni, ha reso quasi anacronistiche le vecchie frontiere politiche e scompaginato rigide identità culturali.

Quale nuova visione del Cristianesimo è scaturita da questi rivolgimenti?
La Chiesa, per bocca dei padri conciliari, preso atto che l'umanità è passata "da una concezione piuttosto statica dell'ordine delle cose a una concezione più dinamica ed evolutiva", ha inserito le verità di fede che facevano parte del suo patrimonio dottrinale nella nuova visione del mondo; ne è scaturito un Cristianesimo profondamente moderno in cui soprattutto due punti apparivano rivoluzionari:
1) la Rivelazione vista ora come un evento storico in continua e progressiva evoluzione; vale a dire che le verità rivelate nella Bibbia non sono più viste come un insieme di dogmi dato una volta per sempre e non più suscettibile di nuove interpretazioni, bensì come verità che si evolvono e che sono comprese via via sempre meglio nell'avvicendarsi delle generazioni. Quindi c'è un dinamismo, un'evoluzione anche nella comprensione della Rivelazione.
l'apertura verso le grandi religioni con la conseguente nascita di una teologia planetaria, una teologia veramente "cattolica" (cioè universale), nella quale le diverse culture e religioni assumono l'aspetto di strade diverse scaturenti dalla medesima Origine e dirette verso l'unica Verità. Se è vero, afferma la Chiesa oggi, che Dio si è rivelato pienamente e definitivamente in Gesù Cristo, è anche vero che in tutte le grandi culture e religioni si riflette un raggio dell'unica luce divina, con la conseguenza, impegnativa e affascinante, che ora i credenti sono chiamati ad amare la cultura altrui come la propria, presupposto indispensabile perché si abbia autentico dialogo.