Alle origini della Bandiera Rossa.


Autore: Stefano Ceccatelli


Pare che la bandiera rossa, intesa come vessillo del popolo che pone rivendicazioni economiche e sociali, divenuta in seguito simbolo del comunismo, sia stata innalzata e sbandierata per la prima volta durante la rivolta dei contadini in Germania, nel 1524, per la precisione a Baltringen, nella regione del Wurrtemberg.

Fu uno dei momenti culminanti della Riforma protestante tedesca.

Cristiani con la bandiera rossa; detto oggi sembrerebbe uno scherzo di Carnevale.


Ed invece è proprio ciò che ci viene riportato dalla storia, che affascina proprio per i tanti paradossi che in essa si annidano.

Ma vediamo di chiarire meglio i termini delle vicende di cui stiamo parlando.

Nel 1521 il monaco Martin Lutero, munito di un salvacondotto, si presentò a Worms davanti all’Imperatore Carlo V e ai principi elettori della Dieta tedesca. Aveva da poco pubblicato le sue famose 95 Tesi (miccia di tutta quanta la Riforma), pubblicato tre libri contro la Chiesa Cattolica, e bruciato pubblicamente la Scomunica del Papa Leone X Medici.

La sua figura dimessa non fece grande impressione ai presenti a Worms, che però rimasero stupiti dalla grandezza morale dell’uomo, che, messo alle strette, non ritrattò le sue accuse alla Chiesa Cattolica.

Carlo V condannò Lutero ma di lì a poco fu inscenato un finto rapimento che salvò la vita a Lutero, portato al sicuro nel castello del principe elettore Federico il saggio. Qui Lutero cominciò a tradurre la Bibbia in tedesco.

La presa di posizione di Lutero a Worms, se poi risulterà essere quella vincente sul piano storico, fu ferocemente avversata dalle fasce più povere della popolazione tedesca, in special modo dai contadini, che in Germania erano ancora ridotti allo stato di servi della gleba.

Costoro rimproverarono a Lutero di non averli aiutati a sollevarsi dalle loro condizioni di semischiavitù, facendoli esonerare dagli eccessivi tributi.

Lutero, in uno scritto successivo, ripensando agli anni di Worms, così si esprime: “Se avessi voluto impiegare la forza, avrei potuto provocare in Germania un grande spargimento di sangue; a Worms avrei potuto iniziare una tale azione che neppure l’imperatore sarebbe stato al sicuro. Non l’ho fatto e ho lasciato che agisse la Parola divina! Che cosa credete che pensi il diavolo, quando si vuole agire con la violenza? Egli siede nell’angolo più remoto dell’inferno e pensa: “Oh, i pazzi ne fanno delle belle!”


A farne delle belle, e a precipitare la Germania nell’inferno della violenza ci pensarono, “a sinistra di Lutero”, per usare categorie prese a prestito dalla politica odierna, personaggi come Thomas Muntzer, fra i maggiori protagonisti della cosiddetta “riforma radicale”.

Le comunità da lui poste in essere, e che si estendevano, a guisa di una rete, nelle varie regioni tedesche (Sassonia, Turingia, Svevia, Assia, Wurttemberg, fino alla Svizzera e all’Austria) iniziarono a porre con forza rivendicazioni che andavano ben al di là di quanto sollevato in precedenza da Lutero, perché sposavano di fatto la causa dei contadini e dei minatori.


Thomas Muntzer era un tedesco di Stolberg nello Harz, era figlio di un cordaio, e anch’egli, come Lutero, proveniva dalle fine dell’Ordine degli Agostiniani.

Entrato nella cerchia di Lutero, fu da questi posto a capo della comunità di Zwickau, una cittadina tedesca al confine con la Moravia. Qui Muntzer formò la prima comunità di “illuminati”, ossia di persone che si richiamavano a un’esperienza di “illuminazione diretta” dello Spirito Santo. In questa, come poi nelle successive comunità fondate da Muntzer, si viveva secondo il principio dell’ “uguaglianza universale”, e si metteva “tutto in comune” sul modello delle primitive comunità cristiane.

Muntzer abolì la messa in latino, semplificò moltissimo il culto e portò alle estreme conseguenze le dottrine luterane del sacerdozio universale e della “sola fede”.

Se tutti i credenti, cioè gli adulti che chiedono consapevolmente il Battesimo dopo un consapevole atto di fede (da cui il termini anabattisti con cui verranno bollati i seguaci di Muntzer) sono sacerdoti, allora non c’è bisogno di alcun intermediario fra di essi e le Scritture.

Di conseguenza ogni credente può “ascoltare” la voce dello Spirito Santo presente in esse col solo ausilio della propria ragione. E qui, sia detto per inciso, si sente già un forte odore di Deismo, ossia di quella che fu la religione di tanti Illuministi del 1700, una religione chiusa nei limiti della “sola ragione”. Ed è un altro paradosso che si arrivi a un esito di “sola ragione” essendo partiti da esigenze di “sola fede”.

Da questo momento Lutero e Muntzer cominciarono a odiarsi di santa ragione. Muntzer definiva Lutero “ fratel gaudente” e “compar sornione”. Lutero per tutta risposta lanciò un appello ai Principi tedeschi perché salvassero la Germania dalle bande omicide dei contadini (Contro le empie e scellerate bande dei contadini, 1525).


C’è chi dice che da questo momento Lutero si mette fuori dalla storia: in effetti la storiografia marxista, nella lotta fra Lutero e Muntzer, prende decisamente posizione per quest’ultimo e traccia una linea di congiunzione fra le rivolte dei contadini e dei minatori tedeschi e l’ideologia comunista di Karl Marx.

Engels, il primo a far proprio questo punto di vista afferma che Muntzer si mosse spinto da una “visione” che lo attanagliò tutta la vita, il sogno di una società comunista, senza disuguaglianze economiche e sociali.

Engels imputa semmai a Muntzer di aver sbagliato a voler anticipare troppo i tempi, che non erano maturi.

Altri storici, più ostili a Muntzer, per la violenza e il fanatismo da questi professato, ritengono che Lutero in questo frangente abbia agito bene, o per lo meno che abbia seguito la politica più realistica, date le circostanze. Fatto sta che da quel momento la causa della riforma luterana verrà portata avanti dagli eserciti dei principi-elettori.

Che furono spietati: le bande contadine capeggiate da Muntzer furono selvaggiamente punite e le campagne tedesche nel 1524-25 si tinsero di rosso, vuoi per le bandiere rosse dei rivoltosi, vuoi per il sangue che scorse a fiumi per tutta la Germania fino alla decapitazione di Muntzer nel 1525 e alla definitiva capitolazione dei contadini.

E Carlo V? Era troppo impegnato all’estero, a tutelare i suoi immensi possedimenti (Spagna, Olanda, le nuove colonie spagnole tra cui l’Argentina) e a combattere per conquistare l’Italia, per aver tempo da dedicare alla Germania. E quando, nel 1541, potè finalmente volgersi alle cose tedesche, l’affermazione della Riforma luterana era ormai un fatto compiuto.


Con la Pace di Augusta, nel 1555, la Riforma si concluderà con l’applicazione del Principio “Cuius regio, eius religio” (“di quella regione, di quella religione”), in virtù del quale gli abitanti di una data regione dovevano professare la religione scelta dal principe di quella determinata zona.




BIBLIOGRAFIA:

Roberto de Mattei, A sinistra di Lutero, Roma, Città Nuova, 1999; Josef Macek, La Riforma popolare, Sansoni, Firenze, 1973 (e bibliografie contenute in questi libri).