Cristianesimo ed Islam

Autore: Stefano Ceccatelli

 

All'inizio della sua predicazione il profeta Mohamed ha avuto un atteggiamento di reale simpatia e amicizia verso i cristiani.
Ecco due testi coranici che lo confermano: "Abbiamo mandato pure Gesù, figlio di Maria. Gli abbiamo dato il Vangelo, e nel cuore dei suoi seguaci abbiamo posto mitezza e misericordia" (57,27).
"Troverai pure che i più cordiali amici di coloro che credono sono quelli che dicono: 'siamo cristiani'. Questo perché tra loro ci sono preti e monaci e perché non sono superbi" (5,82).

Durante la storia, molte circostanze non favorirono il dialogo islamo-cristiano: conquiste musulmane, crociate, Saraceni, colonialismo
Ci furono però anche periodi di proficuo dialogo: a Baghdad, in Spagna, in Sicilia, durante l'impero ottomano. Furono scambi culturali che avvennero a livello profano (filosofia, medicina, scienze, letteratura).
Dal punto di vista religioso, solo recentemente si è sviluppato un reciproco interesse.
In quest'ottica si è posto il Concilio Vaticano II:
"La Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l'unico Dio vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini" (Nostra Aetate).
Sulla falsariga di questa importante affermazione conciliare cerchiamo di enucleare i capisaldi della teologia islamica che vi è contenuta.

 

1. "L'unico Dio vivente" per i musulmani

I musulmani credono che solo Dio sia "il Vivente". La vita è veramente considerata come dono di Dio. Essi hanno anche fiducia che Dio ridarà la vita a tutti coloro che sono morti. Afferma il Corano: "E come abbiamo prodotto la prima creazione, così la riprodurremo con la resurrezione. E' una promessa che ci impegniamo a mantenere e la manterremo" (21,104).
I musulmani credono anche che, tra i profeti, solo Gesù viva ancora fuori del tempo e che l'ultimo giorno verrà per condurre a sé tutti i giusti. Quel giorno sarà l'incontro di tutta la razza umana ed allora ognuno riceverà secondo le sue opere: "Prepareremo bilance giuste per il giorno della resurrezione e a nessun'anima verrà fatto il minimo torto. Anche le azioni che pesano quanto un granello di senape le porteremo alla luce. Bastiamo noi a fare i conti" (21,47).

 

2. "Dio misericordioso" per i musulmani

"Non disperate della misericordia di Dio, perché dio perdona tutte le vostre colpe. In verità, Egli è l'Indulgente, il Misericordioso" (39,53).
Dio è "Misericordioso". Di tutti gli attributi divini, questo è l'attributo più spesso ricordato nel Corano. Nel Giorno del Giudizio, Dio perdonerà i peccati nella sua Misericordia o li punirà secondo la sua Giustizia. Ma Dio preferisce perdonare (4,147), perché è benevolo verso l'uomo quando si pente ed implora il suo perdono. Il pentirsi inteso come 'ritorno a Dio' è molto importante. E' un atto interiore. Nulla sfugge all'onnipotenza di Dio, ma proprio per questo Egli sarà il Misericordioso che sa perdonare.
Il Dio della fede islamica non è un Dio tremendo e lontano del quale bisogna avere paura, ma un Dio che è il Benefattore misericordioso: "Se amate Dio, seguitemi! Dio vi amerà e vi perdonerà le vostre colpe: Dio è Indulgente e Misericordioso" (3,31)
"Dio susciterà degli uomini che Egli ama e che lo ameranno" (5,54).

 

3. "Dio onnipotente" per i musulmani

Deliberatamente, l'Islam mette l'accento sull'onnipotenza di Dio.
Dio è il solo Grande, l'Altissimo, il padrone del mondo che riempie il cielo e la terra della sua onnipotente Maestà.
Ma questo Dio onnipotente non è un Dio lontano: "Dio ben conosce l'intimo del cuore" (64,4), e questa frase è come un ritornello nel Corano.
Dio è talmente grande e potente che è presente in tutto e dovunque in modo tale da essere vicino alle sue creature (Dio è più vicino all'uomo che la sua vena giugulare, recita il Corano) ed in particolare a quelle più povere e bisognose. Un hadith (detto della tradizione) attribuisce a Dio queste parole: "I poveri sono la mia famiglia, i ricchi sono i miei intendenti; provvedete dunque, miei intendenti, ai bisogni della mia famiglia"

 

4. "Dio creatore del cielo e della terra" per i musulmani

Il Corano insegna che l'uomo deve riflettere sui "segni dell'universo" per imparare a riconoscere i "segni di Dio". L'alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, il pullulare della vita animale e vegetale, e soprattutto l'uomo con la sua intelligenza: tutto ciò è considerato come un 'segno' che aiuta a scoprire la saggezza, la potenza e la gloria di Dio.
Recita il Corano:
"Lode a Dio che ha creato i cieli e la terra ed ha fatto le tenebre e la luce" (6,1)
" E' Dio che ha innalzato i Cielipoi si è assiso in trono ed ha soggiogato il sole e la luna" (13,2)"E' Lui che ha disteso la terra ed in essa ha collocato montagne immobili e fiumi" (13,3)
"Dio ha creato tutti gli animali" (24,45) "E' Colui che ha creato l'uomo" (25,56).
Più volte il Corano invita il fedele alla contemplazione delle meraviglie del creato: "Considerate le meraviglie della natura e le meraviglie che siete voi stessi. Osservate il cielo, lo splendore degli astri e la meraviglia della creazione del corpo umano ed i prodigi della terra che Dio feconda e vivifica con l'acqua perché produca frutti abbondanti e saporiti".
Se dunque tutto il creato è dono di Dio, il musulmano sa di doverlo ringraziare amministrando tutti questi doni "nel Suo nome".

 

5. Dio e l'uomo secondo i musulmani

I musulmani sono convinti che l'uomo è il capolavoro della creazione.
Ma anch'egli, come tutte le creature, è creato per adorare Dio: è questa la sua sola ragione di esistere. Per questo il primo pilastro dell'Islam, la Shahada o professione di fede, è come la pietra miliare degli altri quattro (preghiera, elemosina, digiuno e pellegrinaggio alla Mecca). Colui che pronuncia sinceramente la Shahada davanti agli uomini diventa musulmano: è membro della comunità e sottomesso alle sue leggi.
E' questa fede in Dio che rende gli uomini fratelli fra loro. In nome di questa fede, il musulmano è invitato ad amare sinceramente i propri fratelli. La regola d'oro è dunque di amare il fratello come se stessi, di fare per lui ciò che si farebbe per se stessi. "Questa regola si applica a tutti i rapporti fra gli uomini", afferma Mahammoud Soubhi, segretario generale dell'associazione per la propagazione dell'Islam, nel suo libro Come essere musulmano. Infatti, anche secondo un celebre Hadith: "Gli uomini sono uguali fra loro come i denti del pettine del tessitore: niente differenze fra bianco e nero, fra arabo e non arabo, se non nel diverso grado del timor di dio".
Ogni razzismo è un tradimento dell'Islam.