EVOLUZIONE: SI, MA DI CHE TIPO?
Autore: Stefano Ceccatelli
Ricordo come fosse ieri di quando, studente di scuola media,
trovavo conferma nei testi scolastici di quel che spiegavano in
classe i miei professori: che la scienza ci insegna che l'uomo
deriva dalle scimmie antropomorfe, e che dunque non é il
prodotto di una creazione diretta da parte di Dio.
Anche allora si parlava di anelli mancanti nella teoria dell'evoluzionismo
biologico
, ma il messaggio che in ogni modo passava e che rimaneva impresso
nell'uomo della strada era che tale teoria aveva dimostrato la
nostra diretta discendenza dalle scimmie.
Ricordo anche che a casa ne parlavo con mia madre, chiedendole
come ciò si conciliasse con quanto é scritto nella
Genesi, ed ella, persona semplice ed intelligente, mi rispondeva
che la Bibbia bisogna saperla interpretare.
Ancora oggi, che insegno nelle scuole superiori, mi accorgo che
certi luoghi comuni sono spacciati ai nostri studenti come verità
scientifiche da metabolizzare in maniera acritica.
Con il presente articolo vorrei dunque contribuire a fare un minimo
di chiarezza su quest'argomento. Per riprendere un'immagine cara
ad Eugenio Montale: non chiedetemi tanto, con questo mio articolo,
la formula che mondi possa aprirvi, quanto un contributo a tenere
allertata la coscienza dell'uomo della strada davanti a presunte
verità contrabbandate come scientifiche anche dai d e in
realtà più aventi a che fare con l'oscurantismo
che con la Scienza.
Qualche tempo fa, il papa, rilevando che non c'é conflitto
tra verità scientifica e verità rivelata sulla persona
umana, ha riconosciuto che le teorie dellíevoluzione sono
qualcosa di più di una semplice ipotesi. Dunque evoluzione
si, ma di che tipo?
Vorrei arrivare a sondare le prospettive che si affacciano oggi
nel mondo scientifico, senza trascurare le perplessità
che da più parti sono avanzate nei confronti dell'evoluzionismo
biologico. Ma prima sarà utile ripercorrere, in maniera
sintetica, le tappe fondamentali che hanno condotto alla formazione
della teoria dellíevoluzione e alla sua affermazione in
campo scientifico.
Ai tempi di Galilei (1), che a buon diritto può essere
considerato il padre della scienza moderna, ci si atteneva letteralmente
al dato biblico, secondo il quale Dio, con un singolo atto creatore,
avrebbe creato le diverse specie animali e vegetali e infine l'uomo,
in una scala gerarchica che comprendeva anche esseri celesti come
gli angeli; era dunque condivisa, anche dagli ambienti scientifici,
la concezione secondo la quale le varie specie erano state create
fisse ed immutabili
.
Questa concezione religiosa era anche in armonia con le teorie
dei due più grandi filosofi e scienziati accreditati dalla
tradizione: Platone e Aristotele, fatto non trascurabile in un'epoca
in cui la filosofia era la regina delle scienze.
Purtroppo, il tentativo operato da Galileo Galilei di armonizzare
la visione scientifica del mondo con la visione della fede s'infrange
già con la generazione di scienziati a lui successiva e
da questo momento le strade della scienza e della fede si biforcano.
Basta poco per rendersi conto di ciò.
Nel 1655 I. de la PeyrËre tenta di esaminare la questione
dell'origine dell'uomo partendo dalla Bibbia ed elabora una dottrina
biologica secondo la quale Adamo ed Eva sarebbero stati gli iniziatori
dei popoli semiti, e non di tutta l'umanità, la quale anzichù
derivare dai due progenitori deriverebbe da più coppie
appartenenti a più ceppi umani
.
E' un'ipotesi semplicemente affermata, ma che non poggia ancora
su alcun dato.
Un significativo passo avanti si opera nel Settecento, in virtù
anche delle grandi esplorazioni geografiche e della scoperta di
animali come il gorilla, per certi aspetti simili all'uomo.
Il naturalista svedese Linneo (1707-1778), che scrive circa 100
anni dopo la morte di Galileo, é il primo a fornire un
catalogo su base scientifica dei viventi, secondo le categorie
di genere e di specie. Linneo pone l'uomo all'interno del regno
animale e lo colloca nellíordine dei primati con il nome
di Homo sapiens. Linneo, fissista e creazionista come il suo tempo
esige, fa scendere l'uomo dal suo universo tolemaico per collocarlo,
seppur al vertice, in un universo copernicano.
Tuttavia, l'ipotesi di uníevoluzione biologica comincia
a diffondersi solo a cavallo fra Sette e Ottocento.
Il grande precursore é lo zoologo francese Lamarck (1744-1829)
che fu incaricato di proseguire l'opera di Linneo.
Lamarck inverte la scala dei viventi: anziché partire dall'uomo
e scendere agli altri animali, egli ipotizza l'apparizione delle
specie nel tempo, dal più semplice al più complesso.
In questo modo Dio, creatore della natura, é relegato all'introduzione
del libro. Protagonista diviene la natura, che opera l'evoluzione
nel tempo a partire da poche specie primitive.
La questione si impone e si accresce, fino a farsi cruciale alla
metà dell'Ottocento.
L'evento destinato a sconvolgere il mondo scientifico e ad avere
conseguenze fino ad oggi é l'apparizione, nel 1859, del
libro di Charles Darwin (2) intitolato "Sull'origine delle
specie per selezione naturale ovvero sulla conservazione delle
razze favorite nella lotta per l'esistenza", che si pone
come superamento del fissismo creazionista.
Dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il globo a bordo del
brigantino ìBeagleî mettendo per scritto una quantità
impressionante di osservazioni, Darwin si decise a pubblicare
la sua opera, la cui prima edizione andò esaurita nell'arco
di ventiquattrore. Fu una vera "bomba", che divise scienziati
e accademici in due schieramenti nettamente contrapposti: da una
parte i creazionisti, arroccati su posizioni tradizionali, ormai
indifendibili alla luce delle nuove scoperte, per i quali líimmutabilità
delle specie era una sorta di dogma; dall'altra i positivisti
del secolo scorso, ai quali non sembrava vero di trovare nuovi
argomenti per scalfire l'autorità della Chiesa. Ebbero
la meglio questi ultimi, ma fu una battaglia combattuta spesso
in maniera scorretta, con esponenti di entrambi i fronti che sconfinavano
incautamente dai loro rispettivi ambiti.
La principale novità introdotta da Darwin fu líabbandono
del tradizionale concetto di "scala naturale" gerarchica
e immutabile, sostituito da un più dinamico concetto di
"mutazione-selezione" delle specie. In parole povere,
secondo Darwin, avvengono in natura delle mutazioni casuali delle
caratteristiche degli organismi. Si instaura poi un meccanismo
di selezione naturale fra tali organismi leggermente diversi l'uno
dall'altro, ed in questo processo di selezione solo i più
forti o i più adatti all'ambiente sopravvivono. Molti si
scandalizzarono a vedere l'armonia e la finalità della
creazione divina spazzate via da una così brutale lotta
per la vita, ma gli argomenti addotti da Darwin parvero così
persuasivi che finirono per imporsi. La conclusione cui egli giunse
fu che l'uomo non é altro che un discendente delle scimmie,
scaturito dopo una lunga serie di insignificanti "incidenti".
Gli intellettuali da quel momento tesero a considerare la visione
religiosa della creazione una reliquia del passato.
La nostra storia non è finita, ma lo spazio si.
Alla prossima dal vostro Stefano Ceccatelli
NOTE.
1) Teoria facente capo al naturalista inglese Charles Darwin
(1809-1882);
2) Tale concezione era denominata fissismo;
3) Tale dottrina é denominata poligenismo