Per una volta ci permettiamo di fare una breve nota a presentazione di un articolo. Stefano Ceccatelli, autore del lavoro che potrete leggere qui sotto, mette l'accento, ci informa, su un argomento che, fortunatamente, sta a cuore a sempre più persone, specie a chi ha figli: è necessario impegnarsi attivamente per uno sviluppo sostenibile di questo mondo. Un mondo in cui l'etica sta per diventare una parola risibile, sopraffatta da un concetto che definire immorale, ignobile, rischia di diventare un eufemismo: il profitto a tutti i costi, costi quel che costi. Ognuno di noi ha l'obbligo di riflettere e di agire. Non possiamo più nasconderci dicendo che ci penserà qualcun altro. E' un impegno per ognuno di noi, per tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei propri figli, da subito.

Ringraziamo l'amico Stefano Ceccatelli per averci sottoposto questo suo significativo lavoro.

 

LoScrittoio.it

 

 

 

TERRA FUTURA

 

Autore: Stefano Ceccatelli

 

Si è chiusa con un grosso successo di pubblico "Terra futura", la mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità, indetta da numerose associazioni che lavorano da tempo per concretizzare quelle utopie che si chiamano: valorizzazione e tutela ambientale, sviluppo sostenibile, economia di comunione, libera informazione e pluralismo nell’accesso ai mass-media, cooperazione internazionale, consumo critico et cetera.

Grosso successo di pubblico, dicevo, e questo nonostante lo scarso rilievo dedicato alla mostra dai media tradizionali. Ma il passaparola e lo scambio di notizie via internet hanno sopperito e reso pertanto fruibile ad un vasto pubblico, composto in prevalenza da giovani e famiglie, un evento di grande importanza per la società civile.

E’ quasi impossibile raccontare la mostra, dato il vasto numero degli espositori, circa centocinquanta, e la varietà e complessità di notizie che fluivano da ogni stand, senza parlare dei numerosi convegni che, in contemporanea, arricchivano ulteriormente la manifestazione.

Mi limiterò a qualche impressione avuta mentre gironzolavo fra i padiglioni della Fortezza da Basso di Firenze la scorsa domenica pomeriggio, ultimo giorno di esposizione.

La sensazione prevalente era, come già accennavo, la varietà e abbondanza di stimoli e, soprattutto, di informazione alternativa che finalmente trovava un varco e raggiungeva la mente ed il cuore di quell’opinione pubblica che, in Italia, "sta alla finestra" pur vivendo quotidianamente dentro la "gabbia dorata" dell’informazione.

A tutta quest’opinione pubblica si offriva, nei quattro giorni della mostra, una realtà caratterizzata da moltissime novità tecnologiche, capaci di apportare già da ora benefiche rivoluzioni nella nostra vita di tutti i giorni. Soluzioni tecnologiche che sarebbero già lì, a portata di mano, e che avrebbero "solo" bisogno di essere applicate su larga scala per diventare davvero efficaci.

Si potrebbero fare moltissimi esempi: agricoltura biodinamica, interventi di riciclo delle acque, pannelli solari, bioedilizia, turismo sostenibile e la lista sarebbe ancora molto lunga.

Finalmente venivano alla ribalta le questioni di sostanza, di solito confinate esclusivamente su libri e riviste e su certi siti internet.

L’altra sensazione che mi avvolgeva camminando per i corridoi della mostra era invece relativa al tema delle energie alternative.

Sono stati fatti passi da giganti nella ricerca di nuove fonti di energia rinnovabile e la mostra di Firenze presentava, tra l’altro, i risultati che la tecnologia automobilistica ha raggiunto negli ultimi anni: auto a idrogeno, auto ibrida, auto a metano, auto a GPL.

Fra tutte era l’auto a idrogeno, naturalmente, la più interessante, perché veramente a emissioni inquinanti ridotte a zero. Ma già l’auto ibrida, dotata di un motore elettrico e di un motore tradizionale a benzina, potrebbe senz’altro essere un passo importante nella direzione della riduzione delle emissioni.

Parliamoci chiaro: il pianeta è allo stremo. Se tutti i cittadini del mondo adottassero lo stile di vita europeo o, peggio ancora, statunitense, i limiti biofisici della terra salterebbero e il pianeta azzurro diverrebbe invivibile per l’intera umanità.

Occorre un’inversione di rotta in campo energetico da coniugare poi con stili di vita più semplici.

Servirebbero incentivi governativi per velocizzare il ricambio generalizzato del parco macchine, sostituendo gli attuali veicoli a benzina con altri meno inquinanti.

Bisognerebbe investire in tecnologia invece che sprecare tempo e denaro per combattere guerre tanto dispendiose quanto inutili.

Queste considerazioni facevo mentre ammiravo l’auto a idrogeno esposta alla mostra fiorentina.

Attualmente, nel mondo, c’è solo la giapponese Toyota che commercializza su ampia scala un modello di vettura ibrida, la Prius. Ma anche le case automobilistiche americane si stanno muovendo: è di questi giorni la notizia che la Ford ha stretto accordi con la Toyota per adottare per le proprie produzioni la tecnologia ibrida della casa giapponese.

A questo punto servirebbe che anche le pubbliche amministrazioni cominciassero a fare bene la loro parte.

Su questo fronte, purtroppo, le buone notizie scarseggiano alquanto. Chiudo con due brevi news che vorrebbero essere un segno di speranza, un ramoscello di ulivo in queste feste pasquali.

La prima viene dalla California del neogovernatore Schwarzenegger. Lo Stato californiano è il primo ad avere approvato una legge che prevede forti incentivi per la trasformazione di auto a benzina in auto a GPL e metano e che impone in futuro solo la immatricolazione di automezzi con consumo dimezzato.

La seconda novità viene invece da Bruxelles, dove si è installata per la prima volta la Piattaforma europea per l’idrogeno e per le tecnologie a celle combustibili. Fortemente voluta dal presidente della commissione europea Romano Prodi, la struttura è guidata da 35 manager e scienziati europei, tra cui il nostro Carlo Rubbia, che è anche vicepresidente. Obiettivo di questa struttura è quello di facilitare e di accelerare lo sviluppo di tutte le tecnologie connesse.

Piccole luci, si dirà, ma segni evidenti che ormai il problema non è più quello di fare una politica di destra o di sinistra ma, più semplicemente, quello di fare solo buona politica.