SCORRIBANDA QUASI FANTASCIENTIFICA
Autore: Stefano Ceccatelli.
Mi permetterete, amici de Lo Scrittoio, di allontanarmi, sia
pur di poco, dai consueti e affidabili sentieri scientifici per
inoltrarmi di qualche passo in quella misteriosa e quasi inesplorata
terra di nessuno ai confini fra la religione e la scienza.
Ma mi avventurerò per queste lande poco frequentate ben
armato: mie armi saranno le grandi scoperte matematiche del XX
secolo, alle quali non voglio per nessuna ragione rinunciare.
Premesso ciò, lasciatemi effettuare questa breve scorribanda.
Non è passato poi molto tempo da quando gli scienziati
illuministi e positivisti cercavano di spiegare l'uomo
paragonandolo ad una macchina. "Il corpo umano
affermava l'illuminista La Mettrie (1709-1751) non è
che una macchina che monta da sé le sue molle". In
questa visione meccanica l'uomo non "ha" un corpo, ma
"è" un corpo, è unicamente materia, sia
pur una materia capace di pensare. In questa prospettiva, gli
scienziati non hanno più bisogno di Dio, che infatti viene
bollato come "ipotesi inutile" (Holbach, 1723-1789)
o comunque come "ipotesi non necessaria" (Laplace,
1749-1827). Gli esempi e le citazioni potrebbero moltiplicarsi
ma non è questa la sede adatta e, tutto sommato, un tale
elenco non avrebbe grande interesse.
Molto più interessante è riprendere l'analogia fra
l'uomo e la macchina in chiave contemporanea, vale a dire nella
nostra società caratterizzata dalla presenza, sempre più
massiccia, dei computers.
Il tema dello sviluppo di una intelligenza artificiale è
stato ed è al centro di numerosissime ricerche. Non entro
in problematiche troppo complesse, anche perché non ne
avrei le competenze. A me qui basterà tentare di rispondere
a poche semplici domande. Cosa ci dice la scienza attuale riguardo
al cervello umano? Pur nella coltre di mistero che ancora
avvolge questo nostro fondamentale organo, pare assodato che esso
sia costituito da un insieme di cellule vitali dette neuroni che,
collegate fra loro mediante le sinapsi, sono capaci di trasmettere
e ricevere impulsi di natura elettrochimica e di mettere così
in atto milioni e milioni di funzioni logiche. Lo si potrebbe
pertanto definire un insieme (o sistema) di regole (o assiomi).
E il computer, che cos'è? Non è forse anch'esso
un insieme di regole, sia pur formato da moltissimi elementi elettronici
(microtransistors) invece che da cellule complesse come quelle
neuroniche?
Se tale analogia sussiste, come sembra, viene da chiedersi: sarà
mai possibile che un computer ultrasofisticato arrivi a pensare
come l'uomo? Pare proprio di no. E cosa lo vieta? Lo vieta,
a quanto sembra, il teorema di Godel.
Kurt Godel (Brno 1906 Princeton 1978), matematico di
origine ceca, docente a Vienna dove era anche uno dei membri del
celeberrimo Circolo di Vienna, annunciò al mondo, a soli
25 anni, il Teorema che porta il suo nome e che rappresenta uno
dei vertici del pensiero matematico di tutti i tempi. Tale
teorema, che comunemente è chiamato teorema di indecidibilità,
consente di affermare che, dato un qualunque sistema di assiomi
e stabilite le regole del gioco, non è possibile, rimanendo
all'interno di quel sistema, deciderne, provarne, la coerenza
e la non-contraddittorietà. In sostanza il teorema di Godel
indirettamente ci dice che la coerenza di un sistema assiomatico
non può essere dimostrata rimanendo all'interno del sistema
stesso. Per essere sicuro della propria coerenza e non-contraddittorietà
un sistema di assiomi ha bisogno di ricorrere ad un altro sistema
più ampio, allargato, ma a questo punto cosa succederebbe?
Che i due sistemi uniti formerebbero di nuovo un unico sistema
assiomatico che di nuovo sarebbe soggetto al teorema di Godel
e che di nuovo sarebbe incapace di decidere della propria coerenza
e così via all'infinito. Dunque nessun computer
(che, giova ripetere, può essere definito come un sistema
di regole di natura logica) è in grado, da solo, di garantire
la completa coerenza delle proprie asserzioni. Ci vorrebbe un
computer infinito ma qui siamo davvero ben oltre la fantascienza!
Il lato interessante di tutta questa faccenda consiste nel fatto
che il cervello umano sembra essere il solo sistema assiomatico
in grado di eludere il teorema di Godel.
Qui, in effetti, siamo in presenza di un sistema in grado
di autopercepire la coerenza e la non-contraddittorietà
delle proprie affermazioni (l'uomo, diceva Turing, un altro pioniere
dell'informatica, non solo pensa, ma sa di pensare, sente, autopercepisce,
può dire "io" penso) e di esercitare su di esse
una radicale critica dall'interno stesso del sistema, come sta
a dimostrare la stessa esistenza di un teorema come quello di
Godel.
Come spiegare questa particolarità dell'intelligenza
umana, che la distingue da ogni intelligenza artificiale? Non
credo che la scienza potrà mai dare una risposta rigorosa
a questa domanda.
Ecco allora tornare d'attualità quell'ipotesi religiosa
che i nostri predecessori illuministi e positivisti avevavo scartato
a priori perché inverosimile. Molte cose infatti si comprenderebbero
meglio se, nel corso dell'evoluzione della specie, una "informazione"
proveniente dall'infinito assoluto (Dio) fosse entrata nei meccanismi
logici del nostro cervello. La presenza di un termine infinito
e assoluto nel "nostro" sistema fornirebbe ai "nostri"
circuiti logici quel riferimento ultimo altrimenti irraggiungibile
dalla logica comune. Chissà come saranno andate davvero
le cose. L'unica cosa sicura e che siamo di fronte a un grande
mistero. Tuttavia il grande sviluppo che il pensiero matematico
ha avuto nell'ultimo secolo ha portato a scoprire che esistono
livelli di infinito sempre più potenti e ad ipotizzare
una realtà concettuale, l'infinito assoluto, che sta al
di sopra di tutta la matematica. Certe ipotesi, pertanto, non
sono poi così inverosimili
Per approfondire
Piero Pasolini, L'avvenire migliore del passato, Città
nuova,1992, pp.161-204
Antonino Zichichi, L'infinito, B.U.R., 1994, pp.145-171.