Dalle zattere ai razzi

 

Autore: Ronald Koczor (Science@NASA)

Traduzione: Flavio Gori

 

Lo scorso mese di Aprile ci ha lasciato un grande ed instancabile ricercatore, Thor Heyerdhal. Il suo testamento spirituale ci invita a non dimenticare l'umana curiosità, la nostra necessità di esplorare per conoscere. La sua intera vita è stata una continua ricerca delle risposte che cercava nel suo specifico campo di studio: l'antropologia.

Thor era cresciuto in una famiglia che conosceva ed apprezzava la scienza. I suoi genitori, che amavano la natura e la zoologia in particolare, seppero infondere nel giovane Thor il loro amore per la scienza e gli strumenti giusti per studiare, per non far venir meno la voglia di studiare.

La madre di Heyerdhal era a capo del museo della città di Larvik (dove Thor era nato) dedicato alla zoologia e lo stesso Thor era ben lieto di occuparsene nella sua giovinezza, portandovi piccoli animali, insetti e farfalle.

Il giovane ricercatore stava già applicando il metodo scientifico alla sua passione: osservare, collezionare dati e cercare di dare un senso alle sue osservazioni. Per sua fortuna i genitori incoraggiavano questo spirito di ricerca e cercavano di dargli tutto l'aiuto possibile fin dalla più tenera età.

Dai tempi delle scuole superiori, Thor organizzava spedizioni nelle regioni più selvaggie della sua Norvegia. Le definiva "vacanze invernali". I suoi compagni di avventura erano l'amico Eric ed un cane eschimo chiamato Kazan. Mentre Kazan si occupava di trasportare il cibo per tutti, Thor e Eric erano addetti alla costruzione degli igloo dove rintanarsi per trascorrere le fredde notti e mangiare qualcosa al caldo. Anni più tardi Thor ricorderà quei momenti nel libro: Ritorno alla Natura.

All'età di 23 anni Thor e la giovane moglie lasciano la Norvegia per la Polinesia, vivendo la vita tradizionale degli isolani e studiando, tra le altre cose, lo sviluppo della vita animale in un gruppo di isole che mai sono state attaccate alla terraferma. Probabilmente gli animali sono giunti in Polinesia grazie alle navi dei viaggiatori. Si pensa infatti che la Polinesia sia stata raggiunta dagli antichi navigatori che tentavano di raggiungere l'oceano Pacifico dall'Indonesia. Heyerdhal pensava invece che anche gli abitanti della costa opposta del Pacifico (il Sud America) avessero potuto raggiungere le isole, nonostante la grande distanza che li separa.

Questa sua idea fu accolta con un certo scetticismo, tanto che Thor, ben convinto della sua ipotesi, decise di provarla. Usando materiali locali del Perù, costruì una zattera di legno e balsa che chiamò Kon Tiki e salpò dalle coste sud americane durante il 1947, raggiungendo la Polinesia dopo 101 giorni. Con il suo equipaggio navigò per 8.000 km per dimostrare che con la tecnologia degli antichi peruviani si poteva arrivare alle isole polinesiane. In questo modo potè dimostrare che la sua teoria era corretta.

Anni dopo Thor Heyerdhal attraversò l'oceano Atlantico su un battello di papiro chiamato RA II, allo scopo di dimostrare che gli antichi africani avrebbero potuto raggiungere le coste americane assai prima di Colombo.

Come si diceva, in questo modo Thor fu in grado di dimostrare che le sue teorie erano corrette, anche se questo non dimostrava che gli antichi avevano effettivamente compiuto questi viaggi. Solo che era possibile. Heyerdhal aveva dunque messo in atto il metodo scientifico che richiede idee, fatti e prove. Egli si era adoperato per mettere alla prova le sue idee.

Thor Heyrdhal non è stato l'ultimo esploratore, naturalmente. Oggi ci sono ricercatori che stanno cercando antiche forme di vita nel deserto di Gobi (Mongolia); oppure nelle profondità marine alla ricerca di forme di vita mai prima incontrate; altri scrutano i cieli allo scopo di individuare forme di vita extraterrestri. Vi sono studiosi che cercano di capire il comportamento nello spazio in condizioni di minima gravità, dei materiali che usiamo ogni giorno sulla Terra. Alcuni scavano nella Terra per capire da dove veniamo, mentre altri guardano nello spazio per capire dove andremo.

Tutti gli scienziati hanno qualcosa in comune oltre alla loro inesauribile curiosità: il mezzo grazie al quale arrivare a verificare le loro idee, le loro teorie.

Colombo aveva le sue tre Caravelle, Heyerdhal le sue zattere e gli esploratori di oggi hanno lo Space Shuttle o la International Space Station. Tempi diversi, altri oceani, diverse tecnologie di navigazione ma tutto serve per portarci verso nuove frontiere.

Gli esploratori hanno anche bisogno di qualcuno che aiuti il loro desiderio di straordinario. Possono essere i genitori, gli insegnanti o gli amici, i parenti. Figure importanti per incoraggiare e fornire gli strumenti adatti per andare avanti, per mantenere e sfruttare le opportunità per imparare qualcosa di nuovo e per mettere in pratica le nuove conoscenze.

Gli esploratori dello spazio usano i loro potenti razzi. Vi sono ricercatori che traggono informazioni importanti per i loro studi dal lancio di razzi delle dimensioni di una bottiglia, che viaggiano per qualche centinaio di metri per poi tornare verso Terra con un paracadute. Il Centro di Volo Spaziale di Marshall in Alabama (USA), ha già da qualche tempo iniziato ad incoraggiare i giovani studenti esploratori ad imparare a costruire ed a lanciare piccoli razzi, fornendo loro anche il supporto finanziario.

La Student Launch Initiative permette a tre scuole superiori ed una universitaria, di progettare e costruire questi piccoli razzi e di lanciarli dal Redstone Arsenal Test Range in Huntsville, Alabama. Durante le esercitazioni gli studenti imparano come impostare un progetto, progettando un razzo ed analizzando le prestazioni e la sicurezza dello stesso.

Dopo il lancio i voli sono studiati dagli studenti, che cercano di evidenziare quello che era fatto bene e quello che non andava.

I razzi delle scuole superiori sono lunghi 1,5 metri, larghi 10 cm e pesanti 5,5 kg. Ogni razzo ha un altimetro che permette di verificare l'altezza raggiunta, tenendo presente che la meta è raggiungere i 900 metri, rientrando a Terra pronti per una nuova missione.

Quelli degli universitari sono razzi più grandi: lunghi 4 metri, larghi 20 cm e pesanti 27 kg, debbono raggiungere i 3.000 metri di altezza ed il loro motore è più potente di quello dei loro colleghi delle scuole superiori di circa 10 volte.

Entrambi questi razzi devono volare almeno due volte. Questi esperimenti sono diventati molto popolari e la NASA ha ricevuto molte richieste di partecipazione, tanto da aver ormai completato anche il programma per il prossimo anno.

Lo spirito dell'esplorazione richiede costante nutrimento. Lo sapevano bene i genitori di Thor Heyerdhal e lo sanno bene anche coloro che finanziano questo Progetto della NASA dedicato ai giovani studenti, com'è bene che lo tengano presente gli insegnanti di ogni ordine e grado.

Forse qualcuno di questi giovani diventerà un nuovo Heyerdhal o un altro Neil Armstrong (il primo uomo a scendere sul suolo lunare). Sarebbe solo un'ulteriore dimostrazione che sono le persone normali a compiere imprese straordinarie!

 

Approfondimenti:

Articolo in originale su Science@NASA

Il sito ufficiale di Student Launch Initiative:

Thor Heyerdhal e le sue spedizioni