IL MEGASPAZIO
Autore: Laura Gori
L'osservazione del cielo implica
l'osservazione di uno spazio grande
trovandosi in uno spazio grande. Non sembri strano, ma in questa
attività, a
prima vista semplicissima, è facilissimo disorientarsi.
I bambini piccolissimi fanno osservazioni, sensate esperienze
e pongono
serie domande, alle quali gli adulti ed anche i ragazzi appena
più grandi
danno risposte stereotipate, comiche, anche se poco fantasiose,
tutte, nelle
intenzioni ma soltanto in queste, fedeli alla rivoluzione copernicana!!
I giochi all'aperto fanno maturare,
pur in modo inconsapevole, esperienze
geometriche legate al megaspazio, ma oggi i ragazzi vivono e giocano
per lo
più in luoghi chiusi e la loro esperienza geometrica, soprattutto
con i
giochi al computer, è legata alla rappresentazione dello
spazio, mentre
risultano molto povere le esperienze dirette nello spazio reale.
Gli adulti sono abituati a guardare lo spazio più attraverso
le sue
rappresentazioni che attraverso l'esperienza diretta: ma non è
automatico
trasferire nello spazio reale più grande le competenze
acquisite (lavorando
su foglio, risolvendo problemi, dimostrando teoremi).
Di qui il disorientamento nel megaspazio.
Alcune premesse utili nelle "didattica del cielo, adatte a tutte le età.
1 - Sistemi di riferimento
Ognuno di noi guarda con un sistema
di riferimento orientato.
Due osservatori vedono la stessa configurazione o lo stesso fenomeno
secondo
uguaglianze dirette o inverse.
Le parole alto-basso, destra-sinistra, senso orario-senso antiorario
si
invertono per osservatori-sistemi di riferimento inversamente
uguali.
Il cielo disorienta. Se guardo
a Sud, vedo che il cielo ruota in senso
orario, se guardo a Nord il cielo ruota in senso antiorario. Com,è
possibile
se il cielo non si "rompe", ma "è tutto
insieme"?
Ho semplicemente voltato le spalle per guardare ...
2 - I punti cardinali
Due osservatori che guardano a Nord hanno sguardi paralleli.
Non è immediato, anzi (quasi)
sempre è tutto molto confuso: il Nord per lo
più è in alto, a volte è un punto su una
parete, un punto del panorama,
altre volte un punto davanti a noi...
Una bussola (a parte i problemi
legati alla declinazione magnetica, che in
questo caso sono irrilevanti) mette subito in evidenza il parallelismo.
Ancora una volta le parole traggono
in inganno: non si tratta di punti, ma
di direzioni.
La culminazione del Sole avviene
sempre nella stessa direzione: l'ombra alla
culminazione dà la direzione Nord-Sud, il meridiano, che
si può disegnare.
C'è molta meraviglia perché
il meridiano, si sa, è una linea immaginaria!
Di nuovo immaginario contrapposto a reale, quando invece si tratta
di linee
di riferimento.
Che significato ha porsi la domanda se sono reali o no?
Avrebbe senso chiedersi se l'asse delle x del piano cartesiano
è reale?
3 - Le ombre sono tutte parallele?
Sono o sembrano parallele?
Le ombre sono parallele se e solo
se il Sole è all'infinito. Ma il Sole è a
otto minuti-luce ...
Si tratta di scegliere il modello
matematico che funziona per descrivere
questa realtà: in questo modello le ombre sono parallele
ed il Sole è all'infinito.
Perché identificare la realtà col modello che la
rappresenta?
? 4 - Il Sole e la Luna ci seguono.
Si sa che non è vero, ma
chi guarda vede questo, soprattutto lo notano i
bambini piccoli che chiedono perché.
La spiegazione più frequente che abbia sentito è
questa: non è il Sole che
si muove, quindi non ci viene dietro, è la Terra che si
muove!
Ecco la spiegazione del nostro
modello: il Sole e la Luna non sono punti, ma
direzioni.
Sono così lontani che nel nostro modello sono all'infinito.
5 - Anche le stelle non sono punti, ma direzioni.
Quando si vuol vedere una stella
indicata da un'altra persona, non riusciamo
a trovarla, non è come cercare con lo sguardo un oggetto
del panorama, si
mira male.
Col Sole o con la Luna non si percepisce questa difficoltà
perché la loro
luce ci indirizza, non abbiamo necessità di seguire le
indicazioni.
Il fatto è che nel mirare
una stella gli sguardi non convergono, come invece
succede per le cose che stanno in terra.
E se gli sguardi non convergono allora gli sguardi sono paralleli
(o
sembrano paralleli): in questo disorientamento ci si accorge del
parallelismo tra i nostri sguardi e si percepisce la distanza
infinita.
Queste alcune domande e risposte
che mi sono venute in mente.
Ne avete altre? Che ne pensate delle risposte fornite e del modello
rappresentativo costruito? Mi farebbe piacere ricevere osservazioni,
pareri,
contraddittori.
Scrivetemi al mio indirizzo di posta elettronica: goritoti@dada.it