La misura della misurazione.

 

Autore: Flavio Gori

 

 

La fisica studia una grande quantità di fenomeni. Passa dal micro al macro ed oltre con relativa disinvoltura, pur servendosi di meccaniche in aperto contrasto, nei due diversi settori.
Dato che ogni nuova teoria fisica, una volta accettata, non può definirsi come valida in assoluto, ma solo in attesa di una nuova e più precisa, non possiamo mai essere certi che quanto accertato dalle teorie vigenti al momento, sia la verità. Possiamo magari pensare alle teorie come ad una sorta di approssimazione della effettiva realtà che ogni teoria porta con se. Certamente questo aspetto dovrebbe essere ben chiaro nella mente di ognuno di noi, qualunque sia l'epoca che si trova a vivere. In ogni epoca la fisica ha ritenuto di essere ormai in grado di poter spiegare il tutto, salvo poi restare imbarazzata di fronte a nuove teorie che meglio descrivono l'apparente realtà delle cose.
E' questo un aspetto importante anche quando abbiamo a che fare con ipotesi relative a fenomeni apparentemente ben chiariti dalle teorie vigenti. Molto spesso gli stessi fenomeni hanno radici diverse da quanto fino ad allora ritenuto e questo porta talune volte a dover abbandonare "certezze" fisiche per altre, sempre destinate ad essere sostituite da altre migliori.
Questo può avvenire anche per aspetti cosmologici che implichino la posizione del Sistema Solare e le leggi che regolano l'Universo.
Cosa sappiamo adesso della forma dell'Universo e delle sue dimensioni? Cosa rappresenta la storia dell'umanità in confronto alla vita dell'Universo? Qual è il rapporto fra la vita dell'Universo e la nostra di esseri umani? E con la nostra storia scientifica? Rispondere a queste semplici domande ci porta inevitabilmente a considerare in maniera meno definitiva alcuni concetti che diamo talvolta per scontati. Ad esempio: con i nostri strumenti (ottici, infrarossi, microonde, radio ecc.), abbiamo una determinata percezione dell'Universo. Possiamo dire che sarà la stessa fra, esempio, 100.000 anni? E cosa rappresentano 100.000 anni nella vita dell'Universo?

Cerchiamo di essere più chiari con un esempio molto semplice, un po' favolistico, ma adeguato nelle scale: immaginiamo di essere gli abitanti di una particella che vive nel nostro corpo. Diciamo che siamo gli abitanti di una piastrina (vita media 10 giorni) che corre all'interno dei nostri corpi trasportata dalla pressione sanguigna. La nostra vita in confronto alla vita della piastrina (la Terra) è assai breve. La vita della piastrina in confronto all'intero corpo (l'Universo) è risibile. Cosa dire della nostra vita di abitanti della piastrina nei confronti del corpo (l'Universo che ci ospita)?

Se la nostra epoca esiste mentre la piastrina attraversa il dito indice della mano sinistra, potremo mai avere coscienza di quello di cui potranno rendersi conto gli abitanti che vivranno quando attraverserà una gamba o il torace? Un ambiente angusto come un dito, permetterà di rilevare leggi fisiche simili a quelle di cui avremo percezione attraversando un torace?
Probabilmente saremo in presenza di esperienze molto diverse, seppure ognuna corretta per la propria posizione all'interno del corpo principale. Ma ci saranno gli strumenti che permetteranno ai nostri pronipoti di capire questa variazione o sembrerà loro che i precedenti risultati erano frutto di incomprensibili errori e/o errate teorie fisiche? Le apparenti leggi della fisica, della cosmologia, saranno confermate nel dito indice, nella gamba e nel torace? Anche nei piedi e nella scatola cranica? Chi può dirlo? Certamente potranno dare adito a qualche perplessità ma, a nostro parere, il problema base resta quello dei concetti fondamentali e delle capacità di effettuare misurazioni precise, che sarebbero anche in grado di farci rilevare la nostra posizione descrivendo l'ambiente in cui ci muoviamo, sia esso un dito indice o una mano.

La capacità di elevata precisione nelle misurazioni è figlia anche delle teorie, dei concetti base che ci portano nuove forti teorie e della tecnologia che queste idee rendono possibile. Usualmente le idee base precorrono la tecnologia su cui si ripercuotono i concetti teorici. Minore sarà il gap fra queste due scienze, migliore sarà la nostra percezione della realtà e minore sarà la distanza che ci separa da quello che i nostri sensi ed i nostri strumenti percepiscono e la effettiva realtà delle cose intorno a noi.

Un'ulteriore necessità che sentiamo qualche volta, è quella di ridurre problemi di grande portata (inteso come enormi energie e spazi) a situazioni di più basso livello, nei quali energie e spazi siano proporzionalmente ridotti, anche di diversi gradi. In questo modo possiamo meglio realizzare eventi altrimenti assai difficili da capire, date le enormi forze e gli enormi spazi in gioco. Spesso sono tali da riuscire troppo complessi per essere capiti da una mente umana. Almeno nel nostro caso.
Un esempio a nostro parere calzante è quello connesso con le misure fornite grazie alla Relatività Generale di Albert Einstein, usualmente accertate come molto precise. Noi siamo umilmente d'accordo e consideriamo molti lavori di Einstein assolutamente straordinari e testimoni di una capacità di astrazione fuori del comune. Anche nel caso dei suoi tentativi (forse mai terminati) di produrre una Teoria del Campo Unificato.
Abbiamo comunque una piccola eccezione basata sulla velocità della luce e la sua conservazione nel tempo. Ci risulta ostica l'asserzione che la velocità della luce (energia elettromagnetica) è costante nel tempo. Se il tutto ha avuto inizio con un'esplosione, in quel momento la velocità di propagazione della luce doveva essere più rapida di quanto noi osserviamo oggi. Ed oggi sarà più rapida di quella che potranno osservare i nostri pronipoti fra 100.000 anni, ammettendo di usare strumenti con le stesse caratteristiche di precisione ed usati con la medesima tecnica.
Una piccola evidenza di questo possiamo averla facendo esplodere un qualcosa, una volta certi di saper fare le cose in maniera sicura. All'inizio vi è una fase inflattiva in cui le energie sprigionate hanno grande velocità di allontanamento rispetto al punto di emissione. In seguito le forze rallentano fino a fermarsi. Si tratta di una similitudine di non grande spessore, ne conveniamo. Inoltre le forze gravitazionali in gioco dovrebbero essere assai diverse, ma possiamo prenderla in esame per cercare di ridurre alla nostra esperienza quotidiana, anche fenomeni enormi. Un modo per tentare di rendersi conto.
Possiamo ragionevolmente dire che è una similitudine errata? Le scoperte tecnologiche derivanti dalla teoria, in special modo quelle relative alle capacità di misura, risolveranno il problema non appena sarà possibile. La precisione e l'effettiva realtà della misurazione, assumono un valore base. Alterando questo non possiamo essere certi del nostro lavoro. Nella nostra epoca, grazie agli avanzamenti connessi con la fisica del secolo scorso, abbiamo iniziato ad intravedere la possibilità che la nostra capacità di misurare è insufficiente e non del tutto adatta a recepire correttamente la realtà, almeno per come era intesa nella fisica classica. Finchè non avremo una teoria che ci permette di capire la realtà in cui siamo calati, non potremo ragionevolmente pensare di poter creare gli strumenti di misurazione idonei ad illustrare il nostro ambiente.

Ci sembra una conclusione interlocutoria ma corretta. A meno che non ci venga in mente un'ulteriore possibilità: cosa sappiamo in concreto per stabilire che esiste una sola ed unica realtà e non più di una, magari basate su frequenze di risonanza (o una qualunque altra cosa) diverse. Magari coabitiamo tutti sulla stessa Terra ma in maniera del tutto indipendente e, neanche volendo, le diverse realtà possono entrare in contatto. Le forme di materia sono così diverse che "A" non può avere cognizione della presenza della materia che costituisce "B" e viceversa. Non è poi una situazione del tutto impossibile o totalmente astratta. Basti pensare alle onde radio che convivono tutte insieme e permettono trasmissioni contemporanee, senza disturbarsi a vicenda. A meno che un'emissione non sia così potente da creare interferenze con un'altra vicina di frequenza. A pensarci bene anche questo caso potrebbe essersi verificato parlando di contatti fra quelle che potremmo a questo punto definire dimensioni diverse: quante volte abbiamo avuto credibile notizia di persone che paiono in contatto con altre dimensioni? Magari non tutto è frutto di burloni o turbe psichiche in genere. Ricordiamo un calzante pensiero in proposito di un grande logico del secolo scorso, Kurt Goedel, che in una lettera alla madre le rammentava come i falsi medium, lungi da dimostrare la falsità di queste realtà, sono invece un servizio fornito a tutti quelli che queste verità vorrebbero negare.
Secondo alcuni osservatori, le soluzioni che Goedel ha con successo elaborato per la Teoria della Relatività di Einstein (il lavoro noto come "Universi in Rotazione") poteva in effetti configurare una possibilità di viaggiare nel tempo, in particolare verso il passato.

Se molti scienziati hanno ragione ed il tempo non scorre nel modo in cui noi abbiamo una così forte percezione (o abitudine), o non esiste del tutto, dove e cosa stiamo vivendo? Stiamo perdendo qualcosa di fondamentale su quanto ci circonda. Per quale motivo non riusciamo a renderci conto di questo qualcosa?

Potremmo pensare, fra le varie cose di cui non si ha percezione, a quella forza che sposta il Sistema Solare e le varie costellazioni verso una certa direzione, come alla pressione sanguigna nell'esempio della piastrina? Chissà, forse è così. In questo caso, considerando i tempi di vita sopra esposti o ipotizzati, un battito del cuore potrebbe essere visto come un "Big Bang" da cui tutto pare nascere. Ma non sarebbe così, seppure ad ogni "bang/battito" corrisponde una maggiore energia che fa viaggiare le piastrine e gli altri oggetti dell' "universo" ad una velocità che un osservatore posto su una piastrina, potrebbe misurare come inflattiva e ben diversa da quella che avremmo qualche "tempo" dopo. Chissà.