NASA mise in cantiere il Progetto Inspire sul finire degli
anni 80, per la precisione nacque all'interno del Centro di Volo
Spaziale Goddard che ha la sua sede a Greenbelt nel Maryland.
Gli scopi erano almeno 2:
Avvicinare gli studenti medi allo studio delle questioni legate
alla cavità Terra-Ionosfera e delle materie connesse alla
propagazione delle onde radio nel range detto VLF dove si possono
rilevare tutta una serie di emissioni di carattere naturale, abbinando
la parte teorico-pratica che si svolge normalmente nelle scuole,
con la ricerca sul campo operando su attività di ricerca
sia organizzate direttamente dagli insegnanti, sia condotte dall'ente
spaziale americano. Inoltre gli insegnanti hanno potuto organizzare
una serie di lezioni tenute con i ricercatori di NASA Inspire
all'interno delle rispettive scuole, allo scopo di offrire ulteriori
occasioni di studio ai propri studenti.
L'altro obiettivo era di Creare concrete sinergie fra la ricerca professionale e quella amatoriale che in svariate occasioni aveva dimostrato un valore indiscutibile, tanto che la stessa NASA decise di aprirle le porte per una collaborazione che negli anni si è dimostrata assai fruttuosa.
Dopo un'esperienza che potremmo definire di prova nel 1989, NASA Inspire ha organizzato il primo esperimento durante la missione Space Shuttle STS 45 nella primavera del 1992. Questo ebbe una grande risonanza in tutto il mondo e vi parteciparono studenti e ricercatori amatoriali sparsi nei vari continenti, oltre ai ricercatori di NASA e di alcune basi scientifiche che gli Stati Uniti mantengono al Polo Sud. L'operazione era battezzata SEPAC e consisteva nell'emissione di fasci di elettroni da un acceleratore di particelle posto sulla navetta spaziale americana, mentre i ricercatori a Terra dovevano registrare la banda radio fra 2 e 22 khz alla ricerca del tipo di segnali che questi elettroni avrebbero potuto innescare a livello del suolo.
Sulla superficie terrestre l'acquisizione di queste frequenze deve fare i conti con una serie di problemi derivanti dal fatto che vi si trovano forti armoniche dei 50 Hz, la frequenza che ci porta la corrente elettrica nelle case. Tali armoniche sono così potenti da invalidare le registrazioni, coprendo i deboli segnali di nostro interesse. Non avendo a disposizione le complesse apparecchiature filtranti necessarie, gli studenti ed i ricercatori amatoriali debbono allontanarsi di almeno 1 km dalle linee elettriche e questo comporta di trovarsi in aperta campagna, o in mare. Se consideriamo che di norma queste esperienze vengono condotte durante la notte e quasi mai d'estate, si comprendono le difficoltà logistiche a cui si sottopongono senza batter ciglio gli appassionati, a testimonianza che le difficoltà possono venire superate quando è presente un forte interesse.
In seguito queste sessioni si sono ripetute a cadenza semestrale anche grazie alla collaborazione di IKI l'agenzia spaziale russa che ha messo a disposizione la navicella MIR per una serie di emissioni dallo spazio negli anni successivi. A questo proposito vorrei citare la collaborazione fornita da un altro membro di Inspire, Stas Klimov, responsabile del Laboratorio di Ricerca del Campo Elettro Magnetico dell'Accademia delle Scienze di Mosca, attualmente al lavoro per l'International Space Station ed i mini satelliti della serie COLIBRI'.
Come Inspire Italia ed Europa abbiamo organizzato alcune delle
maggiori sessioni di registrazione, in coincidenza con avvenimenti
astronomici, come quello della frantumazione della cometa Shoemaker-Levy
nell'atmosfera di Giove nel 1994, o di missioni NASA di particolare
rilievo come quella che nel 1996 fu la Tethered ovvero il cosiddetto
satellite al guinzaglio, dispiegato dall'equipaggio dello Space
Shuttle di cui faceva parte il primo astronauta italiano: Franco
Malerba.
Nel '99 NASA accettò e pose in operatività un nostro
progetto dedicato allo studio delle eventuali impronte rilasciate
nelle onde radio molto lunghe, connesse con l'ingresso in atmosfera
delle piccole meteoriti dette Leonidi intorno alla metà
del mese di Novembre. Missione ripetuta nello stesso mese dell'anno
successivo.
A proposito di queste ultime, mi perdonerete, vorrei aggiungere
che si tratta di missioni a cui sono particolarmente legato non
solo per i pur importanti aspetti collegati alla ricerca, ma anche
perché NASA decise di dedicare il ricevitore impiegato
nelle missioni a mia figlia Marina, che all'epoca aveva 4 anni.
Il Marina VLF receiver è tuttora in attività presso
il centro di volo spaziale di Marshall in Alabama e tramite questo
l'intera comunità internazionale può registrare
i segnali naturali captati che vengono da lì rilanciati
in tutto il mondo via Internet.
Sempre nel corso del '99 NASA-Inspire iniziò una collaborazione,
tuttora in essere, con i ricercatori dell'Hessdalen Project dedicata
allo studio dei fenomeni luminosi che appaiono nella valle di
Hessdalen, in Norvegia. La nostra proposta è un progetto
di ricerca specifico in VLF, primariamente dedicato al campionamento
del rumore elettromagnetico di fondo normalmente presente in valle
(e fino ad allora mai acquisito), per poi tentare di capire se
questo viene in qualche modo perturbato dall'apparire dei suddetti
fenomeni di cui accenneremo in seguito.
Un aspetto singolare che ha in una certa misura contribuito a
coagulare un buon interesse intorno ai fenomeni naturali nella
bassa banda radio è legato ai suoni che da questi eventi
scaturiscono. Questi possono attrarre anche l'ascoltatore non
specialista e probabilmente anche per questo motivo i media internazionali
hanno dimostrato una certa attenzione. Solo per parlare dell'anno
in corso ricordiamo che Channel 4 della BBC, con la collaborazione
di Inspire, ha dedicato un'intera trasmissione alle CANZONI DELLA
TERRA, così aveva intitolato il servizio mandato in onda
in prima serata il 31 Marzo.
Nello stesso periodo altre emittenti si sono occupate di quella
che viene talvolta definita RADIO NATURA per sottolineare il tipo
di emissioni naturali. Fra queste emittenti segnaliamo Radio 24
e Radio Budapest che, con la nostra collaborazione, hanno dedicato
alcune trasmissioni al fenomeno di Hessdalen e Radio Natura in
coincidenza con la prima conferenza dedicata alla "Ricerca
Italiana nella valle di Hessdalen" che si è tenuta
il 27 e 28 marzo di quest'anno nella città di Cecina ed
organizzata dalla nostra rivista telematica "LoScrittoio.it"
in collaborazione con l'Associazione Culturale "Punto d'Incontro"
presieduta da Vania Partilora. L'organizzazione è stata
aiutata dalla fattiva collaborazione, oltre che di Inspire, dell'intera
amministrazione comunale di Cecina, della provincia di Livorno
e della regione Toscana. Il presidente del Polo Scientifico e
Tecnologico MAGONA, Severino Zanelli ed un suo collaboratore,
Roberto Puccetti, hanno partecipato con importanti contributi
e lo stesso ha fatto l'Associazione dei Giornalisti Europei grazie
alla collaborazione offerta da Luigi Cobisi.
E' interessante notare come la conferenza cecinese abbia visto
la presenza dei ricercatori italiani e norvegesi coinvolti nei
lavori, di giornalisti italiani e norvegesi, ma anche del sindaco
di Alen, Ivar Volden, e dell'assessore Thor Stuedal a testimoniare
l'interesse ed il coinvolgimento della popolazione locale nel
nostro tentativo di capire le radici scientifiche di quello che
viene ormai riconosciuto in tutto il mondo come il fenomeno di
Hessdalen.
Con questa definizione si intendono quelle luci che appaiono nella
bassa atmosfera di questa piccola e remota valle della Norvegia
centro meridionale che dista circa 200 km dal confine svedese,
la cui popolazione è intorno ai 150 abitanti.
In questa regione da moltissimi anni, la popolazione è
testimone di eventi luminosi nella bassa atmosfera che sono stati
confinati nella leggenda fino all'inverno 1984, quando un ingegnere
norvegese dell'Osftold College, Erling Strand, decise di capirne
di più installando una serie di strumenti per registrare
i fenomeni nella banda ottica, infrarossa e radio UHF, le onde
radio molto corte.
I colori e gli apparenti comportamenti che questi fenomeni luminosi
hanno, sono molto vari: si va dal bianco brillante al giallo,
dal blu al rosso ed arancione. Si muovono lentamente, ma anche
in maniera assai veloce. Possono stare immobili per pochi secondi
o per molti minuti, per poi scomparire lentamente o in maniera
repentina nell'aria, come cadere lentamente a terra dove hanno
anche lasciato impronte a spirale nella neve fresca, a testimonianza
di un movimento rotatorio sul proprio asse.
Sono state riportate e filmate luci che accelerano improvvisamente,
cambiano direzione ed altezza, pulsano ed in un caso hanno anche
cambiato ritmo di pulsazione dopo essere state colpite da un fascio
laser. Nella maggior parte dei casi si tratta di luci che racchiudono,
al proprio interno, luci più piccole, anch'esse ruotano
vorticosamente. In alcuni casi sono state filmate mentre vengono
espulse dalla luce principale per poi farne rientro.
Insomma un vero puzzle che la scienza non è ancora riuscita
a comporre dopo esattamente 20 anni di studio.
Personalmente sono stato in valle nel 2001 e 2002 grazie al contributo
finanziario e logistico di Inspire, del Comitato Italiano per
il Progetto Hessdalen (centro privato di ricerca con sede a Bologna),
di EMBLA (Consorzio fra i Ricercatori Italiani e Norvegesi che
si occupano degli studi) e dell'Hessdalen Project, il nucleo originario
dei lavori scientifici in valle. Oltre ad occuparmi dell'acquisizione
e registrazione dei segnali in bassa banda radio, ho avuto la
possibilità di parlare con diverse persone che vivono in
questa valle, molte delle quali hanno avuto personale esperienza
dei fenomeni. Grazie alla loro disponibilità ho potuto
conoscere alcuni aspetti che non erano noti al di fuori della
valle, ad esempio che i primi racconti risalgono alla fine del
1700, mentre i primi rapporti scritti conosciuti datano 1908.
Questo porterebbe a considerare il Fenomeno di Hessdalen come
ad un tipico fenomeno naturale, non indotto da attività
legate a moderne tecnologie umane.
Molte teorie sono state sviluppate per cercare di risolvere l'enigma
ma, al momento, nessuna pare in grado di spiegare compiutamente
le caratteristiche del fenomeno. Personalmente sono interessato
agli aspetti legati al possibile innesco dovuto al livello di
densità elettronica nella plasmasfera e le precipitazioni
degli elettroni verso la superficie terrestre. Il livello di densità
elettronica è uno dei pochissimi parametri misurabili che
hanno una certa attinenza con la presenza statistica delle luci.
Nelle onde radio VLF il mio lavoro propone la possibilità
di discriminare l'esistenza del fenomeno, rispetto al rumore di
fondo definibile come standard, nel caso in cui attraversasse
un periodo di esistenza senza essere visibile otticamente.
Si parte dall'ipotesi, proposta dall'astrofisico Massimo Teodorani,
che si tratti di sacche di energia entro contenuta che potrebbero
attraversare la valle prima di aprirsi e rilasciare l'energia
contenuta al loro interno che a quel punto diviene visibile. L'ipotesi
è di rilevare indirettamente il passaggio delle SCEB (Self
Contained Energy Bags) che si potrebbero presentare come un debole
segnale di carattere Doppler distribuito in banda, che va a perturbare
il rumore standard in VLF. Alcuni indizi che rispettano le caratteristiche
geometriche e di ampiezza suesposte sembrano effettivamente presenti
negli spettri registrati.
Queste ipotesi sono state discusse e sono dunque un ulteriore
esempio di collaborazione fra le due sponde dell'Atlantico ed
oltre Klimov, Pine e Taylor, voglio citare la preziosa collaborazione
fornita da un altro membro di Inspire, Dennis Gallagher, fisico
del plasma presso il centro di volo spaziale di Marshall in Alabama.
Allo stesso tempo desidero ringraziare alcuni ricercatori dell'IROE
(ora INAF) di Firenze per il loro determinante contributo: Luciano
Cianchi, Luigi Ciraolo e Paolo Moretti. Un'ulteriore e significativa
collaborazione per Inspire.
Nel corso della missione 2002 Stelio Montebugnoli ed i suoi collaboratori
dei Radio Telescopi di Medicina (BO) avevano messo a punto un
radar in grado di scandagliare la valle sulla frequenza di 430
MHz e con questo strumento, rilevarono in una serie di osservazioni,
alcuni picchi che potevano essere collegati al transito di un
qualche cosa non visibile otticamente (forse particelle energetiche),
la cui velocità di spostamento ben si collega con quanto
rilevato in VLF ed alla base dell'ipotesi SCEB. Nonostante le
ripetute osservazioni, rimanemmo un pochino perplessi, ma dopo
che furono pubblicate le risultanze di queste ricerche abbiamo
ricevuto conferme da parte di altri ricercatori norvegesi (non
coinvolti su Hessdalen), che simili picchi erano apparsi anche
alcuni anni prima sui loro radar in aree diverse della Norvegia,
lasciando anche loro un po' spiazzati.
Potremmo forse pensare che queste sacche di energia (se di questo
si tratta) non siano un patrimonio esclusivo di Hessdalen, ma
che lì (e da qualche altra parte del mondo, dove in effetti
si registrano simili eventi) per qualche motivo di carattere locale
queste sacche si rompono ed i fenomeni diventano visibili.
Ulteriori studi sono al momento in essere. Ci auguriamo che possano servire per far avanzare la conoscenza di questo autentico enigma del terzo millennio, magari con l'aiuto di un maggior numero di esperti, specialmente nei campi della chimica e della geologia.
Alle soglie dell'anno 2005, la comunità che si ritrova in Inspire ha ormai alle spalle 15 anni di attività con un'esperienza consolidata di lavoro di gruppo nonostante la grande distanza geografica che in alcuni casi ci separa. Il clima di collaborazione che vi si respira è esemplare ed il fatto stesso che il progetto legato al Marina VLF receiver fu ricevuto, accettato e messo in opera in meno di 20 giorni da quando l'avevo inviato, la dice lunga sull' approccio che ha NASA in relazione alle proposte.
E' da sottolineare l'importanza per lo sviluppo di questi studi che ha avuto la rete Internet, che ha permesso di tagliare drasticamente i tempi necessari allo scambio di dati ed informazioni. Facciamo un esempio: prima di Internet per avere un parere diverso su una registrazione si doveva inviare la cassetta audio al collega con cui si voleva avere lo scambio. Nella maggior parte dei casi questo avveniva con qualcuno che si trovava in America. Questo comportava circa 15 giorni di attesa affinché il nastro arrivasse a destinazione. Adesso il file audio arriva in pochi secondi in qualunque parte del mondo. Uno straordinario salto generazionale.
Internet ci permette di usare strumenti con cui mettere a conoscenza degli interessati e condividere con tutti loro nello stesso momento ed in tempo reale le proprie ricerche, analisi, dubbi e progetti. Creare forum sul momento, senza particolari processi tecnici o burocratici da installare ed a costo zero. Ci permette di pubblicare in rete i nostri lavori, scientifici e divulgativi, in maniera rapidissima e con costi incomparabilmente più bassi che non su carta. Con grande sollievo dei nostri boschi e foreste.
Siamo del tutto d'accordo con quanto espresso dagli organizzatori
di questa Open Network, ovvero sulla necessità di creare
un forum telematico per lo scambio e la condivisione delle rispettive
esperienze e ricerche non solo per le onde radio ma anche per
altre branche della scienza, contribuendo a creare un vasto ambiente
di ricerca. Siamo convinti che possa essere uno strumento fondamentale
per l'avanzamento omogeneo della ricerca ma anche dell'informazione
scientifica nonché divulgativa in tutto il mondo.
Inoltre ed anche su questo abbiamo insistito spesso su LoScrittoio.it,
si sente ormai distintamente la necessità di ritrovare
una maggiore collaborazione fra la ricerca tecnica e quella umanistica,
la cui separazione riteniamo non porti aspetti positivi né
all'una, né all'altra.
E' con questi auspici che concludiamo questa incompleta presentazione dell'attività di Inspire Project, augurando ogni bene all'OPEN NETWORK FOR A NEW SCIENCE a cui diamo sin d'ora la nostra massima disponibilità ad una fattiva collaborazione, ringraziando nuovamente tutti voi dell'attenzione che ci avete riservato.