Il petrolio, l'Agenzia Internazionale per l'Energia e il 2030.



Autore: Flavio Gori


Secondo un interessante articolo pubblicato dal Financial Times il 28/10/2008, il petrolio che nel mondo viene estratto sta diminuendo al ritmo del 9.1% all'anno.

Per mantenere il livello che si stima necessario a causa delle sempre maggiori richieste da Paesi come Cina e India (ma anche molti altri), sarebbero necessari investimenti molto cospicui, dell'ordine di 360 miliardi di Dollari americani da qui fino al 2030. Tale livello d'investimento per quanto assai elevato, non sarebbe in grado di mantenere il livello attuale, ma solo di assestare la diminuzione di estrazione, a un meno 6.4% che al momento si ritiene sufficiente per le previste necessità nel breve-medio periodo, anche a causa della crisi economica che attanaglia l'intero Pianeta.


Queste analisi non sono frutto dell'opera dei peraltro più che valenti giornalisti di FT, ma arrivano niente meno che dall'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) nel suo report annuale World Energy Outlook, una cui copia non definitiva il Financial Times è entrato in possesso. Ricordiamo che la IEA pubblicherà ufficialmente il report nel prossimo mese di Novembre.


Il punto è che per mantenere gli attuali corsi d'estrazione saranno necessari investimenti molto forti con la ricerca di nuovi pozzi petroliferi in grado di sostituire molti degli attuali ormai considerati maturi e quindi da questi non ci si aspettano ulteriori grandi quantità di oro nero.


Giustamente la IEA riflette sulla possibilità che da queste realtà consegua un aumento del prezzo del barile a fronte di un periodo di domanda depressa dalla crisi economica e quanto potrà derivare da tutto questo.


In ogni caso le attuali previsioni per il consumo di carburanti derivati dal petrolio nel 2030 sono di 106, 4 milioni di barili al giorno, con una marcata diminuzione rispetto alle previsioni dello scorso anno che davano 116,3 milioni di barili. Ma dobbiamo tenere presente che anche le ultime stime sono state fatte circa un mese fa e non tengono quindi conto degli ultimi accadimenti finanziari con quanto ne sta derivando nell'economia mondiale.


Già da queste stime si evince che la maggior parte del consumo previsto da qui al 2030 sarà opera dei Paesi dalle economie  oggi definite emergenti, mentre nei Paesi sviluppati è previsto un decremento dei consumi nell'ordine del 59% rispetto al 2007. Se tali ipotesi saranno confermate, si tratta della più chiara indicazione che il fulcro dell'economia internazionale si sposterà dai Paesi Occidentali e dal Giappone verso le Nazioni attualmente definite emergenti.


Eppure nelle Nazioni al momento definite sviluppate non si hanno sentori di tale rischio e si continua a vivere come se niente di anomalo fosse all'orizzonte. Novelle Repubbliche di Weimar si continua a sostenere un tipo di sviluppo, un modo di vivere che non è adeguato alle possibilità delle nostre Nazioni e tale comportamento è colpevolmente aiutato anche da tutti quei politici che continuano a sbracciarsi richiedendo attenzione alla crescita rispetto ad un modello di sviluppo che è palesemente impossibile. Adesso questo viene certificato anche da uno dei massimi organismi del Capitalismo Energetico internazionale, la International Energy Agency, ma nessuno sforzo concreto è stato compiuto per capire se, come e quando si potranno sfruttare le energie rinnovabili. Le uniche che potranno garantire un futuro serio a questo Pianeta.


Si tratta di una problematica fondamentale e talmente seria che è sorprendente che nessun Governo abbia sentito la necessità e l'obbligo (anche) morale di porvi attenzione. Sembra che tutti (anche molti dei Partiti) siano soltanto interessati a gratificare le miopi aspettative della Confindustria.