Non è un'opinione.

 

Autore: Flavio Gori.

 

 

La scienza occidentale fin dalla sua nascita ha richiesto prove di carattere matematico, oltre che riproducibile, per poter definire accettabili scientificamente le varie ipotesi teoriche che si andavano proponendo. Tuttora tali conforti sono ritenuti fondamentali e, dobbiamo dire, queste necessità sono state utili anche per potersi liberare rapidamente di una moltitudine di pseudo ipotesi che niente avevano a che vedere con la realtà scientifica e che avevano il solo scopo di far perdere tempo in modo banale. Uno dei sistemi basilari per rilevare la scientificità delle teorie proposte, è sempre stata la matematica che, con i suoi formalismi del tutto insensibili agli innamoramenti verso alcune ipotesi piuttosto che ad altre, hanno decretato successi ed insuccessi nei confronti dei vari Ricercatori.
Dobbiamo riconoscere che anche i formalismi matematici più insensibili, sono maneggiati da esseri umani i quali, talune volte, oltre a compiere semplici errori, si sono serviti degli strumenti matematici per coprire certe verità, allo scopo di invalidare nuove teorie che, magari, avrebbero avuto ai loro occhi il "grave torto" di invalidare quelle che avevano decretato il successo di chi in quel momento si trovava a giudicare.
Insomma banali questioni di potere e status quo. Dunque anche i formalismi matematici, apparentemente così insensibili, possono servire per illudere. Non è dunque vero che i formalismi siano così equilibrati o, per meglio dire, non è sufficiente servirsi della migliore matematica per poter validare o meno un lavoro. Dobbiamo sempre accuratamente considerare il lavoro aggiunto dall' uomo. Che è colui che ha introdotto i concetti matematici. Come spesso avviene, non sono gli strumenti ad essere positivi o negativi. E' l'uso che ne facciamo noi esseri umani a far si che siano "buoni" o "cattivi".
Da questo punto di vista possiamo iniziare a vedere la matematica come uno strumento da usare per la verifica di altri lavori, come, ovviamente, uno strumento atto a portare avanti il lavoro di ognuno di noi, se opera in campi dove la matematica può essere d'aiuto.
Gli apparenti astrattismi matematici, le loro possibilità e capacità migliori (quelle neutre, in quanto usate nel modo più corretto e senza secondi fini), sembrano condurre verso un'interpretazione della realtà che offre caratteristiche descrittive superiori rispetto a quelle proposte (ad esempio) dal linguaggio filosofico, cognitivo, poetico. In una parola, umanistico. Eppure non sembrano garantire una totale aderenza all'apparente realtà, oltre ad offrire una maggiore lentezza rispetto ai settori appena accennati. Le domande fondamentali a cui stiamo cercando di rispondere con la fisica e la matematica odierne, sono le stesse proposte dai filosofi greci. Da allora non siamo riusciti a fare molti passi in avanti, nonostante i fantastici risultati raggiunti in altri settori indubbiamente importanti, in particolare nel settore tecnologico negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Siamo dunque in presenza di una forma di linguaggio apparentemente (o da un certo punto di vista) più solido, rispetto a quello filosofico che, pur tuttavia, pare rimanere un passo avanti in quanto depositario del concetto alla base del pensiero, del ragionamento grazie al quale, con l'intervento del linguaggio matematico, possiamo tentare di dare una dimensione maggiormente formale alla nostra architettura mentale, specie in rapporto con l'ambiente circostante (la realtà che ci restituiscono i nostri sensi).
Secondo alcuni ricercatori, non si può escludere che la stessa matematica permetta di raggiungere avanzati traguardi concettuali, partendo dai formalismi matematici. In particolare secondo la scuola della logica ed i suoi strumenti, risultati straordinari sono in effetti possibili. Possiamo citare almeno un nome del recente passato: Kurt Goedel.
A nostro parere traspare dunque una condizione probabilmente assimilabile come reale: profonde forme di riflessione possono scaturire da vari campi di studio, dalla filosofia alla matematica, passando per la logica ed oltre.
Queste potranno condurci ad una approssimazione della realtà in cui siamo immersi, superiore a quanto sinora permessoci dalle varie branche di ricerca separate. Una maggiore forma di astrazione che ci consenta una presa di coscienza più adeguata, un'ulteriore passo verso una direzione che potrebbe anche farci conoscere una diversa possibilità di approccio, con un salto quantico del livello di quanto avvenne nei primi anni del 1900, con l'interpretazione di Copenhagen della Meccanica dei Quanti. Come allora, sarà forse necessario unire gli sforzi di più ricercatori, essi stessi impegnati in più di un campo di Ricerca.
E' probabile che nuove linee di lavoro scaturiscano da una sorta di unione di materie di ricerca che non possono più restare a se stanti. E' necessario creare una forma di lavoro congiunto, coeso, che coinvolga ricercatori diversi provenienti da studi diversi. Magari in settori solo apparentemente distanti, in effetti complementari. Ci permettiamo di proporne alcuni:
Matematica; Fisica; Logica; Filosofia; Psicologia Cognitiva.

Vorremmo infine ricordare un semplice concetto che ben si lega all'idea di matematica che, lo sentiamo ripetere tutti i giorni, non è un'opinione.

Per ogni distanza, anche la più piccola, esiste sempre una sua metà (misurabile) e dunque siamo in presenza di una sorta di infinito che proprio la matematica e la fisica moderne hanno scacciato dai loro palinsesti dimostrando che l'infinito è un concetto fastidioso per la scienza attuale. Ma fatto uscire dalla porta, eccolo rientrare dalla finestra.

Aspettiamo dunque che la matematica ci spieghi perché tante persone sono morte ammazzate perché colpite da proiettili, coltelli o, accidentalmente, da un mattone. Qualunque distanza separi il corpo offendente dalla vittima, a qualunque distanza si trovi in un dato momento, anche a 1 millimetro dal suo obiettivo, esisterà sempre una distanza intermedia fra il corpo contundente e quello della vittima predestinata che, quindi, non sarà mai raggiunta, neanche per una carezza. Che ci sia qualcosa che non quadra?