Autore: Flavio Gori
Sono ormai trascorsi 20 anni dalle prime ricerche scientifiche
nella remota valle di Hessdalen, senza che una risposta univoca
sia apparsa. Nonostante l'impegno di molti ricercatori Norvegesi
e internazionali, ed in particolare Italiani, a circa metà
dell'anno 2006 non siamo in grado di dare alcuna certezza sulle
cause d'innesco. Numerose sono le ipotesi proposte che vanno dal
campo fisico del plasma al campo elettrico dei fulmini globulari,
fino a interessare aspetti collegati con il campo radio elettromagnetico
della bassissima banda radio, alle onde cortissime, per finire
alle connessioni rilevate su alcuni aspetti della densità
elettronica nella Ionosfera, i cui picchi quantitativi verso l'alto
ed in basso sono uno dei rarissimi fenomeni in accordo con le
apparizioni del Fenomeno Hessdalen.
Nel corso delle missioni estive 2001-2002, furono rilevate interessanti
connessioni fra quanto registrato in VLF ed in UHF e queste speriamo
che saranno oggetto di un'approfondita verifica non appena sarà
possibile costituire una successiva missione radio.
Nel frattempo sono state messe alla prova altre possibilità,
scandagliando aspetti teorici e mettendoli a confronto con accadimenti
nella valle, anche se non propriamente definibili come il Fenomeno
di Hessdalen. E' il caso di una serie di rapidissimi brillamenti,
flash di luce bianca o chiarissima, che si sono più volte
evidenziati nel corso delle serate e delle nottate trascorse sotto
le stelle norvegesi, alla caccia dei Fenomeni luminosi. Tali brevissimi
flash sono stati riportati da tutti i Ricercatori impegnati in
valle ed anche da un gruppo di astrofili che hanno soggiornato
in valle durante il settembre 2003. Allo scopo di meglio chiarire
la presenza di questi brillamenti, tutti ad altezza ben al di
sotto dei 100 metri dal terreno, viene proposta un'ipotesi che
privilegia alcune caratteristiche legate alle precipitazioni elettroniche
che vengono "acchiappate" dalle linee elettriche dell'alta
tensione e poi da queste "propagate" lungo il loro normale
dispiegarsi. Questo fenomeno "propagativo" è
stato oggetto di studio anche da parte di ricercatori finlandesi
(Some Aspects of ELF-VLF Emissions in Gephysical Research, Manninen
2005) e pur non rappresentando una novità assoluta, potrebbe
tuttavia fornire un aiuto importante per capire come simili piogge
elettroniche possano svilupparsi fino a produrre brillamenti distanti
diversi chilometri dal punto originario di caduta che, di regola,
dovrebbe essere una centrale elettrica, come tale in grado di
raccogliere, di attirare la maggior parte del contenuto di una
pioggia elettronica. Vedremo che nei pressi della piccola e remota
Valle di Hessdalen sono presenti ben 2 importanti centrali elettriche,
poste in posizione Nord/Est e Sud/Ovest rispetto alla Valle. Centrali
che sviluppano altrettanti reti di linee elettriche in grado di
coprire a cerchio la valle di nostro interesse e quindi di propagare
nella stessa maniera l'energia elettronica che si combina con
quella elettrica creando una risultante energetica che, in parte
si dirige verso lo spazio esterno ed in parte si esplica nel territorio
circostante originando i brillamenti di cui abbiamo avuto esperienza.
Possono forse interagire con altre forze e quindi creare un
contributo al Fenomeno luminoso di Hessdalen? E' presto per dirlo,
ma il fatto che anche in questo caso la densità elettronica
e le sue piogge verso Terra giocano un ruolo rilevante, potrebbe
darci indicazioni interessanti e da verificare ulteriormente.
Sono quindi necessari ulteriori mezzi finanziari per permettere
l'installazione di strumenti atti a rilevare i dati di interesse,
grazie ai quali potremo avere quanto ci serve per arrivare a rilevare
l'energia che innesca il Fenomeno luminoso di Hessdalen e potremo
quindi capire se tale energia potrà essere un giorno disponibile
anche per usi connessi con l'attività umana, a costi molto
probabilmente paragonabili ad una frazione di quanto oggi paghiamo.
Le correnti elettroniche che precipitando verso i poli magnetici subiscono influenze di ordine gravitazionale, magnetico e generate dall'IMF, possono subire uno sgretolamento tale da far si che si formino discontinui grappoli di elettroni, a loro volta precipitanti verso terra ma in aree diverse rispetto al flusso principale. Nel loro spiraleggiare verso terra possono andare ad interessare aree diverse rispetto al flusso principale, lontane anche diversi km da quest'ultimo. Per questi flussi laterali e discontinui, diventano spesso inutilizzabili le misurazioni basate su flares, LEP o altro fenomeno principale.
Questi flussi laterali o periferici, a grappolo, vanno a incanalarsi intorno al meridiano magnetico locale ma, spiraleggiandovi intorno, possono raggiungere aree abbastanza distanti dal flusso principale in precipitazione andando a modificare densità, temperatura e velocità elettronica nell'area in maniera transiente e difficilmente prevedibile, inducendo fenomeni luminosi in aree diverse dal flusso principale, laddove possono incontrare composizioni chimico-fisiche locali adatte.
Non vanno dimenticate le possibili concause derivate da forti immissioni di energia in radio frequenza da istituti dedicati allo studio geofisico, specie se posizionati in zone polari (come nel caso di Trømso).
I flussi a grappolo sono soggetti ad essere a loro volta re-incanalati nei condotti propagativi tipici del Whistler e pertanto possono andare ad interessare la zona coniugata magneticamente nell'emisfero opposto rispetto a quello in cui si sono presentati, influenzando quindi la zona polare opposta. Da questo si evince che una pioggia elettronica particolarmente copiosa (originata da flare, LEP o altra causa) con i suoi flussi periferici, che si dovessero avere nella regione antartica, potrebbero influenzare proporzionalmente la regione artica, inducendo i vari fenomeni diretti ed indiretti a questo connessi, come se le precipitazioni elettroniche in esame si fossero in origine presentate nell'emisfero nord e viceversa.
Un ulteriore interessante fenomeno viene innescato da flare
solari o da equivalente evento elettronico e X ray. Una volta
che arriva nei pressi della Terra il flare distorce fortemente
il campo magnetico terrestre schiacciandolo intorno al meridiano
magnetico ed inducendo grandi correnti di ioni ed elettroni nella
ionosfera. Queste correnti ed il campo elettrico associato e variabile
nel tempo inducono rilevanti correnti elettriche verso terra.
Una volta raggiunta la superficie terrestre, queste correnti possono
accoppiarsi ai lunghi cavi orizzontali delle linee elettriche
che si comportano come un'antenna ricevente ed anche propagante
verso tutte le aree da queste servite, facendo si che queste energie
transitorie ed inaspettate giungano nelle nostre case.
Le stazioni produttrici energia elettrica ed i campi energetici
associati, stimolati dall'energia dei flares, innescano flussi
energetici in grado di svilupparsi verso l'alto fino ad un migliaio
di km rispetto alla superficie terrestre, fluttuando su queste
altezze anche nel giro di pochi secondi. Le interazioni fra l'energia
proveniente dai flares e le stazioni a terra possono raggiungere
cariche molto alte tanto che talvolta i sistemi di sicurezza degli
impianti scollegano automaticamente i circuiti dando origine a
interruzioni di energia elettrica.
I flussi energetici che si propagano lungo le linee elettriche
terrestri, come quelli che si dirigono verso l'alta atmosfera
potrebbero concorrere, quando trovano le necessarie condizioni
locali, alla creazione dei fenomeni ottici in bassa atmosfera
sul tipo di quelli riportati ad Hessdalen, Norvegia, in modo particolare
questi eventi possono aversi in coincidenza di ulteriori piogge
elettroniche di adeguata intensità che si trova a impattare
le precedenti linee energetiche in transito a livello della superfice
terrestre come anche dei flussi verticali. Da questi impatti,
e dai fenomeni elettronici precedentemente proposti (Gori 2002-2003)
si avranno alcuni dei più singolari eventi tipici del fenomeno
Hessdalen, in fatto di velocità, direzionalità,
colorazioni e relative variazioni.
Le linee elettriche correndo attraverso linee lunghe diversi chilometri, trasportano nelle aree coperte energia e campi elettrici. Quando dalla stazione vengono emessi anche i flussi di ioni ed elettroni di cui si parla, questi vengono propagati per mezzo delle stesse linee elettriche e quindi raggiungono varie aree limitrofe, si incrociano con altre linee che a loro volta propagano i fenomeni energetici in altre zone creando incroci che potrebbero a loro volta influenzare la direzione dei fenomeni ottici eventualmente originati, facendo si che simili fenomeni ottici vengano resi possibili anche a distanze di vari km rispetto alle stazioni originatrici.
In altre parole, i fenomeni di carattere ottico innescabili da queste concatenazioni, - precipitazioni elettroniche ed i vari canali con cui si dirigono verso Terra (Gori 2002/2003 vari articoli in questa Rivista) grandi emissioni di radio frequenza (idem) - stazioni di produzione elettrica linee elettriche - possono subire alterazioni direzionali influenzabili, oltre che da fenomeni elettronici come in precedenza riportato (Gori 2002/2003, vari articoli in questa Rivista), anche dalle linee elettriche che prendono origine dalle stazioni di produzione energetica e le relative variazioni di direzione, qualora quest'ultime trasportino il fenomeno elettrico e magnetico suesposto e che questo sia sufficientemente energetico da contribuire ad innescare fenomeni di carattere luminoso sul tipo di Hessdalen.
Nei pressi della valle norvegese esistono in effetti 2 centrali di produzione elettrica, Glåmos e Tydalen, rispettivamente 25 km sud-est e 45 km nord-est dalla valle in questione. L'effetto combinato di queste 2 stazioni/antenna e delle rispettive linee elettriche propagate via cavo nella regione, potrebbe sviluppare la necessaria potenza per avere un ruolo non secondario nell'innesco dei fenomeni di Hessdalen naturalmente quando le caratteristiche ionosferiche ed atmosferiche (LEP, densità elettronica in precipitazione per cause diverse) lo consentono.
Nel successivo esempio si nota come il flusso elettronici è
alto durante i 3 giorni in esame e superiore alla media, che continuerà
nei giorni in cui il fenomeno è stato riportato dal gruppo
in valle nel 2003:
Il flusso elettronico è probabilmente superiore rispetto alla media del periodo, mentre il livello dei Raggi X pari a C ed M, parrebbe sufficiente ad innescare il fenomeno, anche se la quantità elettronica in arrivo potrebbe aver avuto un ruolo.
B < 10-6 MeV
C 10-6 < = I < 10-5 conseguenze poco avvertite
M 10-5 < = I < 10-4 causano brevi blackout nelle regioni polari, piccole tempeste radio.
X > = 10-4 i più forti in grado di bloccare le comunicazioni e di creare tempeste radio.