Gli Stati Uniti, il Dollaro e gli Altri

Informare e volersi informare: problema e necessità senza tempo.

Autore: Flavio Gori


Nelle pagine precedenti abbiamo quindi osservato come, a dispetto degli anni e dei secoli che passano, le problematiche collegate a certe determinazioni del potere governativo e I sistemi adottati per far si che le popolazioni aderiscano ai voleri del Governo non sono poi così cambiati. Sono usati mezzi diversi per veicolarli, ma le radici dei concetti sono le stesse, o quasi, né si possono definire particolarmente complicate, al contrario mi sento di definirle semplici, seppure in grado tuttora di andare a colpire ed impressionare le corde più sensibili delle popolazioni che, difatti, ancora cadono nel tranello e si precipitano nei teatri di guerra. Naturalmente questi sistemi sono adottati da chiunque abbia modo di esercitare un potere, sia esso politico, sociale o religioso.
Potremmo casomai discutere sull'effettività di un potere coerentemente religioso che muove un'intera generazione di giovani alla morte inneggiando simboli divini, ma questo potrebbe essere un buon argomento di analisi per un altro approfondito articolo.


Restiamo comunque nel campo occidentale ed i suoi strumenti e quindi alla capacità di far travisare la verità, grazie ad una forza di manipolazione non indifferente e soprattutto in grado di coinvolgere la quasi totalità dei mezzi di comunicazione o, almeno, dei più letti e ascoltati. Così anche una palese bugia ripetuta continuamente e da tutte le fonti d'informazione che raggiungono usualmente la quasi totalità delle persone, viene percepita come una verità inoppugnabile. E' tuttavia evidente che simili armi informative non sono usate solo dall'occidente. Sono diversi solo gli strumenti usati per veicolare I concetti tramite i quali influenzare coloro che vuole intercettare. Figli di una comune strategia di conquistare e mantenere il potere ai danni di altri. L'ignoranza di una parte della popolazione ed il mantenimento in questo stato è di per sé sufficiente alla continuazione dello status quo.

Per paradosso purissimo, nel caso in cui una notizia venisse riportata in maniera inesatta e se una fonte informativa indipendente volesse presentare le cose come realmente esse sono accadute, questa avrebbe probabilmente difficoltà a far accettare la propria tesi (quella che più rispetta i fatti come sono realmente avvenuti). Magari verrebbe tacciata di basso dietrologismo, di falsità palese, di voler sempre e comunque presentare le cose in maniera scorretta e utile alle ragioni della propria parte, magari definendola (la sua presunta parte), come radicale, per meglio farla percepire dall'opinione pubblica, come estremista, settaria, pericolosa, minoritaria e quindi perdente e inaffidabile, che può arrecare rischi anche fisici alla popolazione.


Le potenti macchine disinformanti tese a fare e propagare il gioco del potere, macinano a tutto vapore da che mondo è mondo. Il punto è che talvolta, in certi periodi storici, la popolazione riesce a elaborare livelli di criticità migliori che in altri e, sostanzialmente, non è facile farle credere tutto quello che si vorrebbe. In altre epoche, come quella in cui viviamo I nostri attuali giorni nel 2008, sembra che il potere - pifferaio magico - sia riuscito a ridurre il livello di attenzione dei cittadini (fino a ridurli a meri consumatori) e molte cose sono accettate acriticamente e/o passano sotto il silenzio più assoluto. Il ruolo che ci vogliono assegnare è, appunto, quello del consumare. Una volta svolto questo, dobbiamo sentirci soddisfatti, abbiamo comprato tutto quello che possiamo permetterci ed anche di più svuotandoci le tasche e riempiendo quelle dei venditori che, per lo più, fanno parte delle catene commerciali dei più forti gruppi economici, ovvero sono parte di coloro che sfilano quotidianamente pezzi di potere dalla politica, privatizzando quanto loro interessa. Nel silenzio non si sa se complice o inerme dei politici, ormai notai di decisioni prese altrove e testimoni di uno svuotamento delle istituzioni pubbliche senza precedenti.

Allora perché dobbiamo andare a votare per i politici e non per i potenti economico/finanziari a cui potremmo appaltare direttamente il potere? Risparmieremmo i tanti stipendi milionari di politici ormai diventati inutili.
I potenti mezzi di convinzione di massa sono ormai facilmente e rapidamente dispiegabili e grazie alla cosiddetta globalizzazione (anche dei commenti, oltre che delle notizie da presentare a discapito di altre che non sono passate da alcuna emittente), vengono presentate solo le notize ed i commenti che servono e sono utili a quanto si desidere far percepire, cassando gli altri.

Così i fruitori - consumatori sono convinti di essere informati per il semplice fatto che leggono 5 giornali ed ascoltano 50 fra tg e radio giornali ogni giorno. Magari non si rendono conto che non solo le notizie che riportano sono guarda caso sempre le stesse e così anche i commenti, ma perfino le scalette (la cronologia con cui le notizie sono presentate) sono uguali fra diversi tg e gr.
Da ascoltatore potrei pensare che nel mondo sono successe quelle cose e basta. Le tv decidono quello che succede e quello che non succede, semplicemente presentando certe notizie e cassandone altre.
E la gente parla e discute solo di quelle cose, magari accapigliandosi sui commenti proposti dalle emittenti, dai giornali, ma anche questi sono confacenti a quanto interessa gli editori e non prendono in considerazione altri punti di vista. Mi permetto di citare un'agenzia che si occupa di notizie dal sud del mondo, la MISNA, pregandovi di darle un occhio ogni giorno e magari sostenerla finanziariamente. Ce ne sono molte altre, specie fra le Organizzazioni non Governative. Una ricerca con Google renderà facile la cosa.

La forza di molti organi di stampa, radio, tv ed ora di Internet (non mi sento di definirli fornitori di informazione, che è un'altra cosa) è ormai giunta al punto di farci pensare che se lo dicono loro non solo è vero ma esiste. Altrimenti? Altrimenti avremo almeno delle difficoltà a fare accettare un certo accadimento come effettivamente successo.
Un aspetto ancora più curioso è quando le notizie vengono riportate ma con mezze verità, o in maniera non esatta. Come faccio io che c'ero e che quindi ho visto con i miei occhi, a dire che le cose stanno (eventualmente) in un'altra maniera rispetto a quanto detto dalla TV? Chi mi crederà se dico cose diverse? Mi conviene discutere per il mio punto di vista o sarà meglio glissare e uniformarmi al pensiero unico?
Pensiamo ai testimoni di quanto avvenuto durante il G8 del 2001 a Genova alla Diaz. Hanno dovuto attendere 6 anni prima di veder riconosciute le proprie ragioni e ancora non è detto che sarà così anche in tribunale.

In poche parole, il punto è: come posso avere idea di cos'altro succede nel mondo? Che magari si tratta di questioni per me importanti, che magari c'è chi lotta per le mie stesse convinzioni? È giusto che io sia informato, che io sappia?
Qui il tentativo mi pare che non sia solo nel dare informazione in qualche modo scorretta, ma anche nel fatto di far si che le persone non si trasmettano idee diverse dal flusso principale.


Immaginando un mondo immerso nel paradosso, dove niente è come sembra, ognuno di noi potrebbe anche pensarla in maniera diversa dal pensiero unico, l'importante è che tutti restiamo zitti procedendo verso il domani come se nulla fosse, dimostrando di credere a quanto ci viene propinato dai grandi media, da coloro che detengono il potere. George Orwell lo aveva già individuato molti anni fa rappresentandolo accuratamente con 1984 e La Fattoria degli Animali e probabilmente altri lo avevano capito ancora prima.

Adesso è il nostro turno: la storia si ripete, il tempo cronologico come lo intendiamo, sembra perdere significato e tornare a quanto probabilmente era stato concepito inizialmente: unità di misura convenzionale alla stessa stregua del metro o del grammo, ma oggettivamente inesistente come inesistenti sono il metro e il grammo.


Ci dev'essere qualcosa che non quadra se siamo ancora al punto in cui siamo sempre stati, indipendentemente dal mezzo con cui le notizie si propagano. Dall'età della pietra, alle onde radio o via cavo. Non sembra una forma di continua illusione rispetto alla realtà?
Poi, magari, la possiamo chiamare in altra maniera (controinformazione, mezze verità, fraintendimenti e chi più ne ha, più ne metta), ma il fine è quello di presentare una realtà non conforme. Gli scopi? Probabilmente più di uno: adeguare la popolazione, la pubblica opinione, alle decisioni dei governi o di chi li guida da dietro le quinte in maniera transnazionale, potrebbe essere il principale motivo, da cui ne derivano molti altri.

La forza creativa del potere in genere di creare realtà illusorie è sempre stata potente, in qualunque epoca. Certo che più sono le fonti delle verità che si vogliono veicolare ed a cui si ha accesso e più pervasiva diventerà la nostra informazione. Risulta evidente che se possiamo incidere sui maggiori centri televisivi, radiofonici e di stampa, siamo a buon punto. Dato che la maggior parte di questi "informatori" possiedono anche molti siti Internet, la difficoltà per venire a sapere l'effettiva verità dei fatti non è affatto da sottovalutare.

E' vero che con Internet la possibilità di offrire informazione non legata a poteri particolari è aumentata parecchio, ma al tempo stesso non è facile garantire che questi siti, talvolta definiti indipendenti, siano effettivamente liberi da influenze di vario genere. Le stesse influenze che hanno imperversato negli anni passati sui fogli alternativi di tutto il mondo e che spesso hanno creato finte notizie, depistaggi o peggio, con l'unico scopo di mettere confusione, creare tensioni e, alla fin fine, scoraggiare proposte alternative al sentiero ufficiale della politica, della socialità e della vita indipendente e di libera scelta a cui ognuno di noi ha diritto. Un diritto, per altro, ufficialmente riconosciuto da quasi tutte le Costituzioni e quindi dai Governi del mondo.
Quelli stessi che poi si danno daffare per negarli nella vita di ogni giorno e ai quali molti di noi danno una mano importante. Contro il nostro stesso interesse, convinti da una propaganda che marcia indefessa, assumendo volti sempre diversi adeguandosi, se non precorrendo, alle mode.

Esiste un Paese nel mondo che, a causa della propria scelta politica, ha dovuto subire alcune relazioni difficili con la grande potenza americana ed i suoi alleati e per giunta si trova a pochi chilometri dagli Stati Uniti: Cuba. Quest'isola dalla storia tormentata da quando fu "scoperta" da Cristoforo Colombo nel 1492, ha dovuto subire angherie sin dai tempi della dominazione spagnola, ma proprio da quelle lotte di liberazione dal dominio europeo, che durarono circa trent'anni, possiamo capire il carattere e la determinazione degli abitanti cubani che non sono disposti a rinunciare allegramente ai loro diritti di autodeterminazione.

Come se non bastasse, recentemente i cubani hanno anche dimostrato che non erano poi così dipendenti dagli aiuti che arrivavano dai Paesi del blocco sovietico e difatti nonostante che questo blocco si sia auto-distrutto a fine anni '80 e i Paesi che ne facevano parte lottano tuttora per trovare una collocazione sociale ed economica, Cuba continua la sua vita, sopperendo alle difficoltà oggettive (sono oggetto del più lungo ostracismo economico mai registrato, da parte degli USA) ed anzi dimostrando con i fatti di essere in grado di sviluppare un'eccellenza nel campo della ricerca scientifica in generale e medica in particolare.

Proprio nel campo sanitario Cuba orgogliosamente dimostra al mondo intero come si può condurre una sanità pubblica verso l'eccellenza e per tutti, anziché crearne una ad uso e consumo solo dei più ricchi, come avviene in buona parte del mondo.
La storia cubana ha poi generato simili esperienze anche in altre aree dell'America Latina dove Paesi come il Venezuela o il Brasile dimostrano con i fatti che la possibilità di affrancarsi dal controllo politico, economico e militare diretto o indiretto degli Stati Uniti è possibile, a patto che l'intera società civile, politica e militare, sia d'accordo. Certamente per il grande Paese americano si tratta di una serie smacchi non facili da digerire e che generano da un lato una perdita secca di influenza politica e guadagni economici, dall'altro il rischio di un effetto domino in altre aree latino americane e mondiali che potrebbero generare ulteriore perdita d'immagine, politica e monetaria.

Avendo già imparato a lottare per i propri diritti con battaglie lunghe e difficili, il carattere dei cubani si è dimostrato temprato e abituato a sopportare periodi di stenti, cosa questa a cui non sono avvezzi gli americani. Visto quanto sta avvenendo al Dollaro ed alla economia americana, una domanda inizia ad albeggiare senza più essere blasfema come poteva sembrare pochi anni orsono:

Se gli Stati Uniti collassassero prima di Cuba?

5. Continua