Questo articolo è uscito in origine nel terzo Volume 1994 della Rivista di Divulgazione Geografica L'Universo, edita dall'Istituto Geografico Militare di Firenze. Si tratta di un atto d'amore verso il Monte per eccellenza per tante persone che vivono nell'area fiorentina ed il sottoscritto non fa certo eccezione.

Si ringrazia l'Istituto Geografico Militare per la gentile concessione a ripubblicare l'articolo. Abbiamo preferito lasciarlo nella sua forma originale e per questo troverete alcune differenze rispetto a come adesso troviamo il Monte. La galleria per l'alta velocità, a quei tempi, non era nemmeno all'orizzonte, almeno per noi persone che guardano a Morello come luogo di grandi respiri.

 

 

 

MONTE MORELLO: UN COMPAGNO PER LA VITA.

 

Autore: Flavio Gori

 

In un punto che si trova nella località di Cercina troviamo un poggio che appare forato con un ingresso a forma circolare nella parte superiore, in pratica come l'ingresso di una galleria ferroviaria. Ed in effetti proprio di una galleria ferroviaria si tratta, quella detta di Pratolino, facente parte della linea Faentina, che attraversa buona parte della parte est del gruppo di monte Morello. Si tratta di una testimonianza risalente a varie decine di anni fa e che ci parla della difficoltà con cui le popolazioni del luogo si sono dovute scontrare per poter in qualche modo avere ragione del gruppo montuoso. Molte leggende sono arrivate sino ai nostri giorni relative a quello che avrebbe celato questa galleria, in particolare riguardo a ciò che sarebbe stato nascosto ai tempi della seconda guerra mondiale, durante la lotta partigiana che spesso ha avuto monte Morello come scenario locale di attività.
In questi ultimi mesi sono ripresi i lavori di sistemazione della ferrovia ma notizie risalenti a qualche anno fa portano a considerare del tutto false queste voci, almeno su quello che vi si sarebbe dovuto trovare ai nostri giorni. Nel periodo di cui sopra non c'era che qualche pipistrello, oltre ad una piccola vasca colma d'acqua (di uno splendido color turchese) creatasi dalla luce e dall'acqua piovana proveniente dal torrino che si trova a circa metà strada della galleria e che si alza verso l'aria aperta nella zona dietro a Ceppeto. Verso la fine della galleria in prossimità di Fontebuona una frana, creava qualche problema nel giungere all'uscita.

Questo per quanto concerne un aspetto sotterraneo della leggenda intorno a Monte Morello, ma certamente la sua storia è per lo più relativa a livelli ben più alti rispetto al livello del mare.
Il gruppo montuoso che sorge intorno al monte Morello si trova a poca distanza dalla città di Firenze e fa parte dei comuni di Sesto Fiorentino, Vaglia e Calenzano. Le cime più alte si trovano tutte intorno alle più importanti in assoluto che sono Poggio all'Aia (m.934), Poggio Casaccia (m.921) e Poggio Cornacchiaccia (m.892), rispettivamente la terza, prima e seconda punta da sinistra a destra guardando dalla piana di Sesto Fiorentino.
Sulla sommità del Casaccia troviamo un' imponente croce di ferro costruita su una base di cemento al centro della quale si trova un punto geodetico posto dall'Istituto Geografico Militare. Non è l'unico punto di riferimento a fini geodetico-cartografici a trovarsi in questo gruppo, un altro si trova sul poggio all'Aia su di una piccola croce di legno. Aveva un ruolo importante prima della posa dell'altro punto sul Casaccia, meglio disposto per il controllo visivo della vallata sottostante, compresa la città di Firenze. Ancora un punto geodetico si trova sul tetto del ristorante che si trova al piazzale Leonardo da Vinci il quale, non essendo facilmente raggiungibile, è posto in essere con un punto di riferimento (detto fuori centro) su cui eseguire i calcoli nei pressi della porta d'ingresso del medesimo ristorante.


Anche sulla cima del monte Acuto si trova un prisma dell'IGM, anche se ormai il suo stato di manutenzione non è tale da poter permettere lavori geodetici e, d'altronde, la crescita degli alberi nelle immediate vicinanze impedisce la vista al di là di pochi metri. A poca distanza, sul lato destro di questo prisma, è tuttora visibile quel che rimane di un antico punto geodetico in pietra sempre dell'I.G.M. di Firenze.
Mentre verso il Mugello le quote si abbassano in modo progressivo con altre colline, nella parte che guarda verso Sesto le cime dei monti calano ripidamente verso il paese che, forse, è abitato dalle persone più legate al monte sin dai tempi più lontani. Le attività che i sestesi vi hanno svolto non si esauriscono a quelle di carattere lavorativo nel corso dei secoli, quando le varie vicissitudini hanno portato a disboscare e rimboscare il monte per fini di carattere abitativo e di commercio di legname in genere (specie nella città di Firenze), portando il paesaggio a cambiare spesso ed altrettanto facevano le attività dei popolani locali, costretti a passare dall'allevamento e l'agricoltura con la produzione dell'ottimo olio locale, al semplice commercio del legname, spesso a vantaggio di un minor numero di abitanti.


Per un lunghissimo periodo di tempo l'intero gruppo montano è stato di proprietà di una nota e potente famiglia sestese, i Ginori creatori dell'alta tradizione ceramica del paese della cintura fiorentina, mentre in questo secolo si è assistito ad una progressiva e rapida dismissione della proprietà, che ha portato ad un altrettanto progressivo cambiamento di destinazione delle abitazioni, da luoghi abitati da agricoltori a case abitate da persone impiegate in attività nella valle sottostante.
Per chi ammira il gruppo montuoso dalla parte sud, il monte appare in tutto il suo splendore, coperto da una vegetazione rigogliosa e fittissima. Ci sono due strade che permettono di avvicinarsi alla sommità del monte Morello, una che arriva dalla via Bolognese ed una dal Borgo di Morello; questa si trova alla congiunzione di due arterie:una che vi giunge da Sesto, via Colonnata ed una da Calenzano, via Baroncoli.
Chi percorre la via Bolognese, passata la località di Montorsoli dovrà deviare sulla sinistra per iniziare la salita che conduce verso la piccola chiesa di Ceppeto, nella cui piazzola trovano posto numerosi fiorentini alla ricerca di svago e fresco (in estate). Dal piazzale di Ceppeto partono due strade:la prima, piccola e stretta, porta nella zona detta degli Scollini, a poca distanza dalla fonte dei Seppi, ma passando dal lato di nord-est, mentre l'altra, che è poi il proseguimento della principale, continua per la strada che, sempre circondati da splendidi panorami ed una splendida flora, conduce verso il piazzale Leonardo da Vinci, dove abbiamo la possibilità di ammirare uno dei migliori punti di osservazione a livello stradale verso l'intero quadrante est-ovest, sud compreso. Poco sopra questo piazzale si trovano anche numerosi ponti ripetitori di varie radio e tv, che danno luogo ad uno spettacolo non del tutto edificante, anche per come dimostrano di tenere di conto dell'ambiente circostante alcuni manutentori.


Proseguendo la strada dopo poche centinaia di metri troviamo sulla destra il piazzale della Fonte dei Seppi, ormai a ridosso del monte Acuto e spesso preso d'assalto da un grande numero di auto di appassionati delle attività all'aria aperta più disparate: dai semplici camminatori, ai più "corsaioli" sia a piedi che in bicicletta, agli innamorati dei panorami che i vari sentieri di Morsello permettono di ammirare a tutti coloro che si impegnano a percorrerli. In effetti dalla fonte dei Seppi partono o si incrociano vari sentieri mantenuti in buone condizioni dagli appassionati che si ritrovano riuniti nei gruppi di Gualdo e del CAI di Sesto.
Nella maggior parte dei casi sono sentieri individuati tramite numeri, salvo rari casi come quello detto "sentiero del pensionato" creato e sottoposto a manutenzione da parte di un signore che ha deciso di impegnare così parte del suo tempo libero in modo da essere d'aiuto anche a tanti altri appassionati. Esso parte dal Rifugio di Gualdo e porta al Poggio Casaccia dopo una camminata di tutto rispetto, anche se condotta per la maggior parte sotto una serie di alberi che, specie durante il periodo estivo, possono mitigare la durezza del percorso.
Il sentiero numero 12 si individua anche con un nome diverso ed è detto delle Fonti, in quanto tocca tutte le fonti di Morello, o anche del Biagiotti dal nome del presidente del CAI di Sesto che lo tracciò.
Non dobbiamo credere che si tratti sempre di sentieri estremamente duri da superare: la maggior parte di questi è facilmente percorribile da chiunque, almeno fino ad arrivare al valico della Selletta ed avendo cura di partire dalla fonte dei Seppi, un buon numero di sentieri si mantiene ad una quota costante rendendo agevole la passeggiata in varie direzioni, ad esempio in base alla stagione (i viottoli sono più o meno in ombra) od alle preferenze personali.


Dalla chiesetta di Gualdo accanto al sentiero del Pensionato partono altri viottoli: uno conduce tranquillamente alla Fonte del Ciliegio, pochi chilometri più avanti e da qui prosegue verso l'alto e porta al poggio all'Aia col famoso viottolo detto "Rompistinchi", chiaramente per la sua non estrema facilità. Proseguendo sullo stradello della fonte del Ciliegio arriviamo invece tranquillamente a Sommaia nel comune di Calenzano. E' questo un sentiero assai battuto anche in periodo invernale essendo riparato dal freddo vento di tramontana, dal poggio che si alza quasi in verticale subito accanto alla strada bianca.
Un altro, un po' più impegnativo, parte direttamente verso le zone più alte e si ricongiunge alla strada forestale in prossimità della Selletta, dove possiamo trovare un altro crocevia con altri sentieri, uno dei quali ci permette di effettuare un giro completo della terza punta da una quota più bassa e costante, prima dell'ultimo sforzo per arrivare sulla cima.
Per giungere sui rilievi di maggior altezza che si trovano strada facendo a seconda delle vie che si percorrono, o sulle tre punte principali di Morello, occorre un po' più di allenamento o, se preferite, di pazienza per raggiungere le sommità da cui poter ammirare panorami davvero splendidi sia verso la piana a sud, che verso la zona di Fiesole, il Mugello e la parte di nord est del comune di Calenzano, con località come La Chiusa e Legri.


Anche il gruppo di monte Morello può essere un'ottima palestra per migliorare il nostro senso dell'orientamento e grazie ad una buona e dettagliata carta geografica ed una bussola (magari del tipo con astuccio trasparente per essere posta ed adoperata sopra la carta per tracciare la linea che ci interessa), potremmo finalmente sapere con certezza il nome di una collina, di un corso d'acqua o di quant'altro non siamo mai stati sicuri, o la rotta più breve da seguire per giungere in un luogo che rimane oltre un certo crinale e che non possiamo vedere.
E' bene sottolineare che l'uso congiunto di carta e bussola è utile anche in caso di nebbia e pioggia, quando le condizioni meteo sono tali da impedire una visione ottimale del territorio e quindi può creare imbarazzi e problemi di orientamento anche a chi è abituato a transitare in quei luoghi da anni e anni: esperienza personale insegna.
Probabilmente la scarsità di comunicazioni stradali dalla parte di Calenzano suddetta, è uno dei motivi che impediscono una più ampia partecipazione di quelle popolazioni alla vita del monte Morello, anche se non dobbiamo dimenticare che le colline degradanti verso Legri sono state spesso assai importanti nella vita dei residenti, anche durante il periodo della seconda guerra mondiale. In particolare ognuno può tuttora rendersi conto personalmente di un "sasso" che si trova poco sotto il castello di Legri verso la località Casa del Piano, detto "Spugnone" (forse perchè pare proprio una grande spugna), che grazie all'opera di alcuni ragazzi locali, era stato aperto da una parte a mo' di sportello, svuotato e usato come rifugio durante il passaggio ed i rastrellamenti dei battaglioni tedeschi durante il periodo dell'occupazione, mentre gli alleati stavano premendo da sud. Una volta dentro i ragazzi richiudevano lo spugnone così bene che i tedeschi non si accorsero mai della cosa, anche passandoci vicino. Un sistema in grado di salvare loro la vita.
L'intero gruppo di monte Morello ha svolto una importante funzione durante il periodo della guerra di Liberazione dall'occupazione tedesca verso la conclusione della seconda guerra mondiale. Innumerevoli sono i ricordi di azioni compiute dai partigiani su queste colline, sia per operazioni di guerra che di coordinamento ed a ricordo di alcune azioni sono state poste lapidi nelle zone interessate, come a Ceppeto, agli Scollini ed a Cercina dove furono assassinati alcuni aderenti di Radio Cora.

 

La storia geologica di monte Morello è anch'essa di estremo interesse: è probabile che esso nasca circa 70 milioni di anni fa come formazione sottomarina che è poi stata spinta verso l'alto, riuscendo ad emergere verso la fine del periodo Miocene, intorno a 12 milioni di anni fa, fino ad assumere la forma che noi adesso vediamo circa un milione di anni orsono nel periodo del Pleistocene.
L'unità di monte Morello viene riportata da uno studio del C.N.R. pubblicato nel 1982, come composto principalmente da peliti, torbiditi calcareo-marnose e calcarenitiche, argilliti e calcari marnosi e silicei, torbiditi arenacee e argilliti varicolore. Il gruppo geologico viene definito "alloctono" e quindi unità tettonica che si presume abbia subito grandi traslazioni orizzontali (dell'ordine di vari chilometri).
Nel gruppo geologico di monte Morello sono evidenziate alcune faglie (rottura di massa rocciosa con spostamento relativo dei due blocchi ormai separati), alcune nella zona di Gualdo ed altre fra la prima e la terza punta.
Anche seguendo semplicemente la strada asfaltata che da Gualdo porta verso la fonte di Vico, abbiamo la possibilità di vedere alcuni spunti interessanti da un punto di vista geologico: sono i tratti scavati nell'interno del poggio che fu aperto per la costruzione della strada stessa. I disegni tracciati dalla roccia sono estremamente contorti ed interessanti. E' probabile ci parlino della storia geologica che ha contraddistinto questo monte nelle varie epoche.

 

La geologia del terreno ha naturalmente influenzato la flora del monte. Una volta esaurita quella che aveva avuto origine all'inizio della vita emersa, si sono affermate alcune famiglie tipo il pino silvestre, poi rimpiazzato dal pino mugo, interrotto a sua volta dalla betulla; poi l'abete bianco, il faggio, l'abete rosso, la quercia, l'acero, l'olmo, il carpino ed il frassino. L'ultimo grande rimboschimento ha avuto luogo a partire dal 1909 per porre rimedio alla non razionale deforestazione avvenuta nel corso dei secoli che aveva provocato un gravissimo dissesto idrogeologico, in particolare nelle zone più alte e nella zona meridionale del complesso montuoso. Una parte di rilievo in questa opera è stata fatta dal Corpo Forestale dello Stato, ma anche il Consorzio di Bonifica della Piana di Sesto, creato nel 1932, ha svolto un'importante funzione. Il loro lavoro è proseguito fino alla metà degli anni 70 con un notevole contributo anche da parte del Consorzio di Bonifica della Sieve e della Provincia di Firenze, mentre negli ultimi anni è stata svolta (con un buon successo) un'importantissima azione di bonifica contro il cosiddetto cancro del cipresso, provocato da un parassita fungino che tanti danni ha portato a questo tipo di piante. La presenza del parassita può essere riconosciuta in maniera grossolana sia attraverso un arrossamento della corteccia nei dintorni della zona d'azione del fungo, sia notando un ovvio issecchimento dei rami colpiti.


Al momento possiamo dire che buona parte della macchia che popola il gruppo di monte Morello è composta da latifoglie e da conifere, oggetto del rimboschimento suddetto.
Talvolta le possiamo trovare verso le quote più basse appena oltre il Borgo di Morello, nella zona di Gualdo, e quindi da un'altezza di circa 350 metri s.l.m., fino a circa 550 metri del poggio All'Aia. In altre parti lo stesso paesaggio è posto assai più in alto, come vedremo più avanti.
Le piante più comuni nel complesso del Monte Morello sono il pino nero ed il cipresso. A partire dalla zona della fonte dei Seppi e proseguendo per la strada della Forestale verso il monte Rotondo e poi verso il valico della Selletta da una parte oppure seguendo il sentiero 7B che corre verso nord-est e che permette di ammirare uno splendido panorama verso il Mugello, si notano ottimi boschi di pini e cipressi, dove spesso quest'ultimi risultano specie non dominante nei confronti del pino. Il cipresso è talvolta costretto a qualche "contorsione" nella ricerca della luce del sole, essenziale per la sua crescita e non è raro vedere cipressi che sviluppano i propri rami ed il fogliame solo verso la parte da cui possono arrivare i necessari raggi di luce, in aree "lasciate libere" dai pini.
Nella zona che da Ceppeto guarda verso il poggio Casaccia, possiamo scorgere due colline (poggio Trini e poggio Capannelle) rimboscate a cipressi nei primi decenni di questo secolo. Sono lavori che hanno avuto un ottimo successo, mentre qualcuno non ritiene di poter dire altrettanto di un tentativo analogo fatto nel tratto che dai Seppi conduce verso il piazzale Leonardo, dove sono stati piantati una serie di piccoli cipressi nel corso del 1981. Poche piante hanno avuto un certo sviluppo, mentre la maggioranza pare essere ancora un po' indietro. Auguriamoci che sia solo l'impressione un po' pessimistica di alcuni semplici appassionati camminatori e che i tempi che queste piante richiedono per un completo sviluppo siano effettivamente assai più lunghi dato che, come sopra detto, alcune piante hanno avuto una crescita buona, migliore di altre che potrebbero risentire di una diversa composizione genetica. Del resto possiamo dire che il gruppo di monte Morello è un invidiabile luogo, dove la flora è molto numerosa ed in salute rispetto a tanti altri boschi italiani e non.


Parlando in generale, i boschi di latifoglie sono situati per lo più nelle aree discendenti rispetto alle zone delle cime più alte e sono composti da cerro, cedui, lecci, cipressi e pino nero. Anche gli arbusti sono ben rappresentati con rovi, biancospino, prugnolo, sanguinello, ginepro e pungitopo. Alcuni esempi di località interessate a quanto accennato sono a nord est fra le case di Morliane ed il Molinuccio, mentre a sud ovest li troviamo nello stesso Borgo di Morello, alle case di Benciolino e la zona sotto la chiesa di Gualdo.
Salendo di quota abbiamo cedui densi e puri con alta presenza di pini neri, matricine di cerro e roverella e, nella parte di nord est, l'acero campestre. Gli arbusti sono spesso costituiti da rovi, sanguinello, pungitopo, biancospino e qualche laureola. Alle quote più alte si può trovare il nocciolo, oltre a ceppaie di carpino bianco. Nelle aree soggette a contatto con zone di conifere, possiamo trovare l'orniello. I cedui sono spesso associati al carpino, il cerro, la roverella. Zone di questo tipo si possono trovare a sud est del Poggio Capannelle, a nord/nord est della seconda e terza punta ed a nord ovest della terza, sempre a quote prossime alla sommità. Verso le quote massime si possono avere i boschi di conifere, frutto come si diceva, dell'ultimo rimboschimento, con prevalenza di cipresso comune e pino nero, fino ad arrivare alle massime quote del poggio Casaccia e poggio all'Aia, dove abbiamo superfici occupate quasi esclusivamente da arbusti densi e compatti, come anche da vegetazione erbacea spontanea, talvolta mista a piante della vecchia coltura agraria, tuttora in essere. Naturalmente non dobbiamo dimenticare la presenza, in quote molto più basse, di oliveti a cui si deve la produzione di un ottimo olio extravergine d'oliva.
Come spesso accade in zone a forte caratterizzazione naturale, i periodi più interessanti da un punto di vista "estetico" sono la primavera e l'autunno, periodi in cui l'esplosione dei colori creata dalle numerosissime varietà di piccole e grandi piante, offrono una splendida attrattiva per gli ammiratori dell'ambiente naturale.
Nel piazzale di Ceppeto a ridosso del bar locale, esiste un albero che non tutti ci potremmo aspettare di vedere qua: una Sequoia. Le condizioni di vita non sono fra le migliori, almeno da quanto traspare all'occhio del viandante e probabilmente le caratteristiche morfologiche e climatiche della zona non sono le più adatte, ma di certo è un interessante rappresentante di un genere reso famoso dalle consorelle che vivono nei grandi parchi statunitensi. Le dimensioni della nostra non sono in grado di competere con le rappresentanti d'oltreoceano, forse a causa dell'età che le separa e forse anche per l'ambiente circostante non del tutto adatto allo sviluppo completo di questo meraviglioso albero.
Il comune di Sesto segue con una certa costanza l'evolversi della vegetazione del monte, naturalmente in collaborazione con gli enti preposti, e continua la ripulitura di alcune aree dalle sterpaglie che, insieme alla risistemazione della flora arborea, possono essere attività in grado di dare un concreto aiuto alla vita di tutta la flora, oltre a far si che anche la parte estetica della zona, abbia a ricevere un deciso miglioramento. Ci auguriamo che questa attenzione sia sempre più sistematica e comprenda anche le zone meno prossime alla strada panoramica dei colli alti.

 

Abbiamo sopra accennato ai torrenti che scorrono su questo gruppo montuoso. Essi hanno raramente una grande portata d'acqua, anche se in certi periodi dell'anno, se soggetti a forte precipitazione piovosa, possono riservare sorprese non del tutto gradite e creare pericolo agli abitanti delle case che sorgono nei pressi del letto del torrente giù a valle. Questi corsi d'acqua non sono un numero altissimo, tuttavia la loro presenza è tale da generare una serie di fonti da cui si può attingere fresca acqua, di grande aiuto durante qualche passeggiata di particolare impegno, magari dopo essersi accertati che non ci siano problemi di inquinamento. I comuni interessati svolgono periodiche analisi e garantiscono una certa sicurezza, almeno nell'informazione.
Fra i torrenti che nascono dal gruppo di monte Morello ricordiamo Carzola, Marinella di Legri, Chiosina e Zambra. Altri sono a carattere stagionale e fra loro citeremo il Rimaggio che scende verso sud e nella zona di Colonnata chiamata Parancola dà luogo ad un piccolo invaso intorno al quale si sono impiantati piccoli orti in cui vengono coltivate alcune fra le più comuni specie di verdure che usiamo trovare sulle nostre tavole come insalata, pomodori, cipolle, fagioli, radicchio, melanzane e così via.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a stagioni non benevole in termini di precipitazioni piovose. Ad un periodo secco è talvolta seguito uno di intensa pioggia che porta invariabilmente problemi di contenimento da parte della terra e quindi spesso si devono fare i conti con allagamenti e tracimazioni anche di questi piccoli torrenti che distruggono il lavoro di mesi. Purtuttavia le persone che accudiscono la terra continuano la loro opera; si tratta di un interessante esempio teso a non disperdere un patrimonio di tradizione contadina, nell'epoca super tecnologica a cui ci stiamo inesorabilmente avvicinando. Non facciamo l'errore di sottovalutarlo.
Oltre ai torrrenti di superficie esistono numerosi corsi d'acqua sotterranei che contribuiscono all'irrigazione del territorio.


Con un minimo di attenzione visiva, anche i più giovani appassionati che si trovano a passeggiare nel gruppo di monte Morello, possono avere rapidamente un'idea dell'idratazione del territorio in seguito alle precipitazioni, in quanto il semplice colore della terra (se non il suo evidente grado di umidità), permette di avere un' idea di massima in proposito ed anche il colore della flora può aiutare chi volesse tenersi "informato" per quanto in modo assai grossolano.
Per la verità anche dalla piana sottostante è spesso possibile avere un'idea di massima dell'idratazione, specie quando la zona è stata soggetta ad un periodo di copiosa pioggia, dopo un lungo tempo di siccità: quasi giorno dopo giorno vediamo mutare le caratteristiche cromatiche che possono darci interessanti informazioni sull'idratazione sia della terra che, forse in maniera un po' più marcata, della flora. Una stagione piovosa è certamente importante per la vita della flora che popola il gruppo montuoso che a volte, e nel giro di 15/20 giorni, è in grado di "contraccambiare" una intensa pioggia con grandi crescite del fogliame, a tutto vantaggio sia dell'ambiente, che dell'ossigenazione locale.
Se potessimo scegliere sappiamo tutti come sarebbe bene che la pioggia fosse diluita nel corso delle settimane, anzichè concentrarsi in pochi giorni come a volte accade, in modo tale da evitare il rischio di frane (come è capitato alcune volte, creando inoltre poco comprensibili problemi di ordine burocratico su quale ente dovesse accollarsi le spese di risistemazione). Una buona idratazione permette alla flora di evolvere in modo da aiutare ad avere una corretta tenuta idrogeologica del territorio.

 

Un corretto sviluppo vegetale è certamente utile anche allo sviluppo della popolazione faunistica che vive nel gruppo del monte Morello.
Buona parte dell'area del gruppo di monte Morello è destinata a luogo di ripopolamento e cattura, quindi la fauna che ci vive è protetta dalla caccia. Fra gli animali si possono trovare mammiferi, uccelli e rapaci. Fra i primi sono presenti il capriolo, la volpe, la lepre, lo scoiattolo, il riccio, la talpa ed i topi che insieme ai cinghiali sono abbastanza comuni, mentre il daino, la puzzola e la faina li possiamo definire rari. Fra gli uccelli i più diffusi sono i colombacci, i fagiani, le ghiandaie, i merli, i passeri comuni, come anche i pettirossi, lo storno, la taccola, il tordo ed il luì piccolo,mentre l'allocco, l'allodola ed il barbagianni sono rari. Altri come il lucherino e la poiana sono soggetti a presenze variabili nell'arco delle stagioni.
Tra i rettili sono comuni le bisce, i ramarri e le lucertole anche se sono state spesso riportate presenze di vipere in autunno.
Gli anfibi ed i pesci sono riportati presenti nelle acque di Morello, fra i primi sono comuni i rospi e le rane, mentre fra i secondi si possono trovare con una certa difficoltà e con forti variazioni in base alla stagione, le trote le anguille, i cavedani e le lasche.

 

Monte Morello è un luogo frequentato da un alto numero di persone che apprezzano la vita all'aria aperta. Dai semplici camminatori dediti alla contemplazione della natura, ai cultori della bicicletta, dagli appassionati della corsa campestre ai cercatori di funghi ed ai fotografi appassionati di ambienti naturalistici, tutti solcano i sentieri che percorrono questo gruppo montuoso e qualcuno non si limita ai soli viottoli segnati, ma preferisce zone meno battute. In poche parole ben poco di Morello viene risparmiato dagli appassionati del luogo. Grazie ai numerosi sentieri che attraversano in lungo ed in largo il gruppo, anche gli amanti della riflessione solitaria non avranno da lamentarsi. In effetti nonostante il numero dei "gitanti" sia di tutto rispetto, specie nei fine settimana, non è certo difficile trovare qualche posto tranquillo da dedicare alla lettura di qualche buon libro, allo studio vero e proprio o alla placida contemplazione della natura che ci fa compagnia tutto intorno. Magari occorrerà avere la "forza" di cercare un po' più a lungo.
Come spesso accade in questi casi, non è difficile trovare rimasugli del passaggio di gitanti della domenica che, forse, non hanno del tutto fatto proprio il rispetto per l'ambiente circostante, come se non gli appartenesse e non ne dovessero essi stessi subire le conseguenze al successivo ritorno sul monte. In alcune zone, come la parte immediatamente sopra al piazzale della fonte dei Seppi, o il piazzale Leonardo, vera terrazza su Firenze e tutta la piana di Sesto, lo spettacolo che si presenta nelle zone verdi tutt'intorno, è dei meno edificanti. E non sono le uniche parti del monte a presentare questo modo così assurdo di vivere la natura. Forse la casa di queste persone è tenuta allo stesso modo?


Qualche tempo fa è stata organizzata, da molti volontari, una "battuta di caccia" alla ricerca di spazzatura che poteva essere rimasta "inevasa" negli anni indietro e ne fu trovata davvero tanta e di vario tipo. Furono necessari numerosi interventi da parte dei camion della nettezza urbana per portare via tali ricordi, ma da allora lo spirito di alcune persone non è cambiato poi molto se è vero, come è vero, che per restare nei luoghi più frequentati come nel tratto di strada che conduce dalla fonte dei Seppi al curvone del monte Acuto, si può facilmente scorgere una vecchia cucina che il proprietario non ha trovato di meglio che scaricare lassù, pochi metri al di sotto della strada.
Credo che sia interessante anche sondare l'aspetto psicologico che sta alla base di quella assurda decisione: quale sarà stato il motivo che lo ha spinto a fare questo? Sarà forse una persona che si dichiara "amante della natura"? Avrà la volontà per recuperare l'oggetto ed interessare gli operatori ecologici del comune (che comunque effettuano periodiche pulizie)?
Pur trattandosi di un caso limite (auguriamocelo) non è il solo ed anche in varie altre parti troviamo tracce del passaggio umano. Pur senza voler entrare nel merito della più generale questione ecologica, non si riesce a comprendere il perchè sia così "normale" lasciare sul terreno quanto non più necessario nel corso della scampagnata.
Si tratta di una forma di educazione civica che dovrebbe essere sviluppata in ognuno di noi almeno dai tempi della scuola dell'obbligo e che comprende altri ben importanti aspetti della vita, come il rispetto per il prossimo che, anch'esso, negli ultimi anni è andato progressivamente a sembrare un qualcosa di non necessario, fortunatamente non per vari frequentatori del monte Morello che, quando si incontrano in giro per i viottoli, hanno ancora il buon gusto di salutarsi, anche se non si sono mai visti prima.

 

 

Bibliografia:

C.N.R. : CARTA STRUTTURALE DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE, Pubblicazione n.429 - 1982.
G.F. Di Pietro; G. Errera; L.Omodei Zorini; P. Piussi: IL PARCO TERRITORIALE DI MONTE MORELLO:ANALISI DELLE RISORSE E METODOLOGIA DI INTERVENTO PER LA FORMAZIONE DEI PARCHI TERRITORIALI NELL'AREA FIORENTINA. Firenze 1979.
Comune di Sesto Fiorentino, Assessorato all'ambiente (a cura): IL PARCO DI MONTE MORELLO:LINEAMENTI DEGLI ASPETTI NATURALISTICI E DELLA NORMATIVA DEL TERRITORIO; Sesto Fno, 1987.
Comune di Sesto Fiorentino, Comitato Unitario Antifascista, Circoscrizione di Cercina (a cura): LA RESISTENZA E LA GUERRA DI LIBERAZIONE SU MONTE MORELLO. L'APRILE '44 A CERCINA. A cura dell'Ufficio Stampa del Comune di Sesto Fiorentino,1985.
G. Ciampi: OSSERVAZIONI SULLA DINAMICA DEL PAESAGGIO FORESTALE IN DUE AREE DEL VALDARNO FIORENTINO: MONTE MORELLO e ARTIMINO. In "Rivista dell'Agricoltura", n°1/79, a cura dell'Accademia dei Georgofili, Firenze.