Parte 2.
Autore: Flavio Gori.
Uno degli esempi più interessanti di costruzioni
militari di grande importanza strategica è senza dubbio
la Torre di Collina, che sorge, sul crinale a 290 metri s.l.m.,
fra le due vallate della Marina e della Marinella di Legri. Stiamo
parlando del crinale che congiunge La Chiusa a Collina, per poi
proseguire verso Legri ed infine con la val di Marina ed i passi
Appenninici più a nord.
Sicuramente la posizione di questa Torre era fondamentale per
la rete di comunicazioni che garantiva la sicurezza nell'intera
vallata. Posta a metà strada fra Monte Morello e la Calvana,
era in grado di assicurare informazioni e garantire sicurezza
fino al Castello di Calenzano. Non è escluso che la scarsa
presenza di documenti che la riguardano, sia in relazione alla
vicinanza di una bellissima villa del '500, che ha monopolizzato
l'interesse di molti storici. La torre è probabilmente
risalente al periodo a cavallo del 13° secolo ed a partire
dal 16°, anche l'importanza della torre di Collina conobbe
un declino costante. Negli anni a venire le furono addossate alcune
basse costruzioni a formare una piccola corte e così è
giunta fino ai nostri giorni, all'interno della tenuta di Collina
di cui fa parte.
La villa di Collina ci permette di iniziare un discorso sulle
più interessanti costruzioni civili della zona che spesso
sono prossime ai luoghi ricordati a proposito delle altre costruzioni
citate. Questa splendida villa sorge a circa 280 metri s.l.m.
, al centro di un grande rettangolo erboso, eretto per far si
che la villa fosse isolata, ben difendibile e, nonostante la posizione
panoramica, difficilmente visibile dai terreni tutt'intorno e
sottostanti, essendo circondata da una serie di splendidi abeti.
Alcune caratteristiche di costruzione, come le feritoie per armi
da fuoco poste in certi punti delle pareti esterne, fanno pensare
ad una sorta di fortezza, tanto che alcuni Autori hanno in effetti
pensato in un primo tempo, che si trattasse di un vera e propria
costruzione militare, forse anche perchè si pensava che
a Collina potesse essere esistito un castello medioevale, cosa
ancora non accertata. E' forse più probabile che la villa
di Collina sia un ottimo esempio di villa-fattoria, progettato
e costruito senza risparmio. Costantemente soggetta a restauri,
la tenuta di Collina copre un'area di circa 600 ettari e continua
la sua antica tradizione di produzione agricola di grande qualità
ed in un locale della fattoria, affittato dal Comune di Calenzano,
viene ospitato il "Centro Comunale Antincendi Boschivi".
A poca distanza dalla chiesa di S. Romolo a Leccio, sulle pendici
occidentali di monte Morello, sorge un piccolo nucleo di antichi
edifici racchiusi all'interno della Villa di Leccio, com'è
tuttora definita. Anche in questo insediamento è presente
un torrione di probabile uso militare e tutta l'architettura denota
origini duecentesche. E' probabile che già nei secoli antecedenti
al '500, la villa svolgesse funzioni di fattoria per la tenuta
Valdimarina, all'epoca di proprietà dello spedale fiorentino
di Santa Maria Nuova. Pur variando la proprietà nel corso
dei secoli, la funzione della villa di Leccio è sempre
stata quella della produzione agricola fino alla fine della seconda
guerra mondiale, quando, come tutti gli altri edifici della Tenuta
Valdimarina, è stata venduta a privati e ristrutturata
come prima o seconda abitazione. Naturalmente l'antica vocazione
agricola non è sopravvissuta.
Sulla strada che porta da Legri verso il Mugello troviamo una
diramazione che, attraverso il bosco, ci porta verso un'altra
bellissima villa medioevale: la villa di Volmiano, a circa 280
metri di altezza sul versante discendente di monte Morello. La
strada che porta a Volmiano, prosegue poi per il Poggio Cafaggio,
per poi giungere fino a Cerreto Maggio.
La villa fu fatta costruire dalla nota famiglia fiorentina dei
Cerretani che mantenne la proprietà per alcuni secoli successivi;
durante questo periodo apportarono numerose modifiche alla costruzione
originaria, aggiungendo via via nuovi blocchi, fra cui una torre.
Vari passaggi di proprietà non hanno minato la vocazione
agricola della fattoria, che continua tuttora addirittura inglobando
il podere Case Mattiano nel comune di Vaglia.
Un accenno lo vogliamo riservare anche alla villa in località
Salenzano dove, ad un'altezza prossima ai 330 metri, troviamo
una costruzione con caratteristiche di casa-torre medioevale,
costituita da solida terra d'alberese. Si presume che la villa
risalga, come la quasi totalità delle costruzioni di cui
ci stiamo occupando in queste righe, al 13° secolo ed è
assai probabile che la sua proprietà sia stata la medesima
della villa di Collina. In anni recenti è stata ben restaurata
dal proprietario.
Sulle pendici del Poggio Termine, sempre nella zona che da Legri
porta nel Mugello, ad una altezza di circa 400 metri troviamo
la villa di Fisciano che compare disegnata in alcune carte relative
alla pieve di Legri, verso la fine del 16° secolo. Nelle vicinanze
della villa vi si trova una piccola cappella gentilizia in stile
neo-gotico. L'attuale aspetto della villa, in seguito ad un recente
restauro, presenta una architettura che si discosta dalla versione
originale.
Dopo la zona di Legri, è giunto il momento di parlare di
una bellissima villa in località prossima a La Chiusa,
Poggio Sarto: la villa di Montedomini posta in un'ottima posizione
panoramica, con cipressi e terrazzamenti coltivati nell'antico
spirito locale.
In tempi recenti la villa è stata restaurata e le case
coloniche (annessi compresi) conservano le funzioni agricole.
Per quanto ai giorni nostri non appaia alcun segno, da alcune
carte risulta che la villa di Montedomini sarebbe sorta sulle
vestigia di una torre eretta dalla Repubblica Fiorentina in epoca
imprecisata, anche se nel 16° secolo troviamo già Montedomini
con le caratteristiche della villa ed appartenente alla famiglia
degli Strozzi. I successivi proprietari ampliarono la villa con
una fattoria e gli annessi poderi.
Come le altre ville di cui qui abbiamo brevemente parlato e come
le molte altre che si trovano disseminate in tutto il territorio
del comune di Calenzano, anche la villa di Montedomini ha avuto
una parte importante nella vita delle persone che hanno vissuto
nei suoi pressi in tutti questi anni e molti di loro avranno notizie
e racconti che intrecciano la vita dei popolani con quella di
queste splendide costruzioni da narrare a chiunque abbia piacere
di ascoltarle. Non credo si tratti di noiose perdite di tempo
da poter senz'altro investire meglio e diversamente, anzi io credo
che sia un'ottima occasione per cercare di non mandare del tutto
disperso un'importante testimonianza di storia popolare vissuta
direttamente dalle persone che la possono raccontare di prima
mano.
Un aspetto altrettanto interessante e da seguire con attenzione,
è quello relativo a ciò che rimane delle più
antiche attività che hanno contraddistinto il comune di
Calenzano ed in particolare i due piccoli borghi de La Chiusa
e Legri che abbiamo preso in esame in questo articolo. Intendiamo
quindi ricercare sia le professioni antiche tuttora in essere
presso le popolazioni suddette, sia quello che rimane di antiche
postazioni dedite ad antichi lavori.
Dopo aver parlato della tradizione contadina, vogliamo ora ricordare
alcune professioni che paiono essere fra le più caratteristiche
delle tradizioni locali, in relazione a mulini e le fornaci.
Sia i mulini che le fornaci, oltre a varii altri insediamenti
di carattere lavorativo che troviamo nella valle della Marinella,
sono testimonianze di attività professionali integrate
nel sistema villa-fattoria cui si accennava sopra, in quanto asse
principale della struttura economica di questo territorio, almeno
fino al termine della seconda guerra mondiale e prima dell'industrializzazione
che ha preso luogo negli anni immediatamente successivi e fino
ai giorni nostri.
La distribuzione dei mulini è capillare nell'intero territorio
comunale e naturalmente la presenza del torrente Marinella ha
contribuito a far prosperare anche a Legri questi edifici. Il
loro numero non è semplice da definire con certezza, anche
se quelli ufficialmente censiti sono 23, la maggior parte nella
parte settentrionale del comune tra Volmiano e Casaglia.
Come accade spesso fra le popolazioni dei mezzadri, anche i mugnai
si tramandano il lavoro di padre in figlio, sino a far ricordare
certe famiglie come "note famiglie di mugnai".
Guardando al lato tecnico possiamo dire che il tipo di mulino
usualmente presente è del tipo a ruota orizzontale, con
un albero in asse verticale che presenta le pale orizzontali alla
sua base, mentre al suo apice è fissato all'occhio della
macine, che ruota sull'altra macine sottostante che è fissa.
Molti sono i mulini che si trovano sul territorio di Legri e La
Chiusa, oltre che nelle località ad esse collegate come
Volmiano, Leccio e Davanzello posto a metà strada fra i
due borghi. Vorremmo citare in particolare il mulino de La Chiusa,
vicino al torrente Marina a circa 80 metri s.l.m. dove le pendici
di monte Morello e della Calvana si avvicinano. Qui a poca distanza
dal mulino stesso, i Romani avevano costruito una "Chiusa"
(da qui il nome del borgo nei secoli) che serviva per far confluire
l'acqua da immettere nell'acquedotto detto Val di Marina che giungeva
a Firenze, passando per Colonnata ora nel territorio del comune
di Sesto Fiorentino. Dopo le varie vicissitudini che normalmente
una costruzione così antica sopporta, viene oggi sfruttato
come civile abitazione, insieme a costruzioni più recenti
che sono state erette intorno al mulino originario.
Le fornaci non hanno una copertura capillare come quella dei mulini,
sono di solito poste in prossimità delle cave da cui poter
estrarre il tipo di roccia, calcare alberese, necessario per la
produzione di calce e mattoni. Questo avviene nella parte meridionale
che va da La Chiusa a Settimello al confine col territorio di
Sesto Fiorentino. Le fornaci sono state soggette a numerosi problemi
che ne hanno spesso disturbato l'attività: da cuocere ad
altissima temperatura, alla scarsità di materia prima e
questo ha fatto si che fossero sovente abbandonate, lasciando
talvolta segni sul territorio. Questo porta ad una difficile opera
di rinvenimento che rende incerta ogni opera di ricerca. In ogni
caso anche le fornaci erano di supporto all'attività delle
varie ville e quindi è nelle vicinanze di queste costruzioni
che troviamo traccia della loro esistenza. La loro produzione
era di solito relativa a calce e simili, mentre non è dato
sapere di un tipo di artigianato di carattere artistico.
In un caso esiste una continuazione del lavoro della antica fornace
con quello della più moderna attività estrattiva:
si tratta del "Cantiere de La Chiusa", nato nell'immediato
secondo dopoguerra e posto a breve distanza dal luogo in cui era
posta un'antica fornace, giusto all'inizio del borgo appena eseguita
la curva a destra dalla strada barberinese e che peraltro risulta
tuttora in buono stato di conservazione. Il moderno cantiere preleva
massi ad alto contenuto siliceo dal torrente Marina, per farne
calcestruzzo e simili.
A testimonianza di altri tipi di attività lavorativa nei
borghi di cui ci siamo sin qui interessati, citiamo "La Ginoriana",
un maestoso edificio che sorge nei pressi de La Chiusa fra i due
torrenti Marina e Marinella. Questo edificio fu fatto costruire
dalla famiglia Ginori-Lisci per scopi agricoli ed industriali,
in quanto il marchese Ginori era anche proprietario della Manifattura
di Doccia, rinomata fabbrica di porcellane giunta brillantemente
ai nostri giorni, oltre che della tenuta agricola di Collina.
Grazie alla intelligente conduzione di vari proprietari, La Ginoriana
ha mantenuto nel tempo un'eccellente attività commerciale
nei settori di primaria importanza, decretati dal suo fondatore
nel 1867. Negli ultimi decenni una forma di trasformazione economica
che ha coinvolto anche la tenuta di Collina, ha portato La Ginoriana
a specializzarsi nella produzione di olio, vino e produzione di
legname. In particolare la quantità d'olio che può
spremere è tale che anche altre aziende se ne servono.
E' un vero peccato che il viadotto autostradale sulla Marinella
si trovi così vicino a questa splendida costruzione, tuttora
in ottimo stato di conservazione ed anche abitata.
Per una sorta di immotivata "scelta" personale sono
rimasto lontano da La Chiusa e Legri per molti anni, pur avendo
profondi e sentiti legami con questi borghi. A distanza di tutto
questo tempo ho avvertito la necessità di riscoprire la
storia, la vita di questi piccoli paesi.
A qualcuno farà piacere saper ritrovare il sapore del borgo.
Lo potrà fare a patto che non si limiti alla semplice ricerca
del fresco estivo, o nei termini della classica evasione nel fine
settimana.
Al di là di alcuni stereotipi sulla vita paesana, credo
sia giusto sottolineare come il semplice passeggiare per i piccoli
borghi ed anche per i boschi che li circondano, sia sufficiente
per farci sentire, direi quasi assaporare, le radici che molti
di noi hanno nella campagna, ma che corriamo il rischio di non
saper più riconoscere e quindi di smarrire, con una perdita
culturale e, dunque, personale di grande rilevanza.
Certo vedere alcune nuove costruzioni che non molto hanno a che
spartire con l'architettura classica del luogo, può lasciare
interdetti ed in effetti questo è il sentimento generato
nello scrivente.
Bibliografia: DANIELA LAMERTINI: CALENZANO E LA VAL DI MARINA, Storia di un Comune Fiorentino. Edita dal Comune di Calenzano, 1989.