Perché lo studio dei fenomeni precursori dei terremoti in Italia non è sostenuto?

 

Autore: Cristiano Fidani c.fidani@virgilio.it

Le previsioni dei terremoti di Raffaele Bendandi durante gli anni '20 furono vietate dal regime fascista perché, diceva Mussolini, allontanavano i turisti dall'Italia. Inoltre, il mondo scientifico di allora rigettava la previsione, ritenendo che avrebbe finito per allarmare la popolazione provocando maggiori pericoli del terremoto stesso. Il primo motivo appare chiaramente essere una scusa del regime per screditare un personaggio scomodo che scriveva le sue previsioni per un giornale americano e non era tesserato; il secondo ha raggiunto i giorni nostri e continua a far sentire il suo inutile peso.

A mio avviso anche il motivo del pericolo dell'allarme ha costituito una falsa motivazione di molti scienziati italiani per screditare lo studio dei fenomeni precursori dei terremoti, e in particolare di quelli elettromagnetici, sviluppatosi fortemente in Italia. Secondo me pur essendo reale il pericolo di allarmare una popolazione impreparata, come sostenuto anche da Bendandi, il vero motivo dell'opposizione degli scienziati alla previsione sembra avere le sue radici nella particolare risposta del mondo accademico Italiano all'approccio "positivo" che la scienza ha abbracciato incondizionatamente dalla seconda metà dell'800.

All'inizio del 1900 la situazione era la seguente: da una parte c'erano le idee sismologiche basate su fatti ben accertati sperimentalmente, con una lunga tradizione nella costruzione degli strumenti e fondate sulla teoria della meccanica inerziale che era stata ben sviluppata e verificata; dall'altra, l'approccio elettromagnetico era appena all'inizio di una sua formulazione completa attraverso le equazioni di Maxwell, come quello per altre nuove discipline come la chimica e la biologia.
Non esistevano cataloghi dettegliati dei fenomeni elettromagnetici e di altri fenomeni non sismici associati ai terremoti; non esisteva un ordine condiviso in cui inquadrare i fenomeni precursori; inoltre, gli strumenti utilizzati non erano standardizzati. A causa di queste caratteristiche gli studi dei fenomeni non sismici non dovevano apparire come positivamente accertati e la produzione scientifica di quegli studi nuovi non poté competere con l'apprezzamento positivo di quelli sismici.

Ulteriori motivazioni possono essere sostenute a partire dalle considerazioni storiche riportate nell'articolo dedicato agli "Studi elettromagnetici associati ai terremoti in Italia"; ricordiamo che un gran numero di importanti contributi a questi studi provennero dai padri della Chiesa, cioè da uomini religiosi. Tuttavia, il posistivismo marcò una netta separazione fra scienza e religione, cosicché fu intrapresa un'azione per screditare gli scienziati religiosi e i loro studi.

Occorre anche ricordare i diversi tentativi di previsione fatti attraverso i vari tipi di sismografi di quel periodo, che non ottennero risultati per giustificare ulteriori ricerche. Cosicché se la vera scienza era positiva, come lo era la sismologia, e attraverso la sismologia non era possibile prevedere i terremoti, allora la previsione era impossibile per uno stesso principio positivo. Questa potrebbe essere la ragione del fatto che molti scienziati che si dedicarono ai fenomeni presismici e alla previsione dei terremoti incontrarono una così ostinata avversione.

Raffaele Bendandi studiò le idee degli scienziati che lo precedettero senza pregiudizio grazie al suo approccio da autodidatta che lo protesse da una accettazione incondizionata delle idee positivistiche. Inizialmente egli non incontrò opposizione da parte del mondo scientifico per i suoi contributi alle osservazioni sismologiche dei terremoti, che gli permiserero, fra l'altro, di entrare a far parte della Società Sismologica Italiana nel 1920. Quando però iniziò a divulgare le sue previsioni venne condannato all'isolamento.

Nuove motivazioni sono apparse dopo la seconda guerra mondiale a sostenere un approccio esclusivamente sismico al terremoto. Una di queste è sembrata la possibilità del trasferimento delle conoscenze simologiche nel campo dell'industria edilizia che ha supportato ulteriormente gli studi sismologici. Un'altra motivazione potrebbe essere scaturita dalla necessità di ottenere finanziamenti per la ricerca. Essa è infatti legata a riconoscimenti internazionali e la sismologia ha offerto questa possibilità, in quanto argomento di ricerca ben assodato, a scapito dell'incoraggiamento di nuovi approcci.

Nell'interpretazione di quanto accaduto, dovrebbe essere sottolineato che la pretesa di aver spiegato completamente il terremoto e la condanna della previsione hanno prodotto un silenzio in questo campo di ricerche, affievolendo il senso di mistero verso il fenomeno e sostenendo la paura nella popolazione.

Il grande terremoto di Sumatra ha forse messo in luce un'ulteriore assurdità nel modo di porsi nei confronti del terremoto: è stata la paura e l'incapacità di dare l'allarme per un possibile maremoto che ha prodotto più vittime della paura stessa dell'allarme?
Dopo la tragedia, infatti, l'allarme che è stato lanciato nel marzo del 2005 per un possibile maremoto, che poteva verificarsi in conseguenza di un'altra forte scossa avvenuta nella stessa zona, non produsse incidenti, nonostante il maremoto non si manifestò.

Altra assurdità accettata ancora oggi è sostenere che l'unico modo in cui possimamo difenderci dal terremoto consista nel costruire le abitazioni in maniera antisismica. Ma se ci sono palazzi che crollano anche da soli!
Come può difendersi, allora, una larga fetta della popolazione italiana che vive in case che non sono state costruite con questi criteri?