Fenomeni luminosi osservati con il terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009


Autore: Cristiano Fidani - email: c.fidani@virgilio.it


Un rossore con sfumature rosa e violetto, più luminoso in corrispondenza del profilo delle montagne, ha caratterizzato il cielo dell'Aquila domenica 5 aprile, poche ore prima della scossa. Non sono mancati bagliori, fulmini, sfere e fiammate ad arricchire la lista dei fenomeni eccezionali osservati quella notte e le sere precedenti il terremoto. Che cosa sono questi fenomeni?

Ancora non si sa bene, devono essere studiati in modo approfondito, d'altronde essi sono utili per capire meglio che cos'è il terremoto e forse saranno utili a prevederlo. 

Si pensa che le rocce prima della rottura siano capaci di emettere cariche elettriche che si addensano in superficie, specie sulle punte delle montagne, e siano in grado di ionizzare l'aria producendo le luminosità. Si pensa anche che vengano emessi dei gas che a contatto con l'atmosfera si infiammano.


E' stato sorprendente notare come la popolazione e perfino la protezione civile sia ignara del significato di questi fenomeni. Viaggiando nelle zone terremotate ho ripetutamente incontrato persone che non avevano parlato a nessuno di questi fenomeni per paura di essere presi per matti. D'altra parte anche il personale della protezione civile non sembrava aggiornato sui numerosi studi dell'argomento. Infatti, gli stessi fenomeni sono stati notati in occasione di quasi tutti i terremoti forti, in ogni parte del mondo. Non solo, sono stati anche fotografati e ripresi da 

telecamere: le luminosità del cielo prima di un forte terremoto in Giappone sono pubblicate nel documento EQL_Silvestri.pdf del sito http://www.itacomm.net/EQL/EQL_Silvestri.pdf ; i bagliori osservati durante il terremoto in Perù del 2007 sono stati filmati e pubblicati su YouTube http://www.youtube.com/watch?v=SHmHsP1gd8I


Nonostante queste luci siano state registrate sin dalla nascita della scrittura e sottoposte alle prime ipotesi ed analisi scientifiche nel XVIII secolo proprio in Italia, il loro studio ha dovuto fare i conti con la mancanza di strumenti adatti, situati nel posto giusto e nel periodo di un forte terremoto. Tentativi di realizzare un campionamento costante di dati è iniziato in molte regioni del nostro paese a più riprese, ma la scarsa sensibilità a questi temi di ricerca ha fatto mancare i finanziamenti per mantenere attivi gli strumenti, così oggi non esistono banche dati ne reti di rilevamento in funzione. Qual è il motivo di tutto ciò?

Pubblicare studi attendibili sui fenomeni precursori dei terremoti richiede molto lavoro, forse diversi anni di studio senza poter ottenere altre pubblicazioni. Ciò risulta completamente da evitare in un contesto internazionale dove un ente di ricerca cerca dei riconoscimenti. Inoltre, nell'ambito nazionale, dove impera il valore della produttività, dedicarsi a questo tipo di ricerca risulta molto sconveniente.


Lo studio e la divulgazione dei precursori sismici sono stati trascurati e derisi da gran parte dell'ambiente scientifico italiano, bollando la previsione come impossibile per definizione. Ma il risultato è che, nonostante questi fenomeni continuino ad essere osservati in occasione di forti terremoti, quasi nessuno è in grado di interpretarli per salvare vie umane e se qualcuno riesce ad interpretarli non può utilizzarli per avvertire la popolazione.

La prevenzione, che promette di essere l'unico rimedio per il terremoto, è in realtà completamente incapace di proteggere la popolazione perché il 70% dei cittadini italiani vive e lavora in strutture non antisismiche che non possono essere rese tali per mancanza di fondi.


L'importanza della raccolta di testimonianze dalla popolazione dell'Aquila è molteplice: innanzitutto contribuisce a rendere più noti questi fenomeni; in secondo luogo suggerisce quali strumenti progettare per studiarli; infine aiuta ad avere un'idea più precisa del processo che porta al terremoto, aprendo nuove strade nel campo della previsione.



Perugia 17 giugno 2009