I fenomeni precursori del terremoto aquilano e la loro divulgazione



Autore: Cristiano Fidani



Molti studiosi hanno evidenziato una possibile correlazione dei  segnali da loro misurati con i terremoti solo dopo che gli eventi sono accaduti. Per questo motivo si da loro poco credito, perché le associazioni avvengono a posteriori. Tuttavia, nel caso del terremoto di L'Aquila tali corrispondenze hanno coinvolto più di un'osservazione negli stessi giorni che hanno preceduto la scossa. 

In particolare, è emerso che alcuni fenomeni significativi sono avvenuti nella regione dell'atmosfera al di sopra dell'epicentro del tragico evento, rafforzando l'idea che l'osservazione di diverse grandezze fisiche possa aiutarci a capire meglio che cos'è il terremoto e se ci dobbiamo aspettare una forte scossa. 

D'altra parte, le comunicazioni di allarme di Giampaolo Giuliani, effettuate in anticipo sul verificarsi dell'evento e rese note da giornali e televisioni, hanno confermato la realtà attuale di 

questa possibilità, almeno attraverso lo studio del gas Radon.

Gli altri studi che a posteriori hanno mostrato interessanti osservazioni riguardano:


1) le luci sismiche, conosciute sin dall'antichità, le cui testimonianze sono state raccolte nei mesi successivi all'evento e catalogate in un lavoro appena pubblicato. Luce diffusa, nuvole arrossate e sfere luminose hanno rappresentato gli avvistamenti che hanno prevalentemente anticipato l'evento, i primi due di qualche ora e il terzo fino a qualche mese prima. Flash di luce sono stati avvistati principalmente durante l'evento e rappresentano il fenomeno più comunemente osservato, mentre le scariche elettriche e le fiamme sono state viste principalmente dopo la scossa, le prime fino a diversi minuti dopo e le seconde fino a qualche ora dopo. L'articolo dedicato a questi fenomeni può essere consultato liberamente a questo indirizzo


2) le variazioni di intensità delle onde radio nella banda LF e VLF sono state monitorate costantemente da diversi anni con un sistema di ricevitori italiani e stranieri. Sin dalla fine del marzo 2009 è stata osservata una diminuzione dell'intensità del segnale delle radioemittenti lontane, quando il cammino delle radio onde ha attraversato la regione epicentrale. Anche l'ora del passaggio del terminatore al tramonto, che è rintracciabile nelle variazioni di ampiezza degli stessi segnali elettromagnetici, è apparsa diminuire nei giorni immediatamente precedenti il 6 aprile. Gli articoli dedicati a queste misure possono essere consultati qui e qui.



3) le variazioni nell'intesità del segnale infrarosso proveniente dalla superficie terrestre, sono state misurate da diversi satelliti meteorologici sulle regione sismogenetiche ed evidenti anomalie sono state osservate nei giorni immediatamente precedenti alcuni forti terremoti. Queste anomalie termiche sono rimaste persistenti sulle stesse regioni degli eventi anche per diversi giorni. Nel caso del terremoto di L'Aquila è stato evidenziato un significativo riscaldamento di una porzione dell'Italia centrale comprendente l'epicentro del terremoto, fra il 30 marzo e il primo di aprile, cinque giorni prima della forte scossa. Gli articoli che descrivono queste misure possono essere consultati agli indirizzi

http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/9/2073/2009/nhess-9-2073-2009.html

http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/10/239/2010/nhess-10-239-2010.html

http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/10/395/2010/nhess-10-395-2010.html


4) anche le emissioni acustiche di frequenza superiore a quelle udibili sono state osservate precedere il sisma abruzzese. Esse sono state registrate da più stazioni come perturbazioni di lunga durata e sono consistite in un aumento di emissioni acustiche osservate a partire dalla fine del 2008 fino a comprendere la data del terremoto. L'articolo dedicato a questo fenomeno può essere visionato liberamente qui


5) i segnali elettrici delle stazioni elettromagnetiche di Fermo e Perugia, funzionanti con continuità da alcuni annni, hanno registrato un aumento dell'attività elettrica con un massimo corrispondente ai giorni del terremoto. Tale attività è stata evidenziata in entrambe le stazioni con segnali variabili di frequenza dell'ordine del centinaio di Hz. Il lavoro è stato presentato alle conferenze del GNGTS di Trieste, in quello sulle Osservazioni Elettromagnetiche e Gravimetriche relative al sisma del 6 aprile a L'Aquila e all'EGU a Vienna. Brevi riassunti possono essere consultati alle pagine 373-375 di 

http://www2.ogs.trieste.it/gngts/gngts/documenti/pdf2009/2.2.pdf

              

    nella presentazione del convegno aquilano

    http://www.iagaitalia.it/media/Fidani.pdf 


e nell'abstract 

http://meetingorganizer.copernicus.org/EGU2010/EGU2010-9167.pdf




Tali sono, solo per citare, studi italiani. Vi sono, però, una moltitudine di studi che sono portati avanti all'estero nello studio degli stessi fenomeni e altri ancora. Per questo motivo, una o più volte l'anno gli studiosi dei fenomeni precursori si riuniscono per discutere e confrontarsi sulle possibilità di prevedere il terremoto, in modo da delineare un progetto di osservazione globale. Una moltitudine di interventi è stata presentata all'EGU di Vienna all'inizio di questo mese ed è visibile qui.


Tuttavia, questo lavoro di ricerca sembra essere escluso dalla comunicazione alla popolazione. Non si parla di precursori come se fossero un tabù, come se fosse troppo compromettente parlare di qualcosa che non è "dimostrato" scientificamente. Contemporaneamente, però, gli stessi mezzi di comunicazione ci propinano montagne di fesserie su tutti gli altri aspetti della vita. 

D'altra parte, un possibile motivo della mancata comunicazione potrebbe essere quella di non dare credito a tali studi, con lo scopo di non rendere la popolazione allarmabile, qualora uno dei segnali precursori dovesse diventare anomalo; infatti, l'allarme è creduto un pericolo per l'incolumità di gran lunga peggiore del terremoto stesso. Senonchè, gli incontrollati e inaffidabili falsi allarmi seguiti al 6 aprile hanno prodotto solo paura, giustificata dalla coscienza di vivere in strutture dubbiamente antisismiche ma seguita da evacuazioni senza panico. Inoltre, gli allarmi documentati in altre regioni del mondo hanno esclusivamente prodotto danni economici mentre gli effetti dei terremoti sono ben più gravi mettendo a rischio la vita! 

Da dove vengono queste ipocrisie sul non parlare dei precursori?


Forse dalla convinzione che la scienza sia il raggiungimento di un traguardo definitivo, come un dio da adorare. In questo caso, infatti, non si possono dire cose sbagliate senza compromettersi la carriera e, in relazione agli allarmi, non può che essere la "vera" scienza a "salvare" l'umanità da queste tremende catastrofi.

Fermo restando il valore indiscutibile di una obiettiva informazione, occorre ricordare che la scienza è il frutto della ricerca della verità e non è verità essa stessa, a cui l'uomo può solo tendere e mai raggiungere. Dunque, occorre tener sempre presente che la scienza è qualcosa di continuamente transitorio e in evoluzione con errori ed abbagli, per questo motivo è indispensabile parlarne e confrontarsi.

Quando il confronto viene negato, perchè la scienza è scelta come base sulla quale prendere decisioni su come proteggere la popolazione, e qualcuno pretende di possedere la "vera" scienza per avere una risposta univoca in breve tempo, si ha il sospetto che si intenda salvaguardare un interesse che non ha niente a che fare con la scienza e con la protezione della vita.


L'educazione della popolazione dovrebbe essere una delle principali linee da portare avanti. Poichè, come statisticamente stabilito, non abbiamo la certezza che ciò che osserviamo sia un precursore che funziona sempre, questo va spiegato chiaramente alla gente. Ritengo essere tale confronto, se portato avanti con continuità, veramente utile alla popolazione per arrivare preparati ad un evento distruttivo. Preparati nel senso di: agire senza farsi prendere dalla paura, essere capaci di leggere i diversi segnali dalla natura e di comunicarli a chi li studia, sensibilizzarsi sul tema terremoto in modo da decidere di costruire o restaurare in maniera antisismica le proprie abitazioni.

In questo processo, gli studi presentati, se non immediatamente utili alla previsione, sono uno strumento per avvicinare la popolazione al fenomeno terremoto. Allorquando divenissero utili alla previsione, dovrebbero fruirne persone istruite a gestire questa emergenza per essere di qualche utilità.

Non ci si può poi nascondere dietro la difficolà di parlare dei risultati delle ricerche, per giustificare la loro mancata divulgazione. Perchè, una scienza che non si riesce a comunicare serve solo al prestigio personale e non giustifica le spese pubbliche. Perciò parlare del terremoto risulta non solo utile ma anche indispensabile.