Diamo il benvenuto a due Ricercatori che operano da 11 anni intorno ad un concetto assolutamente straordinario: le Onde Gravitazionali. Previste dalla Relatività di Albert Einstein, non siamo ancora sicuri non tanto se le abbiamo effettivamente rilevate, ma neanche del fatto se esistano oppure no. Questo perché i molteplici sforzi condotti da Enti di Ricerca di tutto il mondo e scienziati di primo livello con finanziamenti altrettanto di primo (se non primissimo) livello, hanno dato risultanti scoraggianti. Il lavoro di Galletti e Aluigi, una volta discusso e confermato, potrebbe dare una svolta assai importante. Non solo per risolvere la questione delle Onde Gravitazionali, che pure sarebbe di per sè un momento tra i più importanti nella storia della Fisica mondiale, ma anche per altri aspetti della Fisica di Base.
Questo articolo sarà seguito da un successivo, sempre degli stessi Autori, per meglio mettere a fuoco il loro punto di vista.
LoScrittoio.it è lieto di offrire questo lavoro all'attenzione dei suoi lettori. Riteniamo che sia nello spirito del nostro Editoriale: partire dalla Scienza più accertata per arrivare a risultati diversi da quanto ci si aspetterebbe.

Buona lettura.

 

Primo Galletti
Diplomato in Elettrotecnica presso l'Istituto Tecnico Industriale di Foligno (PG) nel 1952. E' stato impiegato come tecnico hardware presso l'IBM Italia di Roma dal 1955 al 1989. Vive a Roma dove è in pensione dal 1990 .
Si è occupato, fin da ragazzo, di esperimenti di Fisica e, in particolare, di Elettromagnetismo. Nel 1963, ha iniziato ad occuparsi del problema della rivelazione dello spazio-etere di Faraday e Maxwell, convinto della sua esistenza. Nel 1970 ha realizzato un apparecchio di tipo magnetico in grado di rivelare la presenza di questo spazio senza, però, riuscire a risolverne il problema della sua esistenza, pur vedendo che l'apparecchio in taluni giorni funzionava molto bene.
Successivamente, si è dedicato alla costruzione di interferometri, di vari tipi, senza ottenere alcun risultato.
Alla fine del 1993 gli venne l'idea di sostituire il fascio di luce laser con uno formato da elettroni che con la loro massa non nulla sarebbero dovuti risultare più sensibili al moto dello spazio. L'apparecchio che aveva costruito usava un fascio di elettroni che veniva prodotto con un diodo a vuoto mentre le variazioni di intensità venivano misurate mediante un fotoresistore al solfuro di cadmio. Agli inizi del 1994, all'improvviso, vennero registrati grandi fluttuazioni della resistenza del fotoresistore, che continuarono per alcuni giorni. Dal 26 Aprile 1994 l'apparecchio è stato messo in registrazione continua.
Gli anni successivi li ha dedicati, quasi completamente, alla interpretazione dei segnali a forma di "forchette" che l'apparecchio registrava e che ha portato, con il passare degli anni, alla consapevolezza che si tratta di Onde Gravitazionali.
e-mail: primo.galletti@omirp.it

Aldo Aluigi
Laureato in Ingegneria Nucleare nel 1975 all'Università di Roma. Dal 1976 al 1990 ha lavorato presso l'Ansaldo di Genova occupandosi della progettazione di centrali per la produzione di energia elettrica. Dal 1991 lavora come libero professionista nel settore dell'energia occupandosi, in particolare, di centrali termoelettriche convenzionali, di impianti di cogenerazione e di teleriscaldamento. Dal 1991 vive a Roma.
Dal 1997 collabora con Primo Galletti nella ricerca sulle Onde Gravitazionali. Si è occupato, in particolare, della costruzione e messa a punto di rivelatori che usano fotoresistori al solfuro/seleniuro di cadmio.
Da qualche tempo, si dedica allo studio della interazione delle Onde Gravitazionali con il campo magnetico mediante la costruzione e messa a punto di nuovi rivelatori di tipo magnetico.
Dall'Ottobre 2000 si occupa anche della gestione del sito <www.omirp.it> dove vengono pubblicati i risultati delle ricerche.
e-mail: aldo.aluigi@omirp.it

 

 

ONDE GRAVITAZIONALI E NECESSITA' DI UNA "NUOVA" FISICA


Autori: Primo Galletti e Aldo Aluigi

Le conoscenze attuali sulla struttura e sul funzionamento dell'Universo sono basate essenzialmente sulle informazioni fornite dalle Onde Elettromagnetiche emesse dai corpi celesti che lo costituiscono. Le Onde Gravitazionali emesse a seguito di eventi quali collassi/esplosioni possono fornirci informazioni molto più importanti in quanto possiedono energie superiori e si propagano nello spazio subendo attenuazioni e/o distorsioni inferiori.
Ad oggi, i tentativi effettuati per rivelare le Onde Gravitazionali non hanno avuto evidenti successi. Dal 1994 è stato da noi costruito (P. Galletti) ed è in funzione un apparecchio capace di rivelare le Onde Gravitazionali. Si tratta di un apparecchio molto sensibile, in grado di registrare la quasi totalità dei fenomeni altamente energetici che avvengono nell'Universo.
Il comportamento di questo rivelatore non sembra trovare alcuna giustificazione nell'attuale ambito delle Leggi tradizionali della Fisica. E' possibile, tuttavia, fornire una spiegazione semplice e naturale del suo funzionamento se si rinuncia all'idea di uno spazio "vuoto" e si ammette l'esistenza di uno spazio "fisico" le cui caratteristiche (costante dielettrica, permeabilità magnetica, velocità della luce, etc...) variano in modo sensibile in presenza di un campo gravitazionale. Tutto ciò ci ha indotto a sviluppare nuove idee per interpretare la Gravità e l'Elettromagnetismo, scoprendo come la "nuova" Gravità interagisce con il Campo elettrico de il Campo magnetico in modo semplice e naturale attraverso la variabilità della velocità della luce.


La rivelazione delle Onde Gravitazionali.


L'esistenza delle Onde Gravitazionali era stata prevista oltre 80 anni fa da A. Einstein come conseguenza della Teoria della Relatività Generale. Queste onde sono emesse a seguito di eventi cosmici molto violenti quali ad esempio, collassi di stelle, esplosioni di supernove, etc... e vengono, oggi, considerate dai fisici come una sorta di terremoti che avvengono nello "spazio-tempo".
La via principale che viene seguita per rivelare le Onde Gravitazionali è quella dell'utilizzo degli interferometri. In questi ultimi anni sono stati costruiti interferomentri sempre più grandi e costosi. Due di questi apparecchi, costruiti di recente, sono i seguenti (si veda quanto riportato sui siti <http://www.virgo.infn.it> e <http://www.ego-gw.it>):
LIGO (USA):è entrato in servizio nel 2001.è costato oltre 350 milioni di dollari. Non ha ancora fornito alcun risultato significativo. Si veda al riguardo l'articolo: "Ripples in Space-Time", Scientific American Volume 286 Number 4 (2002);
VIRGO (Italia-Francia): la sua costruzione è stata completata nel Giugno 2003. Ad oggi, è ancora in fase di "commissioning". Non si hanno notizie più precise al riguardo.
La giustificazione in merito ai deludenti risultati del LIGO è che, avendo questo interferometro la capacità di vedere fino a distanze di circa 300 milioni di anni-luce, sarebbe in grado di "vedere" soltanto i rari eventi (circa uno ogni 100 anni) che avvengono all'interno della nostra galassia. Tanto è vero che il programma di ricerca prevede di spendere ulteriori 750 milioni di dollari per potenziare il LIGO ("Advanced LIGO"), in modo di aumentarne le sue capacità (pensano di arrivare a 6 miliardi di anni-luce) per cui dovrebbe aumentare la frequenza degli eventi che possono essere registrati (circa uno all'anno?). Si veda a questo riguardo l'articolo: "Catch a Gravity Wave" in The Origin and Fate of the Universe, Astronomy Special Issue (2004).
Nessuno, fin'ora, ha messo in discussione l'adeguatezza o meno degli interferometri quali strumenti per rivelare le Onde Gravitazionali.
Un "nuovo" rivelatore di Onde Gravitazionali
Alla fine del 1993 uno di noi (P. Galletti) ha ideato e costruito uno strumento capace di rivelare le Onde Gravitazionali. Si tratta di uno strumento molto sensibile, in grado di registrare la quasi totalità dei fenomeni altamente energetici che avvengono nell'Universo.
Lo strumento è costituito, essenzialmente, da un ponte di Wheatstone dove su uno dei due rami è inserito un fotoresistore al solfuro di cadmio (CdS), illuminato con una sorgente luminosa di intensità costante. Lo strumento è in registrazione continua dal 26 Aprile del 1994 e i dati fino ad oggi registrati ci hanno fornito informazioni molto interessanti sulla struttura e il funzionamento dell'Universo.
Forse, è superfluo aggiungere che lo strumento aveva altre finalità e che questa scoperta è il risultato di una serie di circostante del tutto fortuite che si sono verificate agli inizi del 1994.


Il "rompicapo" del Rivelatore.

Con il passare del tempo ci si è sempre di più convinti che il comportamento del rivelatore non trovava alcuna spiegazione nell'attuale ambito di Leggi tradizionali della Fisica. Per come risulta costruito il rivelatore, i parametri esterni che più influenzano il comportamento del fotoresistore sono i seguenti:
intensità luminosa
temperatura ambiente
L'intensità luminosa viene controllata mantenendo costante sia la corrente anodica che la tensione anodica di accelerazione degli elettroni del diodo a vuoto usato come sorgente di luce costante. La temperatura ambiente viene mantenuta costante mediante un sistema costituito da una doppia camera termostatica (interna+esterna). Anche la tensione di alimentazione del ponte di Wheatstone è stabilizzata.
Dopo un periodo iniziale di funzionamento più o meno lungo non si dovrebbero registrare variazioni significative della differenza di potenziale ai capi del ponte di Wheatstone. Invece non è cosi!
1. Si osservano variazioni, anche molto elevate, della differenza di potenziale ai capi del ponte di Wheatstone senza che gli strumenti indicatori posti a controllo della tensione anodica e della corrente emessa dal filamento registrino alcuna variazione.
2. Durante le variazioni della resistenza del fotoresistore non si riscontrano analoghe variazioni di intensità luminosa (energia) e/o di colore (frequenza) della luce emessa dai fosfori del diodo a vuoto.
3. Il sensore per diventare operativo ha bisogno di un lungo periodo di funzionamento continuo (almeno 12-18 mesi). Questa capacità viene acquistata in modo sempre maggiore con il passare del tempo e durante tale periodo di "formattazione" il sensore aumenta sempre di più la sua sensibilità a queste variazioni.
4. Se il sensore viene spento, anche soltanto per alcuni minuti, alla sua ri-accensione non funziona più regolarmente per un periodo di tempo che è tanto più lungo quanto maggiore è stata la durata della interruzione è come se con lo spegnimento avesse perso la "memoria" acquistata durante la "formattazione".


La presenza del "redshift".

Cosa registra questo strumento? Perché noi diciamo che si tratta di Onde Gravitazionali e non di qualcos'altro? I dati registrati in questi anni dal rivelatore ci mostrano che:
si osservano variazioni del segnale del rivelatore la cui durata è compresa tra alcuni giorni fino a qualche mese e con ampiezze da qualche milliVolt fino a qualche Volt;
si registra di frequente un tipo molto particolare di segnale a forma di "forchetta", costituita da due picchi con un picco primario (appuntito) e uno secondario (arrotondato);
esiste uno stretto legame tra l'intensità di questi segnali e la loro durata. Si osservano "forchette'' dalla forma alta e stretta in contrapposizione ad altre di forma bassa e allargata. Inoltre, i segnali alti e stretti sono anche più nitidi e precisi, mentre quelli bassi ed allargati presentano delle distorsioni;
i segnali registrati sembrano appartenere ad eventi (o gruppi di eventi) ben precisi la cui durata può essere anche di 1-2 anni.
L'analisi di un particolare evento registrato nell'estate del 1995 ci ha consentito di risolvere il problema del "redshift" di queste onde, ossia il legame esistente tra l'ampiezza e la durata e stabilire, quindi, la distanza da noi degli eventi che li hanno generati. La serie di "forchette" registrate nel 1994 erano di forma alta e stretta (distanza tra i picchi di 4 giorni), mentre quelle del 1995 erano basse e allargate (distanza tra i picchi di 15-16 giorni). Ciò stava a indicare che gli eventi del 1995 erano avvenuti ad una distanza 4 volte maggiore di quella degli eventi del 1994. Dal questo confronto è stato possibile stabilire, per la prima volta, che le onde del 1994 erano state generate ad una distanza pari a circa 2/3 del Raggio dell'Universo (redshift z=1.5) mentre quelle del 1995 ad una distanza pari a circa 9/10 del medesimo raggio (redshift z=9).
Successivamente, il confronto con le altre "forchette" registrate negli anni successivi, ci ha permesso di stabilire con maggiore precisione la relazione tra la durata e la distanza da noi di questi eventi.


Interazione delle Onde Gravitazionali con la Materia.


Nell'Agosto 1999, durante la registrazione del fronte di salita di un'onda gravitazionale ("forchetta") di intensità molto elevata si è avuto il devastante terremoto della Turchia. Alcuni giorni dopo con l'arrivo di una seconda di ampiezza simile alla prima si sono avute ulteriori scosse sismiche di intensità molto elevata.
Dopo 2-3 mesi dall'arrivo di queste onde si è assistito ad una riattivazione di quei vulcani in fase quiescente. In Italia vulcani come l'Etna hanno iniziato ad eruttare molto intensamente. Questa intensificazione delle eruzioni vulcaniche è durata per tutto l'anno 2000 e soltanto nel 2001 le cose sono rientrate nella "normalità".
Anche sul Sole siè assistito ad un aumento della attività solare con una intensificazione delle macchie solari. Ciò si è avuto a partire dalla primavera-estate del 2000, ossia con un ritardo maggiore di quello sulla Terra. Durante tale periodo si è registrata una intensificazione delle esplosioni superficiali ("flares") con un aumento della temperatura superficiale e un irraggiamento superiore alla media.
Quando arriva un'onda gravitazionale il nucleo della Terra subisce una brusca frenata provocando lo slittamento verso Est del mantello. Lo slittamento è massimo all'equatore ed è tanto minore quanto più ci si avvicina ai poli. A causa di questo slittamento vengono prodotti due fenomeni molto importanti.
Il primo fenomeno è quello delle scosse sismiche. Durante il fronte di salita dell'onda si verificano terremoti che avvengono quasi simultaneamente su tutta la fascia equatoriale della Terra, mentre ai poli dove non accade, in pratica, nulla o quasi. Il fenomeno, si innesca quando l'onda inizia a salire e dura per tutto il tempo di durata dell'onda stessa. Il secondo di questi fenomeni consiste nella riattivazione di tutti quei vulcani che si trovano in fase quiescente. Questo secondo fenomeno si osserva con qualche mese di ritardo dall'arrivo dell'onda.
La riattivazione dei vulcani è una conseguenza del riscaldamento subito dalla Terra per l'attrito che si genera tra il nucleo ed il mantello durante lo slittamento. L'intensificazione dell'attività vulcanica dipende dalla diffusione del calore verso la superficie e, pertanto, inizia con ritardo rispetto all'arrivo dell'onda (non si può dire altrettanto per questi vulcani che come il Vesuvio sono apparentemente inattivi per cui, per scuotere questi vulcani occorrono onde particolarmente intense (e, quindi, anche piuttosto rare) e la loro attività eruttiva inizierebbe all'improvviso, probabilmente con una esplosione iniziale che potrebbe essere contemporanea con quella tellurica). Inoltre, con l'arrivo dell'onda gravitazionale sulla Terra verrebbero prodotti altri due fenomeni rilevanti
il rallentamento della rotazione della Terra intorno al proprio asse;
lo spostamento dell'asse magnetico terrestre.
Il rallentamento temporaneo del nucleo della Terra (o del Sole) è prodotto dalla interazione dell'onda gravitazionale con il campo magnetico. Si tratta di un fenomeno che noi osserviamo molto bene da alcuni anni anche con il nostro sensore magnetico. Riguardo questa interazione possiamo dire, più precisamente, che:
le onde gravitazionali interagiscono con i campi magnetici attraverso la variazione della permeabilità magnetica del "vuoto");
le forze che si esercitano sui corpi investiti da un'onda gravitazionale dipendono dalla velocità di variazione (derivata rispetto al tempo) del segnale che viene registrato dal nostro rivelatore (velocità della luce).
L'impatto delle onde gravitazionali con il Sole è analogo a quello con la Terra ma avviene con una intensità maggiore a causa del suo campo magnetico più elevato (circa 10 mila volte superiore). Inoltre, sappiamo che il Sole possiede un conducibilità elettrica molto più elevata per cui il riscaldamento prodotto sarebbe di gran lunga più elevato. Inoltre, la maggiore massa e la presenza del forte campo magnetico ne ostacolano la sua diffusione verso la superficie, per cui gli effetti risultano visibili in tempi più lunghi (1 anno e oltre).
Dal confronto tra l'andamento del segnale registrata da rivelatore e la radianza del Sole registrata con l'apparato VIRGO installato a bordo del satellite SOHO (dati disponibili sul sito <ftp://ftp.pmodwrc.ch/pub/data/irradiance/virgo>). emerge molto chiaramente che il segnale del rivelatore risulta in anticipo di circa 3 mesi rispetto alla radianza solare.
Sugli altri pianeti del Sistema Solare che possiedono un campo magnetico abbastanza intenso si avrebbero fenomeni del tutto analoghi a quelli che si osservano sulla Terra. Su Giove, ad esempio, i fenomeni sono molto più intensi anche a causa della sua più elevata velocità di rotazione. Sugli altri corpi celesti che, come la Luna, non possiedono un campo magnetico le onde gravitazionali non producono alcun effetto.
Dopo oltre 10 anni di registrazioni possiamo senz'altro affermare che la distribuzione temporale delle onde gravitazionali che ci investe è del tutto casuale, con periodi di intensa "attività gravitazionale" intervallate da periodi di stasi. Ai ai periodi di scarsa attività gravitazionale corrisponderebbero altrettanti periodi di freddo più o meno intenso e scarsa attività solare (bassi numeri di Wolf). Anche le attività telluriche/vulcaniche in tali periodi sarebbero molto ridotte.
Periodi ben noti di freddo intenso e scarsa attività solare, quali quello avutosi tra il 1650 e il 1750 (periodo di Maunder) e tra il 1800 e il 1850 (periodo di Dalton) sarebbero coincisi con periodi di bassa "attività gravitazionale". Periodi di caldo particolarmente intenso quale quello avutosi dopo l'anno 1000 e durato per quasi due secoli, sarebbero coincisi, invece, con periodi di "attività gravitazionale" piuttosto intensa.
Anche la scomparsa di alcune civiltà importanti del passato (e.g. quella dei Maya poco prima dell'anno 1000 a seguito di una grande siccità) potrebbero essere coincise con a periodi di bassa "attività gravitazionale", con freddo intenso e, quindi, scarsa piovosità.
E' stato scoperto di recente che alcune delle grandi estinzioni di massa che si sono avute nel passato sulla Terra sono state accompagnate da un'intensa attività vulcanica durata a lungo che renderebbe meno credibile l'ipotesi dell'impatto di un meteorite. Che possa essere stata, invece, una serie di onde gravitazionali di intensità molto elevata, prodotte da collassi cosmici avvenuti vicino a noi, la causa principale è una cosa da prendere in seria considerazione.
Al passaggio di un'onda gravitazionale, in quei corpi celesti che hanno un intenso campo magnetico (e una resistività elettrica molto bassa) il calore prodotto al loro interno sarebbe notevole e tale da provocare un sensibile squilibrio nel bilancio di energia del corpo celeste stesso. Sul Sole, a questo squilibrio tra le reazioni termonucleari e l'energia elettromagnetica emessa oggi è stato dato il nome di "problema" dei neutrini (mancanti). Tale "problema", quindi, non esiste in quanto l'eccesso di energia emessa con la radiazione elettromagnetica sarebbe causato dal riscaldamento prodotto dall'interazione con le onde gravitazionali.
Ciò vale anche per altri pianeti del Sistema Solare quali Giove, Saturno o Nettuno che, come è ben noto, emettono molta più energia di quella che ricevono per irraggiamento dal Sole (Giove emette circa il doppio, Saturno circa il triplo, etc...). Sulla Terra il calore generato dal passaggio delle onde gravitazionali è la causa principale dello stato di fusione del mantello e della parte esterna nucleo e non sarebbe, come qualcuno ancora oggi sostiene, l'effetto della radioattività residua ancora presente al suo interno!

 

Conseguenze per la Cosmologia.

Le informazioni che ci giungono attraverso le onde gravitazionali ci mostrano un Universo molto diverso da quello che ci viene proposto oggi (Big-Bang) e che si basa, essenzialmente, sulle sole informazioni che ci giungono attraverso le onde elettromagnetiche.
L'analisi dei grafici dal 1994 fino ad oggi ci ha fatto scoprire un insieme di fenomeni completamente nuovi che avvengono nell'Universo, fra cui l'esistenza di particolari Quasar a Nucleo Multiplo (QNM), supermassicci, che ne caratterizzano il funzionamento. Si tratta di oggetti celesti formati da un elevato numero di nuclei (fino a qualche decina) che orbitano strettamente l'uno intorno all'altro come fanno le stelle di un ammasso globulare compatto. Questi oggetti celesti non vanno confusi con i comuni quasar che si trovano al centro di alcune galassie di grandi dimensioni e di cui i Nuclei Galattici Attivi (AGN) ne rappresentano la fase iniziale di formazione.
Questi particolari QNM abitano i centri degli ammassi di galassie e a causa della loro elevatissima massa gravitazionale agiscono come dei potentissimi attrattori gravitazionali aspirando, letteralmente, tutta la materia che si trova nelle loro vicinanze, galassie comprese. Il raggio effettivo di ciascun nucleo sarebbe di 1- 2 giorni-luce, mentre massa si aggirerebbe intorno al miliardo di masse solari. Le dimensioni complessive di un QNM risulterebbero pari a circa 1.5 mesi-luce di raggio medio.
E' possibile conciliare i fenomeni osservati con le teorie più accreditate sul funzionamento dell'Universo? Siamo, ormai, convinti che questa conciliazione NON SIA POSSIBILE. Si osservano molto chiaramente eventi che sono avvenuti 50-100 miliardi di anni fa ed i cui protagonisti (ossia i nuclei del QNM) erano già di per sé vecchi. E tutto questo non può essere in accordo con un Universo formatosi per la prima volta 13.7 miliardi di anni fa!

 


Conseguenze per la Fisica.


È stato possibile fornire una spiegazione semplice e soddisfacente del comportamento del nostro rivelatore solo rigettando alcune idee che oggi sono alla base della Fisica. Più precisamente, i punti fondamentali di questa spiegazione sono i seguenti.
Occorre rinunciare all'idea di uno spazio "vuoto" ed ammettere la esistenza di uno spazio "fisico" che si comporta come un qualsiasi dielettrico in presenza di un campo elettrico e le cui caratteristiche fisiche (costante dielettrica, permeabilità magnetica, velocità della luce, indice di rifrazione, etc...) variano in modo sensibile con la sua densità.
La gravità è rappresentata dall'addensamento dello spazio prodotto intorno a sé dalla materia.
Le dimensioni fisiche dei corpi variano al variare della densità dello spazio.
Le variazioni dell'energia con cui gli elettroni colpiscono l'anodo del tubo a vuoto sono dovute alle variazioni della carica elettrica (degli elettroni e dei protoni) prodotte dalle variazioni della costante dielettrica dello spazio.
Così facendo, risulta che il segnale in Volt che registra il nostro rivelatore risulta direttamente proporzionale alle variazioni della velocità della luce prodotte all'arrivo delle Onde Gravitazionali.
Secondo la Fisica di oggi, il comportamento degli interferometri viene spiegato in termini di velocità della luce costante e ciò comporta, come conseguenza, la necessità di fare variare gli orologi che vengono immersi in un campo gravitazionale (redshift gravitazionale). Ad oggi, non ci sono segni evidenti della esistenza del redshift gravitazionale. Si pensi, ad esempio alla luce emessa da quegli oggetti celesti che si trovano oltre gli ammassi di galassie e la cui immagine viene deformata dall'intenso campo gravitazionale di quest'ultimi. Ebbene, per questi oggetti non si nota alcuna variazione di frequenza (colore) della luce che le attraversa.
L'interferometro è lo strumento che meglio di qualunque altro mette a confronto diretto la velocità della luce con le dimensioni fisiche dei corpi pertanto, al variare del campo gravitazionale è possibile verificare con molta precisione il numero di onde contenute in una ben determinata lunghezza. La nuova interpretazione da noi data del comportamento dell'interferometro in termini di velocità della luce variabile, con la velocità della luce direttamente proporzionale alle dimensioni fisiche lineari dei corpi, ci indica che un'onda elettromagnetica, nell'attraversare un campo gravitazionale, non subisce variazioni di frequenza.
L'esperimento di Michelson e Morley con l'interferometro, effettuato alla fine del XIX secolo e la cui interpretazione in termini di velocità della luce costante aveva decretato la morte dello spazio-etere di Faraday e Maxwell, qui con la nuova interpretazione in termini di velocità della luce variabile diventa una delle prove più evidenti della sua esistenza!
La spiegazione da noi data al ``rompicapo" del rivelatore ci ha permesso anche di individuare il legame che esiste tra Campo Elettrico, Campo Magnetico e Campo Gravitazionale, con lo spazio "fisico" che diventa il "mediatore" (ossia, il mezzo di comunicazione) tra queste tre forze fondamentali della Natura per le quali non è più necessaria una loro spiegazione in termini di "azione-a-distanza".
Il legame tra la Gravità ed Elettromagnetismo passa attraverso la variazione delle proprietà dello spazio "fisico" (costante dielettrica, permeabilità magnetica, indice di rifrazione, etc...) prodotte dal campo gravitazionale. E più semplicemente:
Gravità > Velocità della luce > Elettromagnetismo
E questa è, se volete, la ragione principale per cui la Teoria della Relatività nonè stata in grado di stabilire questo legame!

L'Elettromagnetismo è compatibile con una velocità della luce variabile? La risposta è affermativa: tutto ciò che occorre è oltre alle dimensioni fisiche dei corpi anche la carica elettrica deve variare in proporzione diretta con la velocità della luce.
Che ne è della ben nota relazione di Einstein Delta E = Delta m c^2 se la velocità della luce non è più costante? Abbiamo potuto verificare che in un campo gravitazionale risulta molto più utile la relazione Delta E = m Delta c^2 a condizione di dare un significato più adeguato alla "massa" m che vi compare.

Che ne è della Massa gravitazionale? E' ben noto che la Legge della Gravitazione Universale di Newton non funziona correttamente sulle grandi distanze (e.g. galattiche). Di recente, anche per distanze molto inferiori, quali quelle del Sistema Solare, si sono verificate delle deviazioni (si veda, ad esempio, la decelerazione "anomala" subita dalle sonde Pioneer 10 e 11 nell'allontanarsi dal sistema solare "vedono" la massa del Sole crescere progressivamente). Inoltre, per il funzionamento dell'Universo secondo il Big-Bang occorrono masse gravitazionali ben superiori a quelle presenti con la materia "luminosa".
Per ovviare a questa, ormai evidente, "mancanza" di massa è stata da molti ipotizzata la presenza nell'Universo di Materia "oscura". Con l'esistenza dello "spazio fisico" il problema di questa massa gravitazionale mancante non avrebbe più ragione di esistere, in quanto la Materia "oscura" altro non sarebbe che l'addensamento dello spazio "fisico" che la materia produce intorno a sé e che ai fini gravitazionali si comporta come materia effettiva.
E', ormai, ben noto come gli attuali modelli cosmologici (Big-Bang) non siano in grado di spiegare l'espansione (continua) dell'Universo, la quale avrebbe bisogno di ingenti quantità di energia gravitazionale "negativa". Con l'esistenza dello spazio "fisico" anche il problema della Energia "oscura" verrebbe superato e l'espansione dell'Universo sarebbe prodotta dal "rilascio" dello spazio "addensato" intorno ai QNM che si avrebbe a seguito dei collassi e che genera le onde gravitazionali a forma di "forchette" registrate molto bene dal nostro rivelatore.

Conclusioni.


Oggi sono in molti a pensare che la scoperta delle Onde Gravitazionali avrà profonde conseguenze sia nella Fisica che nella Cosmologia. Gli sforzi, che si stanno facendo in questa direzione ne sono la testimonianza più evidente. Ma, come possiamo pretendere di cogliere questo cambiamento se continuiamo a rimanere "aggrappati" agli attuali Principi della Fisica, rigettando "a priori" tutto ciò che è in contraddizione con essi? A quale rinnovamento del pensiero possiamo pensare di partecipare se continuiamo a tenerci ben stretti modelli cosmologici "tolemaici" come il Big-Bang il quale, ogni giorno che passa, viene sempre di più messo in difficoltà dalle eccezionali riprese fotografiche effettuate dal telescopio spaziale Hubble?
La situazione nella quale ci troviamo oggi è, per molti aspetti, simile a quella che doveva esistere ai tempi di Galileo e Copernico. Anche a quel tempo le sempre più frequenti e accurate osservazioni celesti fatti con i cannochiali da poco inventati costringevano a tanto ardite quanto arbitrarie complicazioni del modello cosmologico in voga a quel tempo. Complicazioni che furono risolte in modo brillante da Galileo e Copernico facendo (semplicemente!) ruotare la Terra intorno al Sole.


Roma, 18 Ottobre 2005
Ulteriori approfondimenti in:
www.omirp.it

Ringraziamo l'amico Paolo Manzelli e l'Associazione Egocreanet. Per loro tramite siamo entrati in contatto con questi Autori, il loro sito ed il loro importante lavoro.